Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che si è distinta per le sue battaglie per la parità di genere e la tutela delle minoranze sia da avvocato che come giudice della Corte suprema degli Usa. La donna è Ruth Bader Ginsburg e questa è la sua storia.

“Se sei un membro di un gruppo di minoranza, in particolare un gruppo che è stato preso di mira, provi empatia per gli altri che si trovano in una situazione simile. La religione ebraica è una religione etica. Cioè, ci viene insegnato a fare il bene, ad amare la misericordia, a rendere giustizia non perché ci sarà una ricompensa in paradiso o una punizione all’inferno. Viviamo rettamente perché è così che le persone dovrebbero vivere e non anticipare alcun premio nell’aldilà”.

Sono parole dichiarate da Ruth Bader Ginsburg nel 2017 durante il Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico, che spiegano da dove nasce il suo amore per le minoranze e per la parità di genere contro ogni discriminazione sociale. Discriminazione che aveva conosciuto sulla pelle quando agli inizi degli anni 60′ dopo aver completato gli studi in legge presso la Columbia University non riusciva a trovare lavoro perchè donna, ebrea e madre in epoca in cui le donne una volta sposate dovevano necessariamente dedicarsi alla famiglia rinunciando alla carriera. È stato in quegli anni che iniziò la sua battaglia per la parità di genere come consigliere generale per l’American Civil Liberties Union in cui denunciò oltre 300 casi di discriminazione.

Ruth Bader Ginsburg, la grande battaglia per la discriminazione di genere

LetteralMente Donna è dedicata a Ruth Bader Ginsburg, fonte ncbnews.com
Ruth Bader Ginsburg, fonte nbcnews.com

Il primo successo legale di Ruth Bader Ginsburg fu come avvocato nella causa Reed vs Reed in cui contro la discriminazione di genere indusse la Corte a scrivere la clausola di “uguale protezione” nel quattordicesimo emendamento in tema di eredi nel 1971. L’anno dopo difese con successo Charles E. Moritz che era stato discriminato perchè per legge non poteva accedere ad una detrazione per la madre invalida riservate ai vedovi e alle sole donne. Sono queste battaglie che hanno fatto si che la Ginsburg passasse alla storia come “agguerita sostenitrice dell’uguaglianza di genere già come normale persona. In qualità di magistrato, prima come giudice della Corte d’Appello e poi durante i 27 anni come giudice della Corte Suprema, ha costruito su quell’eredità”, scrive Erin Blakemore nel ritratto della Ginsburg pubblicato su History.com

E proprio per garantire uguali diritti a uomini e donne che la Ginsburg ha fatto leva su “precedenti sentenze riguardanti i diritti civili in relazione alla razza – in cause intentata da uomini” dimostrando “le ragioni per cui la Corte Suprema doveva porre fine alla discriminazione di genere. Molti dei suoi casi erano imperniati sulla Clausola di Uguale Protezione prevista dal Quattordicesimo Emendamento, che prevede che le persone siano ugualmente protette dalle leggi statunitensi. Attraverso una serie di cause minori, ha attaccato leggi discriminatorie”.

Un esempio di questo possono essere le sue battaglie per l’aborto. Infatti nel consenso formulato da lei nella causa del 2016 Whole Women’s Health contro Hellerstedt fece valere il diritto di scelta di una donna affermando che molte procedure mediche, incluso il parto sono molto più pericolose dell’aborto e aveva affermato che la legge del Texas, che limita gli aborti, era “oltre ogni comprensione razionale”.

Giudice della Corte Suprema

Dal 1993 Ruth Bater Ginsburg è stata Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti dopo la nomina di Bill Clinton divenendo la seconda donna ad entrare nella Corte e la prima ebrea a farlo. Il suo è stato un enorme lavoro dedito a rendere le leggi americane più accessibili e comprensibili a cittadini mantenendo alta la bandiera dei diritti civili e diventando molto popolare. Scrive di lei infatti Dorit Beinisch, già Presidente della Corte Suprema di Israele, in un editoriale pubblicato in sua memoria, di non aver mai conosciuto “un’altra figura giuridica che abbia avuto un’influenza così profonda e una consapevolezza della vita quotidiana della società in cui viveva come ha mostrato lei, o che fosse così popolare come lei”.

Stefano Delle Cave

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