Il Simposio di Platone è forse uno dei dialoghi più conosciuti del filosofo greco. In questo nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, un viaggio fra uno dei banchetti più famosi della filosofia.

Simposio: il dialogo sull’Amore

Il Simposio, noto anche con il nome di Convivio o Convinto, è uno dei Dialoghi Platonici più rinomati. La cornice in cui si svolge la vicenda è il classico banchetto greco che, come da tradizione, poteva protrarsi per interi giorni. In questo caso il lauto festeggiamento è offerto dal poeta tragico Agatone per celebrare la sua vittoria alle Lenee: celebrazioni in onore del dio Dioniso, in cui erano messe in scena rappresentazioni teatrali. Tra gli invitati, numerose personalità ateniesi di spicco del tempo, fra cui, Socrate. Ognuno di loro presenta un elogio avente come oggetto l’Amore, Eros. I commensali quindi, intontiti dalla sbornia del giorno prima decidono di mettere da parte l’assunzione di vino per abbandonarsi a disquisizioni verbali.

Simposio, la scintilla sull’amore che scoppia nella dimora di Agatone

La vicenda esordisce quando, una notte ad Atene, Apollodoro passeggia per le vie della città con un amico. Quest’ultimo esorta il suo compagno a raccontargli del famoso convivio tenutosi in casa del tragediografo Agatone dove furono invitati grandi personalità di spicco: medici, oratori, e letterati del tempo. Apollodoro però, spiega all’amico Glaucone che il banchetto di cui parla era avvenuto molto tempo prima e che era stato Aristodemo a fargli sapere i dettagli di quella notte. Una sera, infatti, Aristodemo vide Socrate imbellettato con persino i sandali ai piedi: cosa molto rara per il filosofo.

Simposio, frammento - Photo Credits: wikipedia
Simposio, frammento – Photo Credits: wikipedia

Socrate gli spiega che si sta dirigendo verso casa di Agatone poiché, il poeta, darà una festa per festeggiare la sua vittoria alle Lenee. Aristodemo lo segue, tuttavia Socrate è colto da una delle sue riflessioni: indugia fuori casa immerso nei suoi pensieri ed entra nella dimora solo a metà festa. Dopo aver trangugiato del vino, Agatone chiede ai suoi commensali di cosa volessero discutere: così Erissimaco propone un discorso su Eros, ovvero l’Amore. Tutti d’accordo iniziano il dialogo.

Declinazione dell’Eros nelle sue diverse forme: i discorsi dei commensali

Aristodemo segue la discussione dei presenti non sedendo al tavolo. In ordine tutti i commensali iniziano a presentare le loro teorie:

  • Fedro: un giovane letterato, discepolo e amico di Socrate, esordisce dicendo che Amore è uno degli dèi più antichi, oltretutto colui influenza maggiormente la vita degli uomini: li spinge ad azioni nobili per non doversi vergognare di fronte al proprio amante. A riprova della sua tesi riporta alcuni esempi: Alcesti che superò in amore i genitori del suo sposo, Admeto, suscitando l’ammirazione degli dèi. Ciò non fu simile per Orfeo che nell’Ade si dimostrò vile. O ancora Achille che si sacrificò per la morte dell’amico Patroclo. Le divinità gli riservarono l’Isola dei Beati.
  • Pausania: distinse due forme di Eros: l’amore nobile e volgare. Il primo celebra l’intelligenza e l’anima degli uomini; il secondo ama i corpi ed il soddisfacimento della passione. Così come esistono due Afroditi Afrodite Urania, Celeste, figlia di Urano, e l’Afrodite Pandèmia, Volgare, figlia di Zeus e di Dione – così esistono due tipi di Amore. Il primo è nominato Celeste e si accompagna all’Afrodite Urania. Il secondo, detto Volgare, si accompagna invece all’Afrodite Pandèmia.
  • Erissimaco: il medico fa aleggiare sul discorso amoroso la sua formazione scientifica: celebra Eros come forza vitale della natura: nell’uomo, è un porzione fondamentale dell’equilibrio fisico che ne garantisce la salute. Anche lui distingue un Eros positivo, che garantisce vita e fertilità ad uno negativo: eccesso e mancanza di equilibrio, provocatore di catastrofi naturali e malattie; contrappone quindi l’Afrodite Pandemia all’Afrodite Polimnia, portatrice di disordine. L’amore è visto come un fenomeno presente in natura.

