“Io sono Ermanno, detto anche Batacchio, poi ti spiego perché…”. “Non c’è bisogno grazie…”. E’ solo un inizio, ma racconta già tutto del film stasera in tv: “Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande“. Il sole caliente, la spiaggia, e le imperdibili note di una colonna sonora.

Seguendo riti antichi, pizza, prosciutto e fichi, per quanto vada male c’è sempre da mangiare, e l’ultima canzone la lascio nel bicchiere..c’è sempre un’occasione per vendere il sedere..”. Cantava così Mariano Detto, senza censure. Con quel briciolo d’irriverenza e sfrontatezza, che faceva di un cantante un artista. La sigla del film, stasera in tv detta memorie: “Non rincorrono miti… ma pizza, prosciutto e fichi..”. A soli due anni di distanza da “Zucchero, miele e peperoncino“, il regista Sergio Martino ripropone lo schema e gli attori della pellicola cult del 1980. Tre gli episodi, in “Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande“, che hanno in comune la conclusione nelle aule di un tribunale. ‘Un giorno in pretura’ sessione estiva. Dove i vacanzieri protagonisti, si ritrovano imputati. Dovranno abbandonare remi, costumi, canotti, e convincere della loro presunta innocenza, il giudice Pippo Santonastaso. Una toga ossessionata da spifferi e raffreddori anche d’estate.

‘Estate’.. in mutande

Uno scialet, o una baita? No, una casa prefabbricata che troverà la sua sistemazione in riva al mare. Il sogno proibito sulla spiaggia, è in realtà una baracca abusiva. Trasportata in pezzi da assemblare, sul tetto dell’auto; tra materassi, accrocchi e quanto poteva esservi legato sopra. Alla guida Pippo Franco, Cesare Domenichini, con il compito di portare la famiglia in vacanza. Dalla 128 azzurra si alza il grido, che dovrebbe somigliare ad un canto, “Tutti al mare..”. Stessa spiaggia, stesso mare anche per Batacchio: il suo nome Ermanno, è rimasto solo all’anagrafe. Lui, superdotato in un gruppo di nudisti. Per non imbattersi nell’avvenente comitiva, il pudico Cesare, denominato “Chiappi chiaro” dai disinvolti vicini, con i figli piccoli si alza prestissimo: “Maria, precisiamo: il normale sono io, quelle sono malattie..”. E, soltanto un malato grave, lo zio diabetico Gianni Zullo, ospite dentro casa, torna ‘utilissimo’ in queste ferie, prrché eviterà la crudele demolizione del fabbricato. Arriveranno i vigili a calmare la ciurma nuda invasata: “Li sbatto tutti in galera… a cominciare da quella puttana”. “Ma veramente quella è mia moglie“, replica timidamente Pippo Franco.

Mario Zamboni, è Lino Banfi, protagonista della seconda avventura. Un industriale con la parlata pugliese, in vacanza a Livorno con i familiari. Moglie e figlia, accompagnati da un ammiraglio in pensione. Alloggiano al Grand Hotel Palazzo in Viale Italia 195 a Livorno. Zamboni durante una cena si invaghirà di una ricca tedesca Frau Kruppe. E non si accorge che è una truffatrice italiana, che spaccia soldi falsi. Senta, Marlene Dietrich… e anche Davantich...”, dirà Lino dal ‘tavoliere pugliese’. A me, mi chiamavano il terrone del Tavolo verde, perché a carte li batteva tutti. Mentre il cane che si vede nell’episodio sembra essere lo stesso de “LA CASA STREGATA” e “GRANDI MAGAZZINI”.  

Vacanze strette..

Alberto Del Pra, è Renato Pozzetto, nel terzo ed ultimo filmato. Proprietario di un cantiere navale sull’orlo del fallimento. Ma sarà la commissione di uno yacht, da parte di un arabo milionario, a sollevare animi ed impresa. Gli operai nel cantiere (che si trova a Fiumicino, Roma), fanno finta di lavorare di gran lena per nascondere le condizioni precarie dell’azienda. Tra loro un giovane Maurizio Mattioli. Un’unica postilla nel contratto d’acquisto: una notte da trascorrere con la moglie dell’impresario, Edwige Fenech. Ma il culo non è una postilla!“. Giunti al palazzo dell’emiro, (la villa stile arabo è la stessa di “Taxi girl” e “Occhio malocchio prezzemolo e finocchio“, situata in Via Nettunense Vecchia Frattocchie, frazione di Marino a Roma), entrambi i coniugi rassegnati ad accettare, scopriranno l’omosessualità del nababbo. Le cui 12 mogli sono travestiti, e il suo oggetto del desiderio è, in realtà, Pozzetto, l’armatore stesso.

Tutto regge in una commedia stile anni ’80. Con il tormentone dell’epoca: la combinazione imbarazzante della nudità, comicità e natura solare. Dall’effetto spirituale ed arcano sul buonumore, tenuto su, come un elastico in vita.

Federica De Candia per Metropolitan magazine Instagram, MMI e Metropolitan Cinema