Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!
Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia e sociologia nascosta tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.
In questo appuntamento parleremo di Spiderman, il primo film della trilogia diretta da Sam Raimi indicato ancora oggi come la migliore rappresentazione dell’Uomo Ragno classico. Analizzeremo la psicologia del nostro amichevole Spidey di quartiere e il suo antagonista Green Goblin. Siete pronti? Zuccherate il vostro caffè e allacciate i mantelli…
Nerds, assemble!
Spiderman aka Peter Parker
Spiderman, prima di diventare tale, è Peter Parker. Un adolescente naif ed impacciato, un nerd che immagina discorsi con la ragazza che segretamente ama da sempre, Mary Jane. Peter non è speciale. Non è il ricco Bruce Wayne, non è un mutante, non è un alieno, è un qualsiasi ragazzo che cerca di farsi strada tra le numerose difficoltà che gli si presentano nella vita. La genesi di Spiderman ha più del mostro che del supereroe, morso da un ragno geneticamente modificato durante una gita scolastica scopre di aver acquisito abilità particolari “da ragno”. Rappresenta quell’ibrido umano-animale che popolava l’immaginario dei film dell’orrore di una volta e che non poteva che essere una mostruosità, eppure Spiderman è tra i più umani e verosimili di tutti i supereroi. La sua è la storia di un ragazzo normale, con desideri normali, che vuole usare i suoi poteri per scopi normali.
Una storia, “come qualsiasi storia che valga il racconto”, che parte da una ragazza. Compreso il potenziale delle sue nuove abilità decide che è arrivato il momento di farsi avanti, di conquistare Mary Jane con una macchina come quella che ha il fidanzato. Quindi si iscrive ad una gara di combattimento per vincere il denaro, e ci riesce. Ma l’organizzatore si rifiuta di pagarlo quanto stabilito, e quando poco dopo viene rapinato Peter lascia scappare il ladro rispondendo all’organizzatore allo stesso modo in cui era stato da lui congedato: e perché mai dovrebbe essere un problema mio? Poi però lo zio viene ucciso da quello stesso ladro e Peter lo rincorre per ottenere vendetta, che però non sana la ferita interna causata dalla morte di zio Ben. E allora le ultime parole della sua figura paterna lo marchiano a fuoco, ultimando la sua trasformazione.
La maschera di Goblin
Questo primo capitolo della trilogia di Sam Raimi è la origin story non solo di Spiderman, ma anche della sua nemesi per eccellenza, Goblin, qui interpretato magistralmente da Willem Dafoe. Goblin è la maschera da supervillain di Norman Osborn, un arrivista e ricco uomo d’affari che pur di raggiungere i suoi scopi si inietta un siero sul quale la sua compagnia stava facendo ricerche. La sua psiche si frattura inconsciamente in una doppia personalità, la maschera verde porta in superficie tutta l’oscurità e la spietatezza dell’uomo per poi prendere il completo sopravvento. La trasformazione definitiva in Goblin culmina nell’inevitabile scontro con l’Uomo Ragno, ma in ultimo troverà la sua conclusione in un rapido ritorno all’uomo dietro la maschera dedicando il suo ultimo pensiero al figlio.
Il contrasto tra le figure paterne
Padri e figli, è anche su questo che prendono forma le fondamenta della storia di Spiderman e della sua nemesi, che più che una persona è una maschera, quella di Goblin. Alla figura paterna positiva e saggia di Ben si contrappone quella di Norman Osborn per il figlio Harry, amico di Peter. Ma Harry non riesce ad andare in profondità del suo rapporto conflittuale con il padre, fermo all’apparenza dell’uomo come ambizioso magnate, un mito da ammirare e a cui ispirarsi, e quando gli viene riportato il suo corpo senza vita viene aggredito dalla consapevolezza amara che mai sarà in grado di eguagliare il padre, e si riempie di rancore verso quello Spiderman che gli ha portato via il suo idolo irraggiungibile.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità
La morte di Ben è il vero