Smart working: accordo raggiunto per il settore privato

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Di Redazione Metropolitan

E’ stato raggiunto, dopo mesi di confronto al Ministero del Lavoro, l’accordo tra Governo e parti sociali sulle nuove regole per disciplinare lo smart working anche nel settore privato. «Oggi concludiamo un percorso per il quale confronto e dialogo sono stati fondamentali», ha detto il Ministro Andrea Orlando.

I punti dell’accordo

L’accordo si compone di 16 articoli. Tra i punti principali vi sono i seguenti. L’adesione allo smart working è su base volontaria e con diritto di recesso. Il rifiuto di svolgere la propria prestazione da casa non integra gli estremi del licenziamento per giusta causa. Inoltre, non verrà stabilito un orario preciso di lavoro, ad eccezione della fascia di disconnessione nella quale il lavoratore non offrirà le proprie prestazioni, ma vi sarà un’autonomia di svolgimento delle proprie attività all’interno di obbiettivi assegnati. 

Prevista è anche la fruizione dei permessi orari, ma non del lavoro straordinario. Nei casi di assenze legittime, come malattia, infortuni o ferie, il lavoratore potrà disattivare i propri dispositivi e non prendere in carico eventuali comunicazioni. Il luogo, inoltre, dove svolgere la propria prestazione da remoto può essere scelto dal singolo purché abbia determinati requisiti, come connessione o sicurezza e riservatezza nel trattamento dei dati.

Adesione

Hanno dato l’adesione al protocollo insieme al Ministero del Lavoro, la Cgil, la Cisl, la Uil, l’Ugl, la Confsal, la Cisal, l’Usb, tra i sindacati dei lavoratori.

Per le parti datoriali hanno aderito Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Alleanza delle cooperative, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Copagri, Abi, Ania, Confprofessioni, Confservizi, Federdistribuzione, Confimi e Confetra.

Silvia Cristini

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