Una donna viene ingiustamente licenziata dal suo lavoro in banca per degli scatti hard appartenenti alla sua vita privata.

La banca l’ha licenziata per “giusta causa” dopo il video hard, ma la donna la giudica una discriminazione

Quale sarebbe la “giusta causa”? Quello che riguarda il licenziamento di una donna quarantenne piemontese, e siracusana d’adozione, non può che accendere anche i riflettori mediatici. Il motivo? Secondo quando riportato la donna sostiene di aver ricevuto il provvedimento dalla banca in cui lavora a causa della sua scelta di pubblicare foto piccanti sui social. La donna avrebbe ricevuto dalla banca una lettera di ammonimento (e conseguente sospensione dal lavoro) e poi la lettera di licenziamento “per giusta causa”

Dopo la comunicazione banca, la donna ha voluto rimarcare quello che è il suo pensiero a riguardo. “Sono sempre stata discriminata io ho sempre posato come modella, e dal settembre 2020 mi sono iscritta ad una piattaforma privata dove inserisco dei contenuti più espliciti. Poi dallo scorso anno sui miei social ho pubblicizzato alcune serate.”, ha commentato su Radio24.
Ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro. Per me è stato un abuso da parte loro […] sono una donna che intende sfidare i falsi moralismi. Ma nei giorni scorsi mi è arrivata la comunicazione del licenziamento dove si evidenzia l’inadeguatezza e la mancanza di rapporto fiduciario per il mio comportamento immorale».

L’avvocato della donna parla di mobbing ed intromissione nella vita privata

L’avvocato della donna, Piero Ortisi, parla di mobbing, e ribadisce che è stata “illegittimamente sospesa, perché le circostanze attinenti la vita propria del lavoratore non godono di alcuna rilevanza soprattutto laddove siano estranee al contesto professionale”. In poche parole, la vita privata della dipendente doveva rimanere tale dato che non intaccava in alcun modo il suo lavoro nella banca. “I fatti posti alla base della contestazione sarebbero in ogni caso null’altro che libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente”.

Enrica Nardecchia

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