Arthur Rimbaud, il poeta maledetto fra occultismo e confusione dei sensi

P. Verlaine e A.Rimbaud - Photo Credits: passaggilenti.com
P. Verlaine e A.Rimbaud – Photo Credits: passaggilenti.com

Arthur Rimbaud, il poeta francese simbolo ed emblema dell’ artista maledetto, esponente della trasformazione linguistica nella nuova poesia moderna.

Arthur Rimbaud: un lungo peregrinare vagabondo

Nasce in Francia il 20 ottobre 1854, da una famiglia borghese. Il giovane Rimbaud cresce senza una figura paterna e privo, anche, dell’affetto della madre, donna poco liberale e legata eccessivamente alla religiosità. L’abbandono del padre condanna la famiglia ad una vita di stenti e di miseria. Educato secondo gli schemi tradizionali, si distinse precocemente per la sua genialità letteraria componendo versi già all’età di dieci anni, supportato da un maestro locale. A sedici anni inizia ad albergare in Rimbaud la propria inclinazione selvaggia che lo porta ad abbandonare la vita tranquilla che gli era stata preparata. Scappa di casa ripetutamente, dirigendosi dapprima verso Parigi.

Arthur Rimbaud - Photo Credits: theculturetrip.com
Arthur Rimbaud – Photo Credits: theculturetrip.com

E’ il 1860, data in cui il poeta inizia la stesura del suo primo componimento. In questo suo lungo peregrinare vagabondo, che lo portò lontanissimo da casa, attraversò esperienze di ogni genere: droga, alcool, e anche il carcere. Viaggiò a piedi per gran parte della Francia facendo vita di strada. Fu allora che iniziò a leggere quelli che, al tempo, furono considerati poeti immorali: Baudelaire e Verlaine. Con Verlaine, ebbe una estenuante e tormentata storia d’amore; talmente lacerante che nell’estate del 1873, il poeta in stato di ubriachezza ferì Rimbaud ad un polso. Tuttavia l’influenza predominante gli fu data da Baudelaire.

La passione per l’occultismo e l’alchimia

Arthur Rimbaud fu un assiduo divoratore di libri di alchimia ed occultismo, tanto da iniziare a concepire se stesso come un profeta. In due lettere meglio note come Lettere del veggente, elargì la concezione secondo la quale l’artista, per produrre la sua arte, deve seguire la confusione dei sensi. E’ questo il periodo in cui scrive uno dei suoi maggiori capolavori: Una stagione all’inferno. Nel 1875, all’età di ventun anni smise di scrivere: ma, da esploratore quale era, continuò i suoi viaggi navigando sino a Giava e trovando lavoro come capo miniera a Cipro. Si stabilì infine in Africa, dove trascorse i suoi ultimi anni come commerciante e contrabbandiere di armi. Nel 1891 un tumore alla gamba lo obbligò a tornare in Francia per avere adeguate cure mediche. Morì il 10 novembre 1891 in un ospedale marsigliese. La sorella che stette al suo capezzale dichiarò che in punto di morte il poeta riabbracciò la fede cattolica che aveva caratterizzato la sua infanzia.

Arthur Rimbaud e la dottrina del ”poeta veggente”

Un vortice di simbolismo, surrealismo e decadentismo impastato nella figura di Arthur Rimbaud, poeta maledetto che teorizzò al meglio di qualsiasi altro poeta decadente, la dottrina del poeta veggente conscio e capace di prevedere una visione dell’ignoto e, al contempo, dell’assoluto tramite una frenesia dei sensi e la sregolatezza di questi ultimi. L’arte di Rimbaud coincide con il rifiuto dell’Europa: rifiuto che includeva anche sé stesso, la sua provenienza ed estrazione, ed anzi, che da lì partiva.

«La mia giornata è finita; abbandono l’Europa. L’aria marina mi brucerà i polmoni, i climi sperduti mi abbronzeranno» .

La sua vita fu una ricerca estenuante del proprio annullamento: perseguita con ogni mezzo, compresa la non pubblicazione delle proprie opere, in seguito raccolte da Verlaine. Arthur Rimbaud è quindi il più grande narratore poetico della crisi nichilista. Grazie alla sua potente ambiguità letteraria permetterà diverse interpretazioni alla sua poesia.