Sempre alla continua conoscenza dei protagonisti della nostra Superlega, scoprendo coloro che non sempre sono sotto la luce dei riflettori, ma che comunque rivestono una fondamentale importanza nell’economia della propria squadra: oggi incontriamo il libero della Vero Volley Monza, Riccardo Goi.
Riccardo Goi e i suoi inizi
Riccardo Goi, nato nella provincia mantovana, a Viadana nel 1992, 174 cm di altezza, ha mosso i suoi passi pallavolistici nel settore giovanile della Gabeca Pallavolo Montichiari, poi trasferitasi a Monza come sede, e non ancora maggiorenne, viene aggregato alla prima squadra in serie A1. Nel 2010 va a giocare in A2, a Reggio Emilia, dove resta tre anni prima di andare in riva all’Adriatico, a Ravenna per rimanerci sei stagioni, tutte nella massima serie e vincere con i giallorossi una Challenge Cup nel 2018.
Riccardo ha giocato questa stagione nella Vero Volley Monza, sempre con il suo fedele nr 10 sulle spalle e continuando a dare il suo enorme contributo anche ai brianzoli, in una continua e costante crescita tecnica, rivelandosi come uno degli elementi più interessanti del campionato nel ruolo e meritevole anche della nomina come MVP in qualche incontro.
Dinamicità, reattività, ordine e senso della posizione le sue doti migliori, messe a puntino dai suoi ultimi allenatori nella città romagnola, quali Kantor, Soli e Bonitta per poi tornare, voluto fortemente, nuovamente alla corte di Soli in questa stagione.
Le sue parole
Scopriamo le parole del giovane libero di Monza.
Ciao Riccardo, tu hai sempre giocato libero oppure, come molti, hai iniziato in un altro ruolo per poi trasformarti in quello attuale?
Nelle giovanili ero schiacciatore, poi dopo la Under 16 sono passato direttamente a giocare libero.
Sei cresciuto nelle giovanili della Gabeca, storica e bella società, all’ombra di personaggi meravigliosi quali Posthuma, Zoodsma, De Giorgi e soprattutto della straordinaria passione di patron Gabeca.
Esattamente, era un ambiente stupendo, anche il paese non molto grande, aiutava a lavorare benissimo, senza pressioni o distrazioni particolari. Parlando poi un po’ con tante persone conosciute negli anni, mi raccontavano delle cose belle, organizzati benissimo, tutti coinvolti dalla straordinaria passione del presidente.
Ravenna la sua isola felice
Poi il passaggio prima a Reggio Emilia poi a Ravenna dove sei rimasto per sei lunghi anni, tanti mi viene da dire.
Già, sei anni, tanti, mi sono trovato veramente bene. Quando sono arrivato avevo davanti un fenomeno del ruolo, Bari, ed abbiamo iniziato ad alternarci nella ricezione e in difesa. Andando via lui, ho fatto altri tre anni come primo libero per poi trasferirmi la scorsa estate a Monza.
Richiesto volutamente, immagino, da Fabio Soli con il quale avevi già lavorato.
Esattamente, già lo avevo avuto a Ravenna e poi quest’anno mi ha chiamato e sono andato molto volentieri.
Non sei mai stato sotto la luce dei riflettori, anche se le tue performances sono spesso state di alto livello, nonostante la giovane età.
Mah, giovane insomma, ho 28 anni, per la pallavolo non sono pochi, gioco ora con ragazzi del 2000 ma ho voglia di divertirmi e giocare ancora per molto tempo.
Una buona stagione
Hai disputato comunque una bella stagione.
Si non posso lamentarmi, mi spiace per esserci fermati, ci stavamo riprendendo bene, eravamo lì per entrare nei playoff e ci tenevamo davvero tanto, peccato perché avrebbe cambiato di molto la nostra stagione.
Ci spieghi come mai nonostante la squadra fosse composta da giocatori forti e di spessore, ha faticato molto quest’anno ad esprimersi su alti livelli.
E’ vero, all’inizio abbiamo faticato non poco e la cosa ci ha reso un po’ nervosi, non eravamo tranquillissimi. Poi abbiamo ingranato bene alcune partite e le cose sono andate decisamente meglio, ora anche nel finale di stagione avevamo in calendario partite abbordabili, tolta Civitanova, nella quale ce la potevamo giocare e portare a casa punti importanti. Per i playoff, rivalutando tutta la stagione. Entrare nei playoff è sempre un buon risultato, ce la saremmo giocata.
Senti Riccardo, anche tu come molti ti dedichi al beach volley in estate?
No no, gioco così tra amici quando torno a Ravenna ma nulla di più.
Cosa ti lega al tuo numero 10 che hai sulla maglia, c’è qualche significato particolare oppure no?
Non ha un significato particolare, l’ho sempre avuto sin da Ravenna e allora l’ho tenuto.
I suoi hobby
Parlaci di Riccardo fuori dal campo, se studi, i tuoi hobby, un po’ di te.
No, non studio, mi sono laureato in Economia Aziendale due anni fa e ne sono molto contento, mi sarebbe piaciuto fare la Magistrale, magari la farò, non so. La pallavolo mi prende molto tempo ed essendo comunque lo studio un bell’impegno, vorrei viverlo per bene, vedremo cosa deciderò in futuro.
Una delle cose che mi piace moltissimo è viaggiare, scoprire posti nuovi, ultimamente è la lettura il mio amore, mi ha preso davvero molto, infine seguo altri sport, basket in particolare. Mi piace.
E’ quello che intendi fare dopo il volley o desideri rimanere nel movimento?
Ancora non lo so, mi piacerebbe non uscire, ma nello sport in genere. Sin da piccolo lo sport è stato parte integrante e fondamentale della mia vita, sono anche disposto a cambiare ambito, sia riguardo a quello che ho studiato, sia al tipo di sport che al livello nello specifico. Lo sport per me non è solo serie A, anzi, mi piacerebbe, non so in quale veste o come, ma rimanere sempre nello sport questo è il mio desiderio.
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