Immaginate essere talmente soli, emarginati e disperati da adottare delle abitudini e uno stile di vita che di umano non ha nulla: è il concetto alla base de Le colline hanno gli occhi, film del 1977 di Wes Craven considerato uno dei primi slasher della storia.
A una visione superficiale ci troviamo a parteggiare con la classica famiglia medio-borghese che viene rapita dal clan di reietti di Papà Giove; ma a un’analisi più approfondita ci troviamo a parteggiare proprio con quegli stessi scarti della società.
Come tutti gli horror realizzati negli anni ’70, Le colline hanno gli occhi è una feroce denuncia al governo statunitense, colpevole di aver creato una normalità borghese e fittizia da cui la maggior parte delle persone, i true americans, veniva esclusa. Chi non si adatta anche solo per poco a determinati standard viene emarginato, considerato alla stregua di un fenomeno da baraccone.
I reietti quindi si riuniscono tra di loro, creando delle comunità molto unite in cui non esiste alcuna discriminazione. Tuttavia il dover sopravvivere li porta a compiere azioni irripetibili, come il cannibalismo, che altro non sono che espressione del disagio e della rabbia nei confronti di chi li ha emarginati.
Il film trova anche ispirazione da un fatto realmente accaduto, ma questa è un’altra storia.
Chiara Cozzi
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Ph: cinapse.co