Scontro tra nave della Marina tunisina e barcone di migranti: 40 persone in salvo, ancora vittime e dispersi

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Di Redazione Metropolitan

Una collisione avvenuta davanti alle coste tunisine ha coinvolto una nave della Marina Militare tunisina e un’imbarcazione di migranti. A poche ore dai fatti i dati parlano di 40 persone salvate, circa 8 decedute e una ventina di dispersi

Sarebbero circa 30 le vittime dell’incidente che ieri ha coinvolto una nave della Marina Militare tunisina e un barcone di migranti, al largo delle delle isole Kerkennah.
I soccorsi intervenuti il tragico epilogo, già preannunciato nella giornata di ieri da Flavio Di Giacomo, portavoce per l’Oim, che su Twitter aveva scritto: “Forse quasi 30 le vittime dell’incidente avvenuto tra Tunisia e Italia. Salvati oltre 40 migranti. Recuperati otto cadaveri. Si temono 20 dispersi“.

Che cosa è successo?

Da quanto è stato possibile sapere, una nave della Marina Militare tunisina avrebbe urtato un barcone di migranti che dalla Tunisia era diretto in Italia.
Durante la fase di attracco tra i due natanti per svolgere le procedure di controllo qualcosa è andato storto. Il barcone, con sopra 70-80 migranti, si sarebbe ribaltato, affondando.

Circa 40 migranti sono stati recuperati. Trenta sarebbero morti (rispetto agli iniziali 8), tra quelli accertati e i 20 che risulterebbero ancora dispersi, pur non sapendosi con precisione quale sia il vero numero di persone che erano a bordo del barcone.
Il Ministero della Difesa tunisino ha aperto un’indagine per accertare fino in fondo cosa sia successo.

La nuova rotta Tunisia-Italia

Il drammatico naufragio avvenuto ieri riporta obbligatoriamente l’attenzione sulla questione degli sbarchi dei migranti, che sembrava fossero in netta diminuzione.
Nelle ultime settimane, invece, numerose piccole imbarcazioni stracolme di migranti sono ricominciate ad arrivare sulle nostre coste.

Il fenomeno è tuttavia parzialmente diverso: si tratta, infatti, di una “nuova” rotta, che dalle coste della Tunisia porta sulla terra ferma di Agrigento, Lampedusa e Linosa attraverso “sbarchi fantasma” che spesso sfuggono ai controlli.

Numerose sono state le imbarcazione, per lo più piccoli pescherecci, ritrovati abbandonati sulla terra ferma, segno di uno sbarco che non è stato intercettato.

Intensificatotisi i controlli, chi cerca di scappare (illegalmente) dal proprio paese cerca nuovi metodi e nuove rotte, correndo spesso rischi molto maggiori visti i controlli minori su determinate zone di mare. Anche l’utilizzo di imbarcazioni sempre più piccole, in grado di sfuggire ai controlli, se da una parte può costituire per i migranti stessi una nuova speranza, può rappresentare allo stesso tempo la loro croce, viste le condizioni degli scafi su cui viaggiano e del mare che devono affrontare.

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DI Lorenzo Maria Lucarelli