Oggi l’appuntamento con Metropolitan Today è dedicato al sequestro Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo 1978. Si apre da quel giorno uno dei periodi più bui della nostra storia. A 43 anni da quell’episodio che ha cambiato la storia politica del nostro paese, si attendono ancora risposte. Molti ancora oggi gli aspetti oscuri legati a questa orribile vicenda. Mancavano pochi minuti alle ore 9 del mattino di quel 16 marzo. Due auto della scorta raggiunsero l’abitazione del Presidente della Dc Aldo Moro, nel quartiere Trionfale di Roma, con successiva destinazione a Montecitorio.

Lì il Presidente Moro era atteso per il voto alla fiducia di un nuovo governo Andreotti. Quello era il primo esecutivo che, dopo lunghe trattative curate dallo stesso Moro, avrebbe contato sulla fiducia del partito Comunista guidato da Enrico Berlinguer. La scorta preso a bordo Aldo Moro, si avviò verso il parlamento. Ad attenderla in via Mario Fani all’angolo con via Stresa, un commando di terroristi delle Brigate Rosse. Camuffati da ufficiali dell’aeronautica, il commando aprì il fuoco, e in pochi minuti lasciarono sull’asfalto i corpi senza vita dei cinque agenti, e sequestrando l’illeso Presidente della DC, per poi darsi alla fuga a bordo di una Fiat 132 blu.

Nella foto il luogo dell'attentato del rapimento Aldo Moro  photo credit: lanuovaprovincia.it
Nella foto il luogo dell’attentato del rapimento Aldo Moro photo credit: lanuovaprovincia.it

Sequestro Aldo Moro, la prigionia, le trattative

La notizia dell’attentato e del sequestro Moro raggiunse in pochi minuti ogni angolo del nostro paese, e non solo. A poco più di un ora da quell’orrendo atto terroristico arrivò l’agghiacciante rivendicazione da parte delle Brigate Rosse nelle sedi dell’Ansa di Roma e Milano, con l’ormai tristemente nota frase “Attacco al cuore dello Stato“. Nella concitazione provocata dal grave evento l’allora Presidente della Camera Sandro Pertini invitò i rappresentanti delle forze politiche italiane a votare immediatamente la fiducia al Governo di solidarietà nazionale guidato da Giulio Andreotti. Dal giorno del sequestro, passarono altri 55 giorni, vissuti tra indagini, depistaggi, interventi dei servizi segreti. Svariate furono le lettere scritte da Aldo Moro durante la sua prigionia.

Lettere destinate e fatte recapitare alla famiglia. Ad ogni livello, vari furono i tentativi di trattare il rilascio del Presidente Moro. Anche il Vaticano scese in campo per trattarne la liberazione. Fu così che l’allora papa Paolo VI offrì in cambio del rilascio, l’ingente cifra di 10 miliardi di lire, accompagnando la generosa offerta con una straziante lettera scritta personalmente dal papa e destinata alle Brigate Rosse come ultimo disperato tentativo. L’epilogo della vicenda è purtroppo storia. Una storia che con l’assassinio di Aldo Moro, avvenuta il 9 maggio, ha lasciato una moglie senza un marito, 4 figli senza un padre, un paese senza uno dei suoi massimi rappresentanti politici della nostra storia, e ancora oggi a distanza di 43 anni da quell’evento, lascia ancora tanti, troppi dubbi sulla vicenda.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Aldo Moro) photo credit:ansa.it

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