Sbarco Sea Watch, Salvini: “L’autorizzazione del Ministero degli Interni non c’è stata”

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Di Redazione Metropolitan

Il procuratore di Agrigento dichiara che le indagini proseguiranno, intanto Salvini si scaglia contro i 5s: “qualcuno ha autorizzato?”

Sbarco Sea Watch. Si è concluso ieri sera nel porto di Lampedusa lo sbarco di 47 migranti, trattenuti per giorni sulla Sea Watch, la nave Ong tedesca di cui è stato ordinato il blocco da parte del ministro dell’interno Matteo Salvini. Primi a scendere una donna incinta sorretta da suo marito e poi, via via, tutti gli altri, che sono stati fatti approdare nonostante la diffida del ministro che aveva assicurato che la nave non sarebbe neanche entrata in un porto italiano, né sarebbe stato permesso a qualcuno di sbarcare. L’autorizzazione è arrivata dalla magistratura, in particolare dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha disposto il sequestro probatorio della nave per permettere le indagini che ne assicurassero la regolarità. 

Infatti, l’obiettivo- da alcuni definito “espediente” per evitare le contestazioni di Salvini- del procuratore è stato quello di controllare che non ci fosse alcuna violazione dell’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione, che regola e definisce i limiti degli sbarchi in Italia per controllarne l’eventuale clandestinità. In pratica, la magistratura ha disposto che le persone fossero fatte sbarcare in attesa che siano effettuati tutti i controlli del caso, senza trattenerle ancora in mare per tutelare i loro diritti fondamentali e le loro condizioni di salute. Intanto, la nave è stata trasferita al porto di Licata ed è sotto indagine solo il comandante, che dovrebbe essere interrogato domani.  “Le indagini proseguiranno sia per l’individuazione degli eventuali trafficanti di esseri umani coinvolti, sia per la valutazione della condotta della Ong”, dichiara Patronaggio, in risposta alle asprissime reazioni del Ministro dell’Interno, che non si sono fatte attendere. 

Salvini, infatti, ha saputo in diretta dello sbarco in quanto ospite della trasmissione televisiva Non è l’Arena, condotta da Massimo Giletti su La7, dove, in risposta alla notizia, ha affermato “io non cambio idea, e siccome il ministro sono io, prendo atto delle parole di questo procuratore e approfondiremo la possibilità di valutare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque agevoli lo sbarco a terra di immigrati portati in Italia da un’organizzazione illegale e fuorilegge”. Non è la prima volta, d’altronde, che si presentano degli screzi significativi tra Patronaggio e il ministro, dato che già tempo fa il procuratore ha avviato un’indagine nei suoi confronti per sequestro di persona, un’accusa molto pesante che potrebbe costare fino a 15 anni di galera.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

“Suppongo di non starle simpaticissimo”, aggiunge Salvini durante una diretta su Facebook, mettendo in dubbio, inoltre, che l’autorizzazione non venisse anche dal Governo stesso. Qualche ministro, qualche collega di Governo sapeva? Qualcuno ha autorizzato? Chiedo, perché la Guardia Costiera dipende dal ministro Toninelli […] e l’autorizzazione del ministero dell’interno non c’è stata né mai ci sarà”. Di tutta risposta, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha replicato Salvini ha certamente sbagliato ad attaccare il sottoscritto, avrebbe potuto farmi una chiamata e sa perfettamente che il sistema è sempre lo stesso: sicurezza e legalità”, affermando di non aver in alcun modo autorizzato lo sbarco.

Sappiamo, a tal proposito, che da mesi Salvini e il Governo stanno tentando di impedire gli sbarchi nel Mediterraneo, con pressioni che però non si concretizzano mai in atti pratici. Secondo le leggi italiane e internazionali, infatti, è possibile bloccare uno sbarco straniero nel proprio territorio soltanto per ragioni gravissime e legate alla sicurezza del Paese, e sarebbe impossibile dimostrare con assoluta certezza che poche decine di migranti possano causare un così grave pregiudizio all’integrità nazionale.

Nonostante in altri casi le pressioni del ministro abbiano effettivamente impedito un approdo per giorni (con la nave Diciotti, la Mare Jonio e altre volte con la Sea Watch 3, tutti casi già noti), questo braccio di ferro tra il Viminale e la procura di Agrigento affiancata dalla Guardia di Finanza si è risolto con una momentanea vittoria per la magistratura, che però dovrà fare i conti con le convenzioni internazionali qualora l’imbarcazione risultasse effettivamente fuorilegge.