Nello spazio di LetteralMente Donna una donna e un attivista eccezionale che ha fatto la storia dei diritti civili in America e che è diventata un esempio per generazioni di persone con un piccolo ma grandissimo gesto. La donna è Rosa Parks è questa e la sua storia
“La sua vita e le sue azioni coraggiose hanno ricordato a ciascuno di noi le nostre responsabilità personali nel difendere ciò che è giusto e la verità centrale dell’esperienza americana che la nostra grandezza come nazione deriva da persone apparentemente comuni che fanno cose straordinarie”.
Cosi Barak Obama parlava, come si legge su collettiva.it, di Rosa Parks all’indomani della sua scomparsa il 24 ottobre del 2005. Bastano queste parole per comprendere la grandezza di una donna divenuta la Mother of the Civil Rights Movement grazie ad un solo piccolo ma grandissimo gesto compiuto il lontano primo dicembre 1955 su un autobus. Un momento che fu il punto nodale di un attivismo iniziato 1932 dopo che il marito la introdusse nella lotta per i diritti civili. Tra le sue cause di quell’epoca viene ricordata la sua battaglia per gli Scottsboro Boys, nove ragazzi di colore tra i 12 e i 19 anni accusati ingiustamente di aver violentato due prostitute bianche.
Rosa Parks, la segregazione razziale e il primo dicembre 1955
Per capire meglio la portata della battaglia di Rosa Parks bisogna analizzare il contesto storico in cui essa avveniva. Siamo, in questo caso, nell‘Alabama degli anni 50‘ dove, come nel resto degli Stati Uniti del Sud vigeva la segregazione razziale. Si tratta di un retaggio del vecchio sistema schiavismo che sopravviveva all’epoca grazie alle leggi Jim Crow. Si tratta di leggi locali che tenevano gli afroamericani in uno stato di segregazione denominato “separati ma uguali” dove i neri non avevano gli stessi diritti dei bianchi come ad esempio sedere sugli stessi posti sugli autobus, usare gli stessi bagni o avere lo stesso salario di lavoro.
In questo clima si muoveva a Montgomery Rosa Parks che per il suo impegno nei diritti civili era stata nominata nel 1943 segretaria della sezione locale dell’associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, la NAACP. Nel 1955 era un’attivista ed una sarta. Il primo dicembre di quell’anno, mentre tornava da lavoro su un autobus, l’autista, in base alle norme locali razziste, le chiese di lasciare il suo posto ad un bianco salito dopo di lei. In base alle leggi dell’epoca, infatti, se i posti a loro assegnati erano occupati i bianchi avevano diritto di precedenza per i posti misti. La Parks si rifiutò di alzarsi e per questo venne arrestata e incarcerata per “condotta impropria” .
Stanca di subire
Scriverà lei stessa più tardi ricordando quello storico momento, come si legge su collettiva.it, che: “Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero.Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro (…). No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire. Non potevo immaginare che in quel momento si stesse facendo la Storia, ero solo stanca di arrendermi sempre”.
Il boicottaggio di Montgomery
Il gesto di Rosa Parks ispirò i leader afroamericani della lotta per i diritti civili per una nuova forma di protesta contro la segregazione. Disse di lei, infatti, Martin Luther King che “il gesto di Rosa fu l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà. Rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”. Per tanto Jo Ann Robinson,la presidente di un’associazione femminile afroamericana (Women’s Political Council), stampò decine di volantini con cui si invitava la popolazione nera ai boicottare i trasporti pubblici il 5 dicembre 1955, il giorno del processo a Rosa Parks che poi se la cavò con una multa.
Il boicottaggio andò avanti per 381 giorni comportando l’intervento della Corte Suprema degli Stati Uniti che dichiarò incostituzionale la segregazione sugli autobus. Rosa Parks continuò la sua battaglia a Detroit deve fu costretta a trasferirsi dopo diverse ritorsioni. Nel 1999 ebbe la Medaglia d’onore del Congresso perchè, spiegò il presidente Clinton, “mettendosi a sedere, […] si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.
Stefano Delle Cave
Seguici su Google news