Nella notte Israele ha bombardato il sud del Libano e la Striscia di Gaza, da cui ieri erano arrivati decine di razzi. Secondo l’aviazione sono stati più di 10 i siti di Hamas colpiti, oltre a tunnel e varie postazioni. Si tratta del raid più grande sferrato in territorio libanese da Israele dal 2006. 

Israele bombarda Gaza e Libano: cosa è successo

Torna a salire la tensione in Medio Oriente. Nella notte Israele ha bombardato prima la Striscia di Gaza e poi il sud del Libano, in risposta alle decine di razzi lanciati ieri verso lo Stato ebraico. I raid aerei israeliani sono andati avanti per tutta la notte. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza, dove si segnalano alcuni feriti tra cui un bambino di 12 anni, l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira postazioni del movimento islamico Hamas.

L’Agence France-Presse (acronimo AFP) riferisce infatti di almeno tre violente esplosioni segnalate nella regione di Tiro, nel Libano meridionale. Un testimone, residente nel campo profughi palestinese di Rachidiye (presso Tiro) ha affermato che “almeno due proiettili sono caduti vicino al campo”. Mentre un corrispondente dell’AFP in questa regione ha rivelato che una granata è caduta sul tetto di un’abitazione in una piantagione, provocando danni materiali. 

Israele bombarda Gaza e Libano: i motivi dell’attacco

Secondo il portavoce dell’esercito israeliano, l’attacco di oggi contro le postazioni di Hamas è una diretta conseguenza per i razzi su Israele lanciati ieri dalla formazione islamista palestinese: 44 in un solo giorno, come non accadeva dal 2006. Del numero totale di missili sparati, ha aggiunto il portavoce dell’esercito, 9 sono stati lanciati male, 12 hanno colpito il Mar Mediterraneo e 23 hanno attraversato il territorio israeliano. Di quelli che hanno attraversato il territorio, 14 sono atterrati in aree non popolate, 8 sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea israeliani e uno ha colpito un’abitazione nella città di Sderot ma senza causare vittime. Questa nuova crisi si è accentuata dopo gli scontri avvenuti all’interno della spianata delle moschee di Gerusalemme che si sono susseguiti nei giorni scorsi: forze armate israeliane sono entrate all’interno della moschea di Al Aqsa, terzo luogo sacro islamico dopo La Mecca e Medina, durante le preghiere islamiche nel mese del ramadan.

“Libano e Israele non vogliono una guerra”, ha assicurato l’Unifil, la forza di interposizione dell’ONU dispiegata nel sud del Libano. Le forze di pace hanno infatti invitato “tutte le parti a cessare le loro azioni da entrambi i lati della frontiera”.

Roberta Maria Di Giovangiulio

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