San Gennaro, storia del famoso miracolo napoletano

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Di Stefano Delle Cave

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine al famoso miracolo di San Gennaro del 19 settembre
San Gennaro, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Benvenuti nel nostro appuntamento con la narrativa di StoryLine. Abbiamo deciso in occasione del 19 settembre, di dedicare il nostro racconto di oggi al miracolo di San Gennaro. Vogliamo in particolare riferirci ai suoi fedeli napoletani e all’importanza che ha questo sacro evento segnato dallo scioglimento del sangue del santo patrono di Napoli

San Gennaro, l’inizio

Una strana aria rattristava la città di Napoli svuotando i suoi i vicoli. Da qualche mese era girata una notizia incredibile. Una società biomedica aveva dimostrato che il sangue di San Gennaro non era sangue ma una sostanza biochimica che a lungo andare non si sarebbe più sciolta. Perciò secondo questa società quest’anno non ci sarebbe stato alcun miracolo. Eusebia, pur se fiaccata dai suoi molti anni, non aveva mai smesso di credere. Anzi aspettava dalla sua piccola finestra di via dei Tribunali di vedere passare una faccia alla quale teneva molto. Si trattava del figlio Sossio che si trovava in galera perchè coinvolto a sua insaputa in una truffa di un commercialista con cui svolgeva la sua pratica professionale.

Per questo ogni giorno Eusebia pregava incessantemente san Gennaro chiamandolo affettuosamente Faccia gialla. Ogni giorno gli chiedeva di sciogliere quel 19 settembre il sangue perchè quello sarebbe stato il segno del ritorno a casa del figlio per cui chiedeva assistenza. Eusebia voleva assicurarsi che si chiarisse l’equivoco e che Sossio uscisse di prigione senza che gli succedesse nulla di male. “Faccia gialla”, diceva, “faceva solo quello che il superiore gli diceva di fare, è un bravo ragazzo. È il bastone della mia vecchiaia se me lo spezzano non campo più”.

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine al famoso miracolo di San Gennaro del 19 settembre
Tra due giorni uscirò, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Sossio e il carcere

Tra due giorni uscirò”, si ripeteva tra se Sossio guardando il soffitto mentre lentamente le luci del carcere si spegnevano lasciando spazio alla notte. Eppure si stava allontanando la convinzione che ciò potesse avvenire facendo spazio nel cuore di Sossio ad oscuri pensieri. Si ritrovava a diventare boss della mafia dopo aver ucciso per vendetta il suo capo oppure dopo aver fatto molte cattive amicizie in carcere come molti film che aveva visto. Un filo di luce glielo accendeva sempre quel ciondolo di San Gennaro che la vecchia madre gli aveva regalato.

San Genna vorrei vedere un ultima volta gli occhi di mia madre prima di dannarmi per sempre” mentre serrava i pugni immaginando lo scontro finale con il suo capo che non si decideva a parlare. Cosi passavano le sue notti mentre giorni che sembrava non dovessero finire mai nascevano all’orrizzonte. Eppure l’unica colpa di Sossio fino ad ora era quella di essere un bravo ragazzo sprovveduto che faceva i conti.

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine al famoso miracolo di San Gennaro del 19 settembre
Eusebia cadde sfinita in ginocchio, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Il miracolo e la speranza


Era il 19 settembre ed un tiepido calore investiva ancora l’incredula città. Molte persone a Napoli avevano deciso di credere ai nuovi incredibili studi biomedici e non aspettare come ogni 19 settembre che si segnasse il destino della città. Eusebia aveva deciso di non dare conto a difficilissimi studi scientifici che a un ex sarta risultavano quanto mai incomprensibili. “Faccia gialla io sono qua”, disse una volta al Duomo, “io sto qua aspetto tanto prima o poi Sossio tornerà”.

Scioglilo San Genna tanto io so che in un modo nell’altro me ne andrò”, disse Sossio nel cortile del carcere guardando il suo medaglione di San Gennaro ormai risoluto nell’ammazzare il suo ex capo. “Il dottor Tavello ha parlato”, disse poco dopo una guardia del carcere, “siete libero”. In quel momento Eusebia cadde sfinita in ginocchio quando sul sua ultima goccia di fede il cardinale annunciò lo scioglimento del sangue. “Torna, torna”, disse Eusebia piangendo. In quello stesso istante apparve Sossio che l’abbracciò. Si guardarono per alcuni momenti senza parlare mentre tutto intorno che cresceva la gioia di chi come loro aveva capito che nonostante le avversità della vita non bisognava mai dimenticare la speranza di un giorno migliore.