La partita appena iniziata tra il Ministro Salvini e i numeri dell’immigrazione sembra già infinita. I dati diffusi dal suo stesso Ministero e dall’UNHCR smentiscono l’emergenza annunciata dal leader della Lega. Gli sbarchi sono drasticamente calati rispetto al 2017. Sulle coste italiane sono arrivati 15 mila migranti, contro i 14 mila accolti dalla spagna e i 12 mila approdati in Grecia. A Madrid governano i socialisti, la situazione economica greca non necessita di approfondimenti e a Roma il “Governo Salvini” fa il pieno di consensi gridando all’emergenza.

(Photo credits: Ministero degli Interni)

A Maggio dello scorso anno gli arrivi furono 22.993, contro i 3.895 dello stesso periodo nel 2018. I provvedimenti presi dall’ex Ministro Minniti, per quanto discutibili, sono stati risolutori rispetto alla crisi del 2017. Salvini sembra quasi rammaricato, le sue politiche di chiusura, nonostante rispettino quanto promesso in campagna elettorale, sono anacronistiche. L’emergenza è già stata affrontata, ora occorre ridiscutere i trattati e rendere più efficace il sistema di accoglienza e inclusione dei nuovi arrivati. Tutte le energie spese dal neoministro per bloccare le partenze sono sprecate. Stesso discorso vale per le risorse utilizzate nello scontro frontale con cooperative e ONG. I provvedimenti immediati per ridurre le partenze sono già stati emessi dal precedente Ministro, il vero business dell’immigrazione è gestito dalle mafie nostrane. La Mafia non è un argomento molto trattato da Salvini, la lotta alla criminalità organizzata nel nostro paese non assicura il gradimento elettorale. Quello che l’inquilino del Viminale dovrebbe capire è che proprio queste organizzazioni sono le maggiori responsabili dell’inabissamento di moltissimi migranti sul suolo italiano. Inabissamento vuol dire anonimato, vuol dire vivere ai margini, vuol dire mancanza di sicurezza sia per i residenti italiani che per gli stessi migranti. Un esempio di tutto ciò è il recente omicidio in Calabria, terra di sbarchi, ma anche di caporalato.  Soumayla Sacko era figlio di questo meccanismo che lo ha costretto a rubare una lamiera, vittima di un altra forma di povertà, quella culturale che ha spinto un italiano esasperato dalla situazione di degrado a sparare per un pezzo di ferro. Questo esempio rende molto chiaro quali dovrebbero essere i veri temi da affrontare per il Ministro dell’Interno. Già risolta o quasi la questione “esterna”, occorrerebbe concentrarsi sulle problematiche interne dell’immigrazione, quelle vere. Questo comporterebbe un calo delle frasi spot e di conseguenza dei consensi. Dire che l’Italia è stata lasciata sola vorrebbe dire non riconoscere la Spagna e la Grecia come stati facenti parte dell’UE. Strizzare l’occhio ad Orban senza considerare di far fronte comune con Madrid e Atene verrebbe definito da qualsiasi esperto di politica estera una follia, indipendentemente dal credo politico. Fare fronte non vuol dire necessariamente creare un blocco rigido da contrapporre ai flussi, ma formare una coalizione capace di andare a Bruxelles e far sentire la propria voce proponendo reali soluzioni. La decisione di investire miliardi nella cooperazione, per quanto tardiva, dovrebbe essere alla base delle politiche future dell’UE. Salvini dovrebbe concentrarsi su questo piuttosto che alle prossime (vicine?) elezioni. Perchè “prima gli italiani” vuol dire anche cooperazione per portare sviluppo in Africa. 

“65.6 milioni di persone in tutto il mondo, un numero senza precedenti, sono state costrette a fuggire dal proprio Paese. Di queste, circa 22.5 milioni sono rifugiati, più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni”

Queste le stime dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati,l‘UNHCR. Sono numeri che riguardano l’intero globo terrestre. Se in Italia gli sbarchi sono diminuiti, il fenomeno migratorio mondiale è in aumento. La pressione dal sud del modo è tale da non poter essere arginata con i muri. Quella delle frontiere è una politica dalle gambe corte. Può funzionare nel breve termine ma non oltre.