L’attesissimo film di Verdone “Si vive una volta sola” è arrivato il 13 maggio sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video. Di e con Carlo Verdone, nella pellicola troviamo anche Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna Foglietta.
Si tratta di una commedia che vorrebbe avere un sapore più amaro di quanto alla fine non riesca. La storia di base vede tre colleghi abituati a fare scherzi a dir poco esagerati all’anestetista della squadra, Amedeo (Rocco Papaleo), finché, a seguito di un controllo di routine, non emerge che è gravemente malato.
Ignaro delle proprie condizioni, l’anestesista, esasperato dai continui scherzi di cattivo gusto degli amici, dice di volersi prendere cinque giorni di vacanza in Puglia perché, dopotutto, “si vive una volta sola”. Il capo chirurgo Umberto Gastaldi (Carlo Verdone), la strumentista Lucia Santelli (Anna Foglietta) e l’assistente Corrado Pezzella (Max Tortora) gli danno quindi inaspettatamente corda e partono con lui cercando di trovare il momento più opportuno per rivelargli le sue condizioni di salute.
“Si vive una volta sola”: una comicità che risulta un po’ vecchia
Nel film scritto da Verdone, Veronesi e Plastino si assiste a dialoghi ripetitivi e scene surreali che cercano di intercettare la risata di un ideale spettatore da cinepanettone. Si ha continuamente l’impressione di trovarsi davanti a pretesti per una facile risata (si pensi alla scena di Verdone in ascensore) con soluzioni forse troppo teatrali per il mezzo cinematografico.
Si fa molta leva su cliché triti e ritriti che vanno dagli stereotipi di genere alla tipizzazione degli extracomunitari in base alla loro provenienza, il tutto mantenendo un tono leggero al grido di “fatte ‘na risata!”.
Stereotipi di genere, ne abbiamo?
Lo “sguardo maschile” dietro a questo prodotto cinematografico, il male gaze teorizzato da Laura Mulvey nel ’75, è ben visibile dalla caratterizzazione degli unici due personaggi femminili che abbiano un minimo rilievo nel film: la strumentista Lucia e Tina Gastaldi (Mariana Falace), figlia del primario Umberto.
Seppure anche il personaggio interpretato da Foglietta presenti alcuni tratti problematici, in questa sede vale la pena soffermarci sulla seconda. Tina fa la sua entrata in scena con un vestito particolarmente succinto e provocante: la sua è una figura ipersessualizzata, che diventa una vera e propria macchietta su cui viene espresso un forte giudizio moralistico (anche da parte della stessa Lucia) per via delle sue scelte di vita e di come ha scelto di usare il su corpo.
Il personaggio di Tina avrebbe potuto potenzialmente creare un secondo piano narrativo, quello del rapporto padre-figlia, che tuttavia non viene sviluppato e anzi finisce per appiattire ulteriormente la figura di Umberto, che rimane chirurgo e amico prima che padre.
“Si vive una volta sola”, approdato lo scorso giovedì su Prime Video, è, in sintesi, un film con un finale piuttosto prevedibile e che ostenta leggerezza, lavorando purtroppo con un umorismo rallentato da luoghi comuni e stereotipi.
Debora Troiani