La normativa attuale del decreto Rilancio prevede che, in caso di concerto annullato, si richieda un voucher, e non un rimborso, di valore pari al prezzo del biglietto, spendibile entro 18 mesi. Alla protesta dei fan delle ultime settimane sembra dar voce Paul McCartney che, dopo aver cancellato le date dei suoi concerti in Italia, ha fatto un appello affinché il Governo consentisse il rimborso in denaro.
Concerti e spettacoli
Fino ad ora il voucher è stata l’unica opzione possibile. Se l’evento è rinviato, e non cancellato, il biglietto resta valido per la nuova data. In caso di impossibilità del cliente di partecipare allo show, è invece possibile scegliere un altro concerto o spettacolo con valore di pari importo. In tutto il resto d’Europa tuttavia, i biglietti per eventi cancellati sono rimborsati. “L’ Italia starebbe violando le direttive europee in materia di clausole vessatorie e di pratiche sleali“, dice l’Aduc. La proposta di McCartney ha smosso anche il ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini: “E’ evidente che la ratio della norma è che il voucher valga solo per un concerto dello stesso artista e che se questo non si terrà lo spettatore avrà diritto al rimborso. Il Parlamento credo potrà intervenire in conversione per togliere ogni dubbio interpretativo sulla norma”. Il decreto Rilancio dunque sarà oggetto di discussione in Parlamento, per chiarire ed eventualmente modificare questo aspetto. La richiesta del voucher deve essere una scelta dello spettatore e non un’imposta da parte degli organizzatori, secondo l’Aduc.
Viaggi
Secondo il Cura Italia, chi ha acquistato un viaggio o un soggiorno nel periodo tra il 23 febbraio e il 31 luglio e non è potuto partire per l’emergenza Coronavirus, otterrà un rimborso o un voucher di validità un anno, a discrezione del venditore. I voucher sono la scelta preferita da agenzie viaggio e tour operator e per questo suscitano lamentele da parte dei turisti. Dopo una serie di proteste la commissione europea ha dato tempo agli Stati fino al 28 maggio per adeguare le misure prese alle norme comunitarie. L’idea è sempre quella di dare la possibilità all’utente di poter scegliere la soluzione più conveniente. A questo punto il diritto comunitario prevale su quello italiano e tutti i consumatori possono richiedere il rimborso attraverso una raccomandata andata e ritorno o una pec di messa in mora dall’operatore. Secondo l’Aduc può procedere anche chi abbia già accettato il voucher perchè costretto dall’operatore.
Impianti sportivi
Piscine e palestre dallo scorso 25 maggio hanno potuto riaprire rispettando le norme di sicurezza. Per attenersi alle misure previste dal Governo il numero degli utenti negli impianti è drasticamente diminuito. Qui i gestori possono sempre a loro discrezione scegliere se rimborsare la clientela per i corsi e gli abbonamenti già pagati, oppure se offrire voucher. Questi ultimi sono sicuramente l‘opzione più utilizzata, che però non risponde alle esigenze di chi abbia deciso di smettere di praticare quello sport. Le associazioni dei consumatori suggeriscono di chiedere il rimborso per il periodo di chiusura o per il valore dell’abbonamento. In caso di rifiuto da parte del gestore, è possibile inviare una raccomandata andata e ritorno o una pec di messa in mora, intimando la risoluzione del contratto, come indicato sul sito online dell’Aduc.