Rina Edizioni è il progetto editoriale di Michela Dentamaro avviato nel 2018. L’intento primario della casa editrice è il recupero di testi scritti da grandi autrici femminili, nel tempo, dimenticate. Una linea editoriale che non si accosta al femminismo più esasperato o a posizioni radicali, bensì, un lavoro di ricerca volto alla valorizzazione di scrittrici spesso cadute in oblio.
Rina Edizioni simboleggia un esempio di tenacia; è la più giovane casa editrice del Lazio, esempio lampante di come l’editoria possa essere un mondo aperto anche ai più giovani.
Rina Edizioni, il progetto editoriale: divulgare e recuperare testi di grandi scrittrici dimenticate
M.M.: Come nasce la casa editrice Rina Edizioni e qual è il suo progetto editoriale?
M.D.: Rina edizioni è una casa editrice nata a Roma nel 2018 che ha come progetto quello di riscoprire e recuperare testi di scrittrici del passato per la collana «Libertarie», ma di recente con «Água Viva» si sta immergendo nel mondo editoriale ancora poco esplorato e conosciuto di un certo tipo di scrittrici straniere.
M.M.:In Italia le figure femminili che si sono occupate di letteratura sono tantissime. Eppure, i nomi che circolano nelle antologie, ad esempio, sono quasi sempre quelli più noti al pubblico. Perché ad alcune scrittrici femminili è toccata la sorte della dimenticanza? Pensi sia da imputare ad una scarsa reperibilità dei testi o a una voluta trascurabilità editoriale?
M.D.: Credo che la mancanza di nomi letterari e dei loro testi sia dovuta a un lungo processo di rimozione, di esclusione e di svalutazione del lavoro delle scrittrici, in quanto donne, da parte di esponenti dell’intellighenzia dalla fine dell’Ottocento, periodo in cui i movimenti femministi iniziano ad avanzare e affermarsi. Parliamo di un contesto culturale frammentario, non troppo diverso dalla situazione contemporanea – forse meno consapevole di oggi – in cui le scrittrici, nonostante gli scambi e le conoscenze tra di loro, trovavano difficoltà ad amalgamarsi e costruire un gruppo coeso e strutturato, seppure differenziato per idee e stile letterari.
Rispetto alla “dimenticanza” di cui parlavi, una delle ragioni per cui in Italia i nomi e i testi delle scrittrici sono ancora e per la maggior parte poco conosciuti è da rintracciare nella loro mancata presenza all’interno di antologie e profili storici, quindi dal canone tradizionale, fatta eccezione per alcune – tra le più note dell’Ottocento e più contemporanee nel Novecento. Tale esclusione, o “cortina di silenzio”, non ha permesso di tenere traccia di un filone parallelo di scrittrici, molte delle quali collaboratrici e colleghe inserite all’interno di ambienti culturali e giornalistici prettamente maschili.
Un’anticipazione sulle prossime uscite
M.M: Nella storia della letteratura italiana, la marginalità della donna nella scrittura è palese. Rina Edizioni si occupa di divulgare, per l’appunto, autrici femminili dimenticate. A questo proposito, quali sono per te le scrittrici che più hanno subito questa sorte?
M.D.: È difficile stilare un elenco esaustivo di nomi di autrici, ce ne sono state moltissime coinvolte nel dibattito culturale sia tra Ottocento e Novecento ma anche dal secondo dopoguerra.
M.M.: Amalia Guglielminetti, Matilde Serao, Virgilia D’Andrea e Carolina Invernizio. Se puoi già parlarne, quali saranno le prossime uscite ? Rina Edizioni si estenderà anche al panorama letterario femminile internazionale?
M.D.: Per la collana «Libertarie» stiamo lavorando a una preziosa antologia di poesie e a una raccolta di racconti. Non posso anticipare di più. Sì, proprio in questi giorni è uscito il primo titolo della nostra collana di narrativa straniera Água Viva, curata da Luciano Funetta. Il libro è La morte arriva in ascensore di María Angélica Bosco, traduzione di Francesca Bianchi, autrice inedita in Italia, e si tratta di un poliziesco uscito nel 1955 nella collana «El Séptimo Círculo» diretta da Borges e Bioy Casares, ma potete trovare tutti sui nostri social e sul nostro sito (www.rinaedizioni.it).
Rina Edizioni, un femminismo non esasperato o radicale ma volto alla ricerca
M.M.:Quali sono i parametri di scelta per le autrici da pubblicare?
M.D.: È una domanda a cui è difficile rispondere; mi è capitato spesso di partire dalla biografia e bibliografia dell’autrice, e da lì poi ricercare e documentarsi per selezionare alcuni tra i testi e scegliere quale più si adatta alla linea editoriale che connota il progetto della casa editrice.
M.M.: A quale pubblico si rivolge, maggiormente, la casa editrice?
M.D.: Spero si rivolga a tutti, senza alcuna distinzione o esclusione.
M.M.: Nel mondo dell’editoria mancava un progetto così coraggioso, originale e determinato come il messaggio che, Rina Edizioni, si propone di veicolare. Un’intenzione che può fungere da stimolo: cosa consiglieresti a chi è più giovane e vuole accostarsi al settore dell’editoria?
M.D.: Sperimenta, datti da fare, sii realista e concreto, cerca di imparare e ascoltare, lavora seriamente e buttati!
M.M.: Prendere posizioni su un’idea da veicolare; schierarsi, e portarla avanti. È questa la ricetta del successo per un editore?
M.D.: Credo sia una scelta coerente nella vita, al di là dell’attività editoriale.
M.M.:Cos’è il femminismo per Michela Dentamaro?
M.D.: Anche qui un’altra domanda molto complessa. Sono d’accordo con chi sostiene di evitare di parlare di femminismo, perché è il sostantivo che più di tutti dovrebbe essere declinato al plurale rispettando le idee e posizioni di tutte e tutti, includendo. Anche se comprensibile, non mi piace che il progetto di Rina venga inserito, associato o accostato a posizioni radicali, provocatorie e, in molti tra i casi recenti, esasperate. Provengo dal mondo della ricerca e ciò che mi è sempre interessato, da quando ho dato vita a questa attività, è appunto di ricercare e riscoprire autrici non allontanandomi dal loro valore impegno e coinvolgimento letterario.
a cura di Stella Grillo
Foto in copertina: Rina Edizioni – Photo Credits: Facebook pagina ufficiale