Un musicista la cui voce non è nuova sulla scena musicale internazionale, ma che sta affrontando un nuovo debutto. Una finale a The Voice France nel 2017, un album nel 2018, poi X Factor nel 2019, eppure ha appena pubblicato il primo singolo. Nicola Cavallaro, catanese, classe ’91, riparte da SERYO, e noi di Metropolitan Magazine ci siamo fatti raccontare il percorso verso questa rinascita artistica.
SERYO, la rinascita di Nicola musicista
Da Nicola a SERYO. In che modo il cambiamento di nome segna quella che definisci la tua rinascita?
Cambiare nome è come ammettere una nuova identità. Le mie ultime esperienze, da X Factor alla mia storia personale, mi hanno permesso di trovare la mia strada musicale e artistica definitiva. A un certo punto tutto quel vissuto si è concentrato in un’energia che poteva liberarsi solo azzerando quello che ero stato, ed è qui che nasce SERYO. Da una parte ho tratto spunto da un modo di dire comune a Catania, la mia città, “fare il serio”, dall’altra lo intendo anche come mia aspirazione a una serietà intellettuale, ora che cerco di lanciare messaggi che siano veri e utili a chi mi ascolta. La “Y” invece crea un gioco visivo tra serio e servo, perché io spero e cerco di mettermi a disposizione completa della musica, il mio più grande amore, proprio come un servo.
Perciò dobbiamo aspettarci uno stravolgimento totale?
Proprio così. Tutte le mie esperienze passate non sono state inutili, anzi, sono state di estrema importanza perché per esempio a X Factor ho avuto modo di testarmi, di provare tanti campi differenti dal punto di vista artistico e musicale. La mia chiave di volta è stata proprio il fatto di essermi messo in gioco e non aver precedentemente azzeccato tutto quello che in realtà mi serviva per esprimermi al meglio. Quindi sì, ci sarà uno stravolgimento totale in cui però garantisco che troverete me stesso al 100%.
Il lockdown ha in qualche modo impattato su questo cambio di direzione o è stato un work in progress iniziato già prima?
Per quanto il lockdown sia stato brutale da un punto di vista psicologico e sociale, credo che mi abbia dato la possibilità di guardarmi allo specchio. Proprio in quel periodo ho capito che dovevo sforzarmi di più per avere un’idea esatta di dove volessi andare. Sono stato chiuso in una stanza per due mesi e mezzo, le uniche cose che avevo con me erano la chitarra, il computer e i programmi per registrare. Tutto ciò che ho potuto fare è stato riflettere, cercare di trovare una via di uscita morale utile. Proprio per questo ho preso in mano il coraggio di cambiare, cosa per niente facile, e mi sono rimesso in gioco anche grazie all’impatto psicologico che avuto su di me il lockdown.
“C’è Posta Per Te” e le prossime novità
“C’è Posta Per Te” è il tuo primo singolo uscito come SERYO. Il testo è diretto, così come di grande impatto è la sua copertina. Quale messaggio passa da questo nuovo debutto?
Potrei riassumere tutto attraverso una parola: libertà. Per quanto sembri banale, secondo me essere liberi è fondamentale per avere buone basi di vita e ognuno di noi, io in primis, dovremmo sforzarci ogni giorno di inseguire questa libertà, di tagliare fuori giudizi e stereotipi per sentirci liberi di esprimerci fisicamente, di emozionarci. A livello personale questa libertà significa slegarmi da quello che sono stato ma anche libertà di dire tutto quello che penso.“C’è Posta Per Te” nasce come critica sociale: da siciliano racconto il quotidiano di un contesto sociale non semplice, quello del sud. E lo faccio inserendo riferimenti politici nel testo, come il ponte sullo stretto di Messina, emblema di promesse politiche gettate al vento, ma lo faccio anche parlando di ciò che vivo nella mia quotidianità dal punto di vista sociale. Con questa canzone dico a me stesso “sentiti libero e vai avanti”.
Progetti che ci farai ascoltare prossimamente?
Oltre al video di “C’è Posta Per Te” che è appena uscito, sto lavorando molto all’album. So già che avrà un concept molto solido, racconterà una storia muovendosi tra varie sfaccettature ma mantenendo un mood unitario. Se tutto va bene, presto vedrete e ascolterete tante cose nuove!
Stai pensando anche di suonare live, nonostante l’incertezza del periodo?
Questo è un punto molto delicato per me. Per il tipo di musicista che sono vedo il live come una delle parti fondamentali dell’espressione. Io adoro stare sul palco perché quando riesco a guardare le persone negli occhi si instaura quella connessione che mi smuove dentro, ed è proprio questo che cerco. Un monitor o un qualsiasi mezzo che si frappone fra me e le persone fa perdere quel calore umano che per me è imprescindibile. Quindi sì, vorrei riuscire a progettare tutto quello che sarà possibile fare live e sono fiducioso nel fatto che riusciremo a trovare, come comunità musicale, delle soluzioni per andare avanti. Potremmo cominciare riscoprendo alcuni piaceri del live, che ultimamente è visto quasi solo come evento di aggregazione, trasformandolo in un ascolto vero e proprio. Io preferirei poterlo vedere comunque un artista, anche se seduto su una sedia a un metro di distanza.
Semplicemente Nicola
E Nicola cosa farà? Ti concentrerai solo sulla musica adesso?
Sono ancora iscritto a medicina anche se è un po’ difficile far combaciare l’impegno musicale e quello universitario, ma ho deciso di non vivere la mia vita secondo canoni classici. Ho scelto di dare tutto alla musica non tanto come progetto, che è un termine freddo per il mio modo di viverla, ma come passione totalizzante. C’è una parte di persone nel mondo della musica che ragiona sul progetto, sul marketing, mentre io mi sono ritrovato a fare questo mestiere solo come conseguenza del vivere con la chitarra in mano e della voglia di fare serate. La mia non è stata una scelta a tavolino, non ho mai pensato “ora proviamo a fare il professionista”. Ho intrapreso questa strada perché mi rende felice, e per questo non vedo un reale distacco tra Nicola e SERYO.
Un album o un artista che stai ascoltando in questo periodo e che consiglieresti?
Post Malone, senza dubbio. Di lui si è scritto che “anche la trap ha trovato il suo Johnny Cash”, ed è proprio quello che penso anche io. È un artista che scrive le sue canzoni con la chitarra, modernizzando il suono ma mantenendo la bellezza del cantautorato, elemento che fa la differenza e che cerco anche io nella mia musica. Post Malone negli ultimi anni ha completamente cambiato il modo di fare musica underground in America, per questo mi fa vibrare parecchio l’anima.
Francesca Staropoli
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