Smart working: cosa cambia dal 1° aprile?

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Di Redazione Metropolitan

Il 1° aprile segna la fine dello stato d’emergenza in Italia. Che cosa ne sarà dello smart working? Vediamolo insieme, cercando di capire come sarà la vita lavorativa d’ora in poi, con la pandemia quasi alle porte e un nuovo inizio con nuove regola a cui doversi saper adattare.

Il lavoro agile durante la pandemia, come tutti sappiamo, è stato quasi totalmente bloccato. La legge 81 del 2017 è stata fatta apposta per regolare il lavoro agile, solo pochi anni prima dello scoppio del Covid-19, che trattava una serie di obblighi imposti per quando riguarda il lavoro in Italia. Con l’apertura dello stato d’emergenza, questi obblighi furono tolti in favore dell’ormai noto smart working, a cui più o meno tutti ci siamo dovuti adattare. Dal 1° aprile non più. Cosa succederà allora?

Dal prossimo mese la situazione tornerà la stessa di prima dell’emergenza sanitaria di Covid, con caratteristiche diverse a seconda dei settori produttivi. I vari sindacati in tutto lo Stato stanno per chiedendo di effettuare delle modifiche alla legge 81, motivo per cui il ministro del lavoro Andrea Orlando sembra avere intenzione di tendere una mano a queste richieste dalle parti sociali. Lo scorso 7 dicembre è stato infatti firmato un protocollo che evidenzia le linee guida dello smart working, che a conti fatti altro non è che una semplificazione del lavoro agile. Lavoro e basta. Ma come regolarlo? Bisognerà trovare un accordo che faccia tutti contenti, Stato e sindacati, e nuove regole per entrare nel periodo post-pandemico che tutti stiamo aspettando da troppo tempo.

A quanto pare, il nuovo contratto disciplina per la prima volta lo smart working nella Pubblica amministrazioni, garantendo il diritto alla disconnessione e la tutela dello stipendio. In quella che è conosciuta come fascia di contabilità, gli statali che lavorano da casa hanno dovuto, fino ad ora, rispondere a telefonate e mail ed essere immediatamente operativi. Con il nuovo contratto, non subiranno tagli allo stipendio, ma non avranno diritto agli straordinari. Per quanto riguarda i buoni pasto, in fase di contrattazione integrativa, le singole amministrazioni decideranno se concedere o meno un “bonus” ai dipendenti in smart working per coprire parte delle spese che sostengono (per il cibo, l’elettricità, la connessione) quando lavorano da casa.

Durante l’emergenza sanitaria Covid, lo smart working è stato utilizzato da un numero enorme di lavoratori, che oscilla tra i 5 e li 8 milioni, che come abbiamo già detto, hanno operato secondo moduli differenti a seconda del settore di appartenenza. La relazione del gruppo di studio “Lavoro agile”, che è stato istituito dal ministro Orlando al fine di fare un bilancio della situazione, ha affermato che lo smart working ha coinvolto una quota tra il 28% e il 35% della forza lavoro, cifra abnorme se la si viene paragonata al periodo pre-pandemia.

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