Scott Redding e l’ultimo tentativo di approdare in MotoGP
Scott Redding ha calcato le piste della MotoGP nel quinquennio 2014-2018. Due podi, il primo con Honda l’altro con Ducati. Poi una stagione da archiviare con Aprilia che lo ha spinto Oltremanica per ritrovare stimoli nel BSB. Da due stagioni ha fatto il suo ingresso nel Mondiale Superbike, ha insidiato le posizioni di vertice, non quanto basta per rinnovare il matrimonio con l’azienda emiliana.
Già dall’estate era chiaro che il futuro sarebbe stato lontano dalla Panigale. Ha tentato di riprendere il vecchio sogno della MotoGP senza successo. Si è sentito dire che era troppo vecchio per la Top Class. I tempi cambiano, Scott Redding è pilota di un’altra generazione ed è difficile accettare. “Se ho provato a ritornare in MotoGP è perché mi sento diverso da allora“. Un’offerta sarebbe arrivata da una squadra satellite, ma il britannico non ha accettato. “Avrei guidato per una top 10, ma non corro per questo. Se si presentasse l’occasione e avessi una moto per stare tra i primi cinque, la prenderei sicuramente in considerazione. Ma sono troppo vecchio. Ho parlato con alcune squadre, ma tutte pensano che io sia troppo vecchio“. La nuova era della MotoGP rischia di fagocitare i giovani talenti, vedi Iker Lecuona. Si sale poco più che maggiorenni e si ha poco tempo a disposizione per mettersi in mostra. In caso di responso negativo la carriera rischia di bruciarsi. “Ci sono ragazzi che lavorano tutta la vita per entrare in MotoGP, per fare soldi lì e che investono tutta la vita in questo“, ha sottolineato Scott Redding. “Ma ora entri in MotoGP e se non funziona per un anno o due sei fuori. Vale tutto il tempo e l’energia che ci metti? Che dopo due anni vieni licenziato per non essere abbastanza bravo? Cosa farai allora? Non hai soldi, devi lavorare, devi cercare altre cose. Questo non è giusto e rispettoso per i conducenti“.