“Roba da ricchi”, il seguito di “Rimini Rimini” con Banfi, Pozzetto e Villaggio stasera in tv

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Di Federica De Candia

“Siamo sul ristorante della costa che dio solo sa quel che costa e non ordini l’aragosta”. La magia di “Rimini Rimini” un anno dopo, gli eccessi concessi solo in riviera romagnola, l’atmosfera scanzona, tornano questa volta in Costa Azzurra, sullo sfondo di Monte Carlo. Secondo lo schema collaudato, e in voga al periodo, Sergio Corbucci è regista di tre episodi, con lo sceneggiatore Bernardino Zapponi. Roba da ricchi” stasera in tv, è il 1987: “Mejo la carne che l’osso e dagli dentro a più non posso“.

Grandi nomi della comicità italiana e sex symbol (c’è chi andava al cinema per quello). Paolo Villaggio è Attilio Carbone, un assicuratore fallito e imbranato, che viene truffato dalla giunonica e procace Serena Grandi, Dora, che lo convincerà a stipulare una cospicua polizza sulla vita del marito, per poi ucciderlo e intascare i soldi dell’assicurazione. L’ imbranato assicuratore, capace di aver incautamente assicurato un cane contro i danni ad esso provocati, per non essere licenziato dovrà riuscire a liquidare alla padrona il risarcimento minore possibile. Lo strip con tanto di mela in bocca lanciata al succube Villaggio, è della Grandi, con tutte le sue grazie che non deludono mai. Farà il bagno a seno nudo sotto gli occhi sgranati di Villaggio. Maurizio Micheli, anche lui reduce da Rimini Rimini, qui nel ruolo di Guidobaldo, con l’insolito accento torinese. “Ma cos’è?” Chiede Villaggio. Risponde la Grandi: “E’ di abete!”. “Diabete al braccio?” . “Ma no, con la sega!”. (In stile fantozziano, mimando…): “Aaaaaaaaah!”.

Roba da ricchi fa la felicità..

Il commendator Aldo Petruzzelli è Lino Banfi. Ricco imprenditore e produttore di orecchiette, che tradisce abitualmente la moglie Mapi, Laura Antonelli, nei suoi continui viaggi d’affari. “Salvatò, questa qui c’aveva due tette, marmo di Carrara!”. Lo stile da commendatore. Raggiunta la famiglia a Montecarlo, in una vera e propria villa monegasca, scopre che la moglie vuol farsi possedere da un rozzo clochard, il suonatore ambulante Napoleon. E, per farla uscire dalla depressione, la dottoressa suggerisce di assecondare i due, e di farli incontrare. PetruzzelliBanfi accetta per il bene della moglie, e perché gli hanno detto che Napoleon è gay. Gli scatti d’ira del commendatore, saranno in mezzo barese, quando scoprirà la nuova fiamma della moglie. Così, chiederà al suo autista che risultato ha fatto il Bari in casa col Piacenza. Nello spezzone una giovanissima Claudia Gerini al suo esordio, molti anni prima il debutto con Verdone. Nel cast anche Enzo Garinei. Le orecchiette di Banfi restano la miglior attrazione propagandata nel film.

Attento amore, mi fai male con la gamba
Don Vittorino Comencini replica senza scomporsi: “Non è la gamba!Renato Pozzetto è un prete, a cui viene chiesto di esaudire i sogni erotici di una principessa Francesca Dellera in Topazia. Di ritorno da un viaggio a Lourdes con i parrocchiani, viene bloccato a Monte Carlo, poiché è la copia esatta dell’uomo che turba i sogni della principessa. I servizi segreti fermeranno l’autobus per prelevare Don Vittorino, direttamente al porto di Menton-Garavan (Menton, Francia), sul lato a mare della Promenade. E, convinto dal futuro marito di lei, dello psichiatra che l’ha in cura, da un monsignore e dallo stesso Papa Giovanni Paolo II (la cui voce è di Fabio Fazio, nell’inconsueto lavoro di doppiatore a ventitré anni), accetta di impersonare l’uomo, travestendosi da gran cavaliere.

Ricchi e non sentirlo

L’illustre Alfiero Toppetti, farà il fidanzato della provocantissima Dellera. La Vieille Lanterne” (La vecchia lanterna), il malfamato locale monegasco dove Don Vittorino finge di sconfiggere i bruti per far credere alla principessa Topazia che il sogno si stia avverando, si trova a Menton (Francia), in Quai Bonaparte. Oggi è il ristorante “Cinecittà”. Il brano dei titoli di testa di “Roba da ricchi” stasera in tv, è “The generation game” dei Fratelli La Bionda. Note scatenate in inglese, che fanno da sottofondo agli anni della disco. Una commedia balneare. Che ironizza su chi è ricco, e chi aspira a diventarlo. Il film inizialmente doveva intitolarsi “Montecarlo Montecarlo“, in una celebrazione dell’atmosfera degli anni ’80, a cui non si badò a spese; costò 4 miliardi, con 6 sceneggiatori tra i migliori d’Italia. Melensa, esagerata, malsana. Preti e principesse, scandali e segreti, ma la commedia in odore di mare e anni ’80, non rattrista e non stanca mai.

Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!