River Plate, “vos sos la pasión”. La felicità “gallina” non finirà mai più…

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Di Redazione Metropolitan

Il River Plate continua la festa per la Libertadores nonostante la sconfitta in campionato

Eppure qualcuno, da qualche parte, ha detto che di vincere non ci si stanca mai. Ma in questo periodo è meglio non dirlo dalle parti di Nuñez, Buenos Aires, Argentina, casa del River Plate. È passato un mesetto, ma la felicità gallina è ancora lì. Scorre tra le vie della capitale argentina e si dirama in giro per la nazione, nel mondo. È ancora lì, in mezzo alle strade e nella testa dei tifosi millonarios. Una felicità eterna, “que nunca nos vamos a olvidar“.

Uno striscione apparso al Monumental che ricorda la finale di Copa Libertadores vinta dal River Plate (fonte: ole.com.ar)

Sì, può sembrare assurdo, ma è cosi: il River aveva quattro partite da recuperare in campionato. Prima i mirabolanti prodigi dell’Afa (la federazione argentina), poi gli stop per le varie competizioni in cui è stata impegnata (Libertadores e Mondiale per club). E ora, con la Superliga ferma fino alla settimana prossima, il River sta rapidamente cercando di mettersi a paro con le prime della classe, distanti 17 punti al momento. Il primo dei recuperi il River Plate lo ha perso, ieri, al Monumental contro il Defensa y Justicia. La squadra di Florencia Varela allenata da quel Beccacece iper criticato durante l’ultimo mondiale in Russia – da secondo del CT Sampaoli – e che ora si ritrova improvvisamente a lottare per la testa della classifica con il Racing de Avellaneda. Però a las gallinas (soprannome orignariamente dispregiativo affibbiato al River dai rivali storici, così come lo era bosteros nei confronti del Boca, che ora rappresentano un vanto per entrambi) non sentono niente che non sia felicità. Pura felicità. Una felicità continua, perpetua. Qualcuno l’ha definita eterna. Al netto di questo, cosa può importare perdere una partita di campionato?

Non è facile da capire per chi non è nato da quelle parti, in quell’angolo di mondo sperduto, bello e contraddittorio. Però è così: vedere la disperazione negli occhi dei tifosi del Boca e nei suoi giocatori (in preda ad una rivoluzione interna con il cambio in panchina), usciti con le ossa rotte nel recupero casalingo (a porte chiuse) contro l’Unión Santa Fe, non ha prezzo per i millonarios. Contro il Defensa y Justicia la squadra di Muñeco Gallardo non ha giocato bene. Gioco poco fluido, nessuna occasione da gol creata dal River, errori individuali a non finire e neanche due passaggi filati fatti col ritmo adeguato ad una partita di campionato. Non ha avuto nemmeno un minimo di garra e di voglia di ribaltare il gol subito da Rojas al 23′.

L’omaggio del presidente del River Plate Rodolfo D’Onofrio all’ex difensore del River Jonathan Maidana, campione per due volte della Libertadores (fonte: ole.com.ar)

Però i tifosi millos sono comunque usciti dal Monumental felici. Felici di aver salutato Maidana (volato in Messico e omaggiato in lacrime da los borrachos del tablon, i tifosi più caldi del River). Felici di aver visto giocare (male) la squadra che ha sollevato due volte negli ultimi tre anni la Copa Libertadores. Felici di aver visto giocare parte degli undici che mataron (letteralmente “ucciso”) il Boca Juniors di Schelotto. Saranno sei mesi strani per il River Plate da qui alla fine del campionato. Fatti di festeggiamenti, omaggi e saluti (Pity Martinez e Joni Maidana per primi, ma anche Palacios e Quintero sembrano pronti a partire). Saranno sei mesi nei quali servirà un processo ben studiato per rinnovare la voglia di giocare e vincere, sia nei giocatori che nella piazza in generale. Ma non preoccupatevi per il River Plate: sono felici. Eternamente felici.