RetroNerd #5 – Chrono Trigger

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Di Redazione Metropolitan

Ci sono dei videogiochi che sono rimasti nel cuore di molti appassionati e che in un certo verso hanno fatto la storia del loro tempo. Pensate al fatto che purtroppo il tempo passa, e con il suo passaggio, il progresso tecnologico aumenta. I videogiochi sono un fenomeno davvero recente, molto più “nuovo” di altre opere d’intrattenimento. Eppure, pensate a quanti titoli si sono susseguiti nel corso di questi anni e pensate all’innovazione che questi hanno portato. Eppure io, da videogiocatrice incallita, ho sempre cercato, andando indietro nel tempo, quali fossero i titoli che ci hanno permesso di essere qui, oggi.
Come avrete notato, spesso utilizzo la parola “tempo”.

La parola Crono, dal greco khrònos, “tempo” è la parola centrale di questa e della prossima rubrica di RetroNerd dedicata a due storici JRPG targati Square: Chrono Trigger e Chrono Cross.

Chrono Trigger: a spasso tra passato, presente e futuro

In questa sede, sarò lieta di presentarvi il primo capitolo di questa serie: Chrono Trigger, uscito originariamente per Super Nintendo nel 1995.

Chrono Trigger uscì per l’allora Squaresoft a metà ’95 e fu prodotto da quello che è considerato dagli esperti e appassionati il famoso “Dream Team” che unì due software house all’epoca competitor nell’ambito dei videogiochi di ruolo: Squaresoft ed Enix (poi unificate nel 2004).

Il cosiddetto Dream Team era composto da personalità d’eccezione che, sicuramente, avrete sentito nominare almeno una volta: Hironobu Sakaguchi, autore della fortunata saga di Final Fantasy, Yuji Horii, game designer e produttore di Dragon Quest di Enix; e il character design curato dal tratto inconfondibile del celebre Akira Toriyama, papà di Dragon Ball entrato nell’Olimpo delle illustrazioni dedicate al mondo dei videogiochi grazie alla sua prolifica collaborazione con Dragon Quest, con cui collabora ancora oggi. Per completare il “Dream Team”, alla scrittura Masato Kato, che curò successivamente gli altrettanto fortunati Ninja Gaiden, Final Fantasy VII, Xenogears, e il mmorpg Final Fantasy XI, e la colonna sonora scritta a quattro mani dai compositori Yasunori Mitsuda e Nobuo Uematsu.

Crono in azione. fonte: web

Insomma, chi conduce i lavori di Chrono Trigger è un team di tutto rispetto che ha dato spessore e prestigio al nuovo JRPG per Super Nintendo. Ma scopriamo nel dettaglio la trama di questo classico “senza tempo”.

Chrono Trigger, come suggerisce il suo titolo, parla dei viaggi nel tempo. Combina caratteristiche tipiche dei videogiochi di ruolo giapponesi di primi anni Novanta, come la formula “Damsel in Distress” e l’uso di un protagonista principale silenzioso, ma basta una manciata di ore nella storia per capire che la trama risulta più complessa di quella che all’inizio può sembrare.

Il gioco inizia durante l’anno Mille; il nostro protagonista si chiama Crono e ha degli stravaganti capelli a punta rossi. Accompagnerà la sua amica d’infanzia Lucca, ragazzina geek appassionata di robotica, ad una fiera di paese in cui dovrà presentare il suo ultimo lavoro, un “Telepod”, marchingegno sofisticato in grado di teletrasportare la persona che lo utilizza. Durante l’esplorazione della fiera, Crono si scontrerà con una bella ragazza con una lunga coda di cavallo. Nello scontro, la ragazza – di nome Marle – perderà un pendente che raccoglierà Crono e glielo porgerà, fanno amicizia e decidono di visitare insieme la fiera espositiva. Ansiosa di provare l’invenzione di Lucca, Marle salirà sul Telepod insieme a Crono ma, se il teletrasporto di quest’ultimo funziona, non si può dire lo stesso di quello di Marie che scomparirà e verrà inghiottita in un portale. L’unica cosa che rimane di lei è il pendente.

Marle, prima di salire sul telepod, nella versione italiana del gioco. fonte: web

Con spirito indomito, da vero eroe di un’avventura fantastica, Crono non ci penserà su due volte e – con il pendente di Marie tra le mani – ritornerà sul Telepod venendo inghiottito nel portale che lo condurrà… a quattrocento anni prima.

E’ così che inizia l’avventura di Crono e compagni tra le varie epoche che saranno i vari scenari che vanno ad arricchire la complessa lore di Chrono Trigger. Crono, Lucca e Marle troveranno altri compagni di viaggio ognuno proveniente da epoche diverse e – quindi, con diverso background. Le ere esplorabili, tramite portali o tramite la macchina del tempo “Epoch” sono sei: l’era Preistorica, l’Era Oscura, il Medioevo (la prima era in cui viaggeremo), il Presente di Crono, il Futuro, l’Apocalisse che non sarà un’era esplorabile ma disponibile solo per lo scontro finale con il villain del gioco e la Fine del Tempo, una dimensione in cui convergono tutte le ere visitate, un po’ come la Compressione Temporale di Final Fantasy VIII, in cui passato, presente e futuro si uniscono.