Aristofane e il discorso del mito Androgino

  • Aristofane: il commediografo racconta uno dei passi discorsivi più celebri del Simposio, il celebre mito dell’androgino: in principio gli esseri umani erano mostruosi e potenti. Ogni individuo era formato, a sua volta, da due individui uniti per la schiena, con la testa in comune avente due volti. I sessi erano tre: femminile, formato da due donne; maschile, da due uomini; androgino, costituito da un uomo e una donna. Questi ultimi sfidarono Zeus: per diminuire la loro potenza li fece tagliare in due. Da allora ognuno di loro è destinato alla ricerca della propria metà in modo tale da ricomporre l’unità originaria: quelli che derivano dagli androgini sono eterosessuali, in quanto l’uomo cerca la donna e viceversa; coloro i quali derivano dagli altri sessi sono omosessuali.

«Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d’amore dunque è dato per il desiderio e l’aspirazione all’intero.»

  • Agatone: celebra i doni di Eros: il padrone di casa decanta Eros come il dio più bello e nobile, che dona agli uomini amicizia e armonia nelle cose.

Simposio: come Socrate ribaltò i discorsi dei commensali che attribuirono ad Eros false qualità

  • Socrate: interviene per ultimo, ribaltando interamente il discorso sull’Amore: introduce la figura di Diotima, sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate della concezione di Amore. Ella sostiene che Eros non è né bello né buono; esso desidera il bene e la bellezza, ma non si può desiderare ciò che si ha già ed è insito in sé. Eros è paragonato a un filosofo, che brama la saggezza senza possederla; è anche presentato come un demone, una forza che media tra gli dèi e gli uomini. Colui che ama desidera, e, partendo dal desiderio della bellezza della persona amata, si eleva, fino ad arrivare alla contemplazione della bellezza stessa e al mondo delle idee. Amore è concepito da Penìa – la Povertà – che approfittò di Póros – l’Espediente – ubriaco, alla festa di Afrodite: egli è quindi un essere intermedio tra il divino e l’umano. Gli uomini scorgono solo il lato bello dell’Amore. Ciò deriva dal fatto che Amore è identificato con l’amato e non con l’amante: Cosa spinge l’amante verso l’amato? Gli uomini fertili cercano la felicità nella discendenza e nella continuità; chi è fecondo nell’anima cerca un’anima bella a cui unire la propria.Colui che ama comprenderà che la bellezza derivante dai sensi è ben poco di fronte al tripudio delle anime.
Simposio, Socrate e la sacerdotessa Diotima - Photo Credits: facebook
Simposio, Socrate e la sacerdotessa Diotima – Photo Credits: facebook
  • Alcibiade: politico e oratore ateniese, irrompe al banchetto senza attenersi al tema scelto ma intessendo un discorso che elogia Socrate. Alcibiade paragona Socrate ad una statuetta di un Sileno: brutto esternamente ma con un animo che cela immagini profetiche e divine. Socrate non è bello ma possiede dentro di sé la Sophia, sapienza. La forza motrice dell’Eros si riflette nell’aspirazione alla bellezza sinonimo di Bene e di cui il Bello è promulgazione ed emanazione. Socrate è il vero Eros poiché è un Eros che desidera un Bello tendente alla sapienza, bellezza per eccellenza.Socrate è per cui presentato da Alcibiade come vero filosofo.

Finale

Tutti acclamano Alcibiade tranne Socrate: ironizza sull’accaduto affermando di voler metter contrasti con Agatone. Improvvisamente sopraggiungono altri uomini che si uniscono al simposio. Aristodemo si sveglia la mattina seguente trovando desti solo Socrate, Agatone ed Aristofane, impegnati in una diatriba: Socrate intimava i due ad ammettere che un vero poeta doveva saper comporre sia tragedie sia commedie. Successivamente, Agatone e Aristofane si addormentano. Socrate va via con Aristodemo impegnato a trascorrere la sua giornata come di consueto.

Simposio, attualità e insegnamenti di un antico dialogo

Eros è presentato come un demone mediatore tra l’uomo e gli dèi e al tempo stesso mediatore fra la natura divina e quella umana. Una chiave di lettura moderna e profetica considerando che l’Amore, essendo un sentimento irrazionale vive di contrasti e dinamismo. La tensione erotica di cui parla Platone invoglia l’uomo alla ricerca costante, che fa giungere al mondo delle idee ed alla Verità. La tensione prodotta è l’unica passione che, dice Platone, non sia in contrasto con la ragione e produca azioni positive. Senza il desiderio la razionalità non conduce l’individuo al di là del mondo sensibile. La brama di andare oltre è legata all’Eros come sentimento di mancanza.