Santo Versace, imprenditore e presidente fondatore di Altagamma, ha raccontato il rapporto con il fratello Gianni in un libro, Fratelli, edito da Rizzoli. Un modo per fare i conti con il dolore di una perdita, spiega, e di celebrare l’avventura di una famiglia che da Reggio Calabria ha cambiato la moda. Santo Versace è sempre stato il fratello maggiore: protettivo, organizzato, solido. Un uomo concreto, dedito ai numeri, dalla chiara visione imprenditoriale: fu lui a stilare il primissimo contratto per il fratello, ben prima che fondasse la sua etichetta. La divisione dei ruoli era chiara: a Gianni la parte creativa, a Santo l’amministrazione. “Gianni è sempre stato un eterno bambino – ricorda a Fanpage.it – Era maturo e dotato di grande creatività, ma l’episodio che mi colpì di più è quando sparì insieme a un amichetto. Avranno avuto cinque o sei anni. Li abbiamo ritrovati sulle scale della cattedrale di Reggio Calabria che si mangiavano un panino e lui diede già prova di essere un artista: si era portato dietro le forbici della sartoria di nostra madre e aveva tagliato i capelli all’amico”.
Santo Versace e la carriera di Gianni Versace nella moda
A metà degli anni ’70 Gianni Versace era già richiestissimo. È qui che Santo si convinse che fosse il momento giusto per creare una linea di moda autonoma che portasse il nome di suo fratello. Questo momento di svolta si colloca tra tra la fine del 1976 e l’inizio del 1977. Per farlo, però, bisognava che Santo lasciasse Reggio Calabria e si trasferisse definitivamente a Milano per affiancare suo fratello Gianni. Si sarebbe occupato lui di tutto, come richiesto dai partner coinvolti.
Gianni Versace si occupava della moda, delle collezioni; Santo di tutto il resto. In una recente intervista al Corriere della Sera, il fratello maggiore della famiglia Versace ha definito il rapporto con Gianni come “due facce della stessa medaglia, una mela tagliata a metà”. La prima boutique in franchising aprì nel marzo 1978, ancor prima della sfilata inaugurale della maison. Fu fin da subito un successo incredibile.
Cresciuto nella sartoria della madre, Gianni Versace aveva la moda nel sangue. Furono le sue intuizioni a fargli fare il salto di qualità, immaginando un futuro ancora da costruire. Gianni e Santo Versace, insieme, portarono la moda italiana in ogni angolo del mondo (perfino sul set di Miami Vice!) stupendo ogni volta. “Gianni è stato sempre capace di cambiare – sottolinea il fratello – ogni sfilata era un evento perché non sapevi mai cosa aspettarti. Era la rivoluzione permanente”. Il fratello ricorda soprattutto la grande generosità dello stilista e racconta un episodio speciale che riguarda Maurice Béjart, danzatore e coreografo amico di Gianni Versace. “Bejart amava così tanto Gianni che non indossava nessun altro nei suoi balletti. C’era una sintonia straordinaria tra i due. Una volta disse a Gianni che aveva visto due case a Losanna, di cui una straordinaria, ma aveva budget solo per l’altra. Gianni chiese quant’era la differenza e disse: Santo, ci pensiamo noi?”
A 25 anni dalla sua scomparsa in “quel maledetto 15 luglio 1997, quando mio fratello Gianni venne assassinato fuori dalla casa a South Beach”, Santo Versace riversa in uno scritto autobiografico tutti i ricordi di una vita passata insieme e drammaticamente spezzata. L’uomo e il brand, il fratello e l’impero della moda: c’è spazio per entrambe le anime in questo memoir che l’autore definisce “un atto di amore nei suoi confronti”, una terapia catartica che è riuscito a intraprendere solo grazie alla vicinanza della sua seconda moglie Francesca De Stefano, l’avvocatessa 55enne con cui convolerà a nozze religiose – quelle civili sono avvenute nel 2014 – a Roma, il prossimo 8 luglio. “Con mia moglie – rivela Santo ad Ansa – siamo insieme da 18 anni. Sin dall’inizio lei ha compreso le ferite che sanguinavano nella mia anima. Mi ha preso per mano e mi ha accompagnato in un percorso di rinascita. Lei è l’Amore con la maiuscola. Grazie a lei sono rinato”.