Il villain principale della storia è Lavoc, un parassita alieno arrivato sulla terra in epoca Preoistorica e il suo scopo è distruggere il pianeta Terra, come farà nell’era dell’Apocalisse. L’obiettivo di Lavoc è far evolvere gli esseri umani per poi mietere il loro DNA. Tramite il DNA, Lavoc può evolversi in una forma più umanoide abbandonando la sua corazza aliena; immaginate Cell di Dragon Ball, che si ciba per altre persone con l’obiettivo di assomigliare – o addirittura evolversi – ad un essere umano perfetto ed invincibile.

Il party di Chrono Trigger. fonte: web

Queste sfumature nella trama, senz’altro complessa ed accurata, ci mostrano come Chrono Trigger fosse molto più avanti nel suo tempo in termini di maturità e accuratezza storica (sottolineo, della sua storia). La creazione minuziosa di ogni epoca e dei suoi relativi personaggi rende il party davvero variegato in cui ognuno ha visioni diverse del mondo in base alla cultura che hanno assimilato a seconda del periodo storico in cui sono vissuti. Inoltre, è doveroso aggiungere che Chrono Trigger presenta una verve comica tipica dei videogiochi del tempo, come in Monkey Island, utile per alleggerire gli eventi di gioco e far strappare un sorriso al videogiocatore nel corso dell’avventura.

Ma non è tutto qui. La grande particolarità di Chrono Trigger è da ricercare anche nel suo gameplay: il gioco presenta il classico combattimento a turni in cui ogni personaggio può utilizzare varie mosse per formare delle combo devastanti, caratteristica all’epoca abbastanza innovativa; è proprio l’uso delle combo e delle loro combinazioni che rende più variegato lo scontro e il necessario utilizzo di tutti i personaggi nel roster poiché ognuno di loro può essere fondamentale per questa caratteristica. In più, l’altra innovazione per un prodotto di metà anni Novanta, era l’assenza degli scontri casuali e i combattimenti che avvenivano nella mappa di gioco. Mi spiego: in Final Fantasy, uno scontro casuale avveniva con la classica musichetta che tutti conosciamo e un breve effetto visivo che “trasportava” i nostri personaggi sul campo di battaglia; in Chrono Trigger invece, una volta incontrato il nemico, gli sprite dei personaggi si posizionano automaticamente in battaglia, per poi riprendere a scontro finito la propria esplorazione, senza alcun caricamento.

Il combat system di Chrono Trigger si svolge sulla mappa, come vedete i nostri eroi accerchiano i tre simil-orchi sul campo di battaglia. In basso lo slot di comandi, Attacco, Combo e Oggetti. E poi i consueti HP/MP. Fonte:web

Gli ambienti di gioco sono ricchi di dettagli e all’avanguardia, ricreati tramite pixel dai bozzetti dei disegnatori e dal character design dettagliatissimo di Akira Toriyama. I colori adottati nelle ambientazioni rispettano fedelmente il periodo storico e il contesto di riferimento, la fiera espositiva che illustreremo all’inizio del gioco è un tripudio di colori, elementi, personaggi NPC davvero sbalorditivo per l’epoca.

L’unica pecca, se possiamo considerarla tale, è la longevità di Chrono Trigger che va dalle 20 alle 25 ore di gioco. Per ovviare questo, il Dream Team capeggiato da Sakaguchi e Horii creò un sistema efficace per ampliare in maniera esponenziale la rigiocabilità del titolo: implementarono ben 13 finali differenti. Questo era dovuto al fatto che in Chrono Trigger possiamo sconvolgere il corso degli eventi, manipolando il tempo stesso, utilizzando varie scelte di dialogo o affrontando Lavos in varie epoche.

Chrono Trigger ha ben due sequel spirituali: Radical Dreamer, una visual novel che si rifà alle vecchie avventure testuali in cui il videogiocatore deve limitarsi a leggere, scegliere cosa rispondere e guidare le scelte del protagonista Serge nei combattimenti. Radical Dream è un cosiddetto gaiden, termine giapponese molto in voga nell’universo degli anime e manga che indica un prodotto “spin-off”, una storia alternativa o solitamente non canonica ai fini della trama del prodotto a cui è legata. Radical Dreamer poteva essere giocato come add-on di Satelliteview per i sistemi Super Famicom giapponesi e poteva essere acquistato nel grande sottobosco di prodotti Satelliteview ad Akihabara, quartiere dell’elettronica di Tokyo. In parole povere, erano gli antenati degli odierni DLC.

I “Radical Dreamers” capeggiati da Serge nel sequel spirituale di Chrono Trigger, Chrono Cross uscito nel 1999 per PSX senza il supporto dello storico “Dream Team” alla regia.

Radical Dreamer non è da considerare un semplice spin-off poiché ispirò il futuro Chrono Cross, sequel spirituale che presenta solo una piccola parte del glorioso Dream Team di Trigger: lo scrittore Masato Kato e il compositore Yasunori Mitsuda che ha curato la colonna sonora ed è considerato, forse, il suo lavoro migliore. Chrono Cross sarà oggetto di approfondimento per la prossima rubrica InfoNerd #6 di venerdì prossimo! Non mancatelo!

Per ultimo, è doveroso fare cenno alle diverse versioni di Chrono Trigger sul mercato, oltre alla sua edizione principale per SNES del 1995, il videogioco uscì in “bundle” con Final Fantasy VI per Playstation e successivamente, nel 2008, per Nintendo DS in versione ampliata. La stessa versione DS è stata riproposta, stavolta con traduzione italiana, per i dispositivi mobili Android e iOS e per Steam.

Vi consiglio vivamente di recuperare questa pietra miliare dei JRPG e della storia dei retrogame in generale, in quanto vale davvero la pena.

Grazie a tutti, al prossimo appuntamento con RetroNerd!

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