Spari sulla folla a Beirut: 6 morti e decine di feriti

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Di Redazione Metropolitan

È di 6 morti e circa 30 feriti il bilancio dei violenti scontri armati scoppiati oggi a Beirut tra miliziani dei partiti armati sciiti Amal e Hezbollah e non meglio precisati uomini armati e “cecchini”. Lo riferisce la Croce Rossa libanese citata dai media di Beirut. Centinaia di manifestanti del movimento sciita Amal, guidato dal presidente del parlamento Nabih Berri, si sono dati appuntamento alla rotonda Tayyoune, nella parte sud della città, per dirigersi verso il palazzo di giustizia, per protestare contro il giudice che indaga sull’esplosione al porto dell’agosto 2020. Si sono uditi spari.

Secondo un testimone citato dall’agenzia Dpa, gli spari sarebbero arrivati da un edificio nella zona di Tayouneh e poi sono scoppiate le violenze. Sarebbero stati usati anche lanciarazzi. Un giornalista di Associated Press ha visto un uomo aprire il fuoco con una pistola durante la protesta e uomini armati sparare in direzione dei dimostranti dal balcone di un edificio. Le dinamiche dell’escalation in un Paese attraversato dalla peggiore crisi economica degli ultimi 30 anni non sono ancora chiare.

Molti i momenti di tensione. Alcuni proiettili sono penetrati attraverso le finestre di un appartamento della zona: secondo quanto riferisce un funzionario della sicurezza, quattro sono caduti vicino a una scuola francese privata, Freres of Furn el Chebbak, scatenando il panico. Gli studenti si sono rannicchiati nei corridoi, con le finestre aperte per evitare impatti peggiori, in scene che ricordano la guerra civile del 1975-1990. L’esercito ha effettuato allora un dispiegamento imponente nella zona, inviando pattuglie per ricercare chi sparava, ma gli spari sono andati avanti anche dopo l’arrivo dei soldati nella zona.

Le violenze sono scoppiate nel mezzo di un crescendo di tensioni riguardo l’inchiesta sull’esplosione che fece più di 200 morti nell’agosto 2020, dopo la bocciatura di una prima istanza per la ricusazione del giudice Tarek Bitar, titolare dell’indagine, presentata da due ex ministri. Martedì l’inchiesta è stata sospesa per la seconda volta in meno di un mese quando gli ex ministri Ali Hassan Khalil e Ghazi Zoaiter –  entrambi di Amal – hanno presentato un’istanza per la ricusazione del  giudice, del quale mettono in dubbio l’imparzialità, subito dopo un  mandato d’arresto nei confronti di Khalil. Istanza che sarebbe stata bocciata proprio stamani. Per Hezbollah, il cui segretario generale Hasan Nasrallah ha chiesto esplicitamente la sostituzione di Bitar con un “giudice trasparente e onesto”, non mancano le accuse di voler influenzare l’inchiesta. Bitar ha preso a febbraio il posto del giudice Fadi Sawan, rimosso dopo aver incriminato l’ex premier Hassan Diab (che si è dimesso dopo l’esplosione ma ha mantenuto l’incarico fino allo scorso settembre) e altri tre ex ministri accusati di negligenza. A luglio Bitar ha avviato procedimenti contro Diab e altri politici e responsabili della sicurezza. Le tensioni stanno mettendo a dura prova il governo di Najib Miqati, nato appunto a settembre dopo uno stallo di 13 mesi.