
Per lo spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che si è distinta nel mondo della fantascienza con la sua idea di afrofuturismo e femminismo nero diventando una delle più grandi scrittrici fantascientifiche al mondo. La donna è Octavia E. Butler e queste sono le sue opere
“Certo, parlo della mia esperienza personale. Ma è un’esperienza comune a chiunque ricordi bene i giorni di scuola. Naturalmente non tutti sono stati bulli o vittime di bullismo. Ma tutti abbiamo visto verificarsi del bullismo, e guardandolo abbiamo risposto in qualche modo: partecipandovi o rifiutandolo, ridendoci su o restando in silenzio, sentendoci disgustati, o sentendocene attratti…”
Sono parole di Octavia E. Butler, tratte theportalist.com, che ci fanno entrare subito in una personalità complessa frutto di un’infanzia difficile. Oltre che, a causa del bullismo, la Butler infatti ebbe problemi a scuola a causa della dislessia e del suo carattere timido e sognatore. Elementi che confluiranno nei suoi futuri romanzi in cui era contenuta l’indole di una donna che si è definita “confortevolmente asociale, un’eremita nel centro di Seattle, pessimista, femminista, uno strano miscuglio di pigrizia e ambizione, di perplessità e sicurezza”.
Olivia E. Butler, tra femminismo e afrofuturismo

“È impossibile iniziare a parlare di me senza tornare al modo in cui ho iniziato a scrivere fantascienza, ovvero guardando un film terribile. Il film si intitolava La ragazza diavolo di Marte, l’ho visto quando avevo circa 12 anni e mi ha cambiato la vita… Mentre guardavo questo film, ho avuto una serie di rivelazioni. La prima è stata: “Cavolo, posso scrivere una storia migliore di questa”. E poi ho pensato: “Cavolo, chiunque può scrivere una storia migliore di questa”. E il terzo pensiero è stato quello decisivo: “Qualcuno è stato pagato per scrivere quella storia orribile”. Così mi misi a scrivere e un anno dopo ero impegnato a inviare terribili pezzi di narrativa a riviste innocenti”.
Così, come riporta theportalist.com, Octavia E. Butler ha iniziato a scrivere di fantascienza. La famosa scrittrice è uno dei massimi esponenti dell’afrofuturismo, una corrente di pensiero nata negli anni 70′ dall’esigenza afroamericana di un coinvolgimento nel futuro e nelle tecnologia e soprattutto nell’uguaglianza dei diritti civili. Uno temi centrali di questa corrente che ha trovato enorme sviluppo proprio grazie alla fantascienza, che ritroviamo anche in Octavia Butler, è per l’appunto il femminismo.
Le opere più significative
Se si analizzano le opere di Octavia E. Butler partendo dal pensiero afrofuturista ci si deve soffermare sul suo primo romanzo intitolato “Legami di sangue”. In quest’opera la Butler scava a fondo nel concetto di schiavitù indagando nel complesso rapporto tra vittima e oppressore attraverso sensi di colpa ed educazione ricevuta. Il tutto in un viaggio in un tempo distopico della protagonista che si ritrova in un mondo futuro dove la schiavitù esiste ancora.
Ancora più significativo è il successivo “Ultima genesi” dove il concetto di razza, che l’afrofutursismo aberra, viene proposto in chiave distopica in un futuro in cui gli alieni vogliono mescolare la loro specie con gli uomini. La protagonista Lilith è paradossalmente un afroamericana e una dei pochi sopravvissuti ad una guerra atomica scatenatasi sulla terra e dunque una minoranza nella minoranza che deve fare i conti con una nuova razza.
Sul dramma di un umanità distrutta si ricorda “La parabola del seminatore” dove la Butler come elemento costituivo di questo romanzo, divenuto una delle basi dell’afrofuturimo, parla del sentirsi ”noi stessi” o diversamente in rapporto con gli altri attraverso la metafora di un mondo distopico e la sindrome dell’iperempatia di cui scrive con il punto di vista della protagonista: “Non posso far niente riguardo alla mia iperempatia, per quanto papà lo desideri. Sento quello che vedo sentire agli altri, o quello che credo sentano. I dottori la definiscono una ‘sindrome organica illusoria’”.
Stefano Delle Cave
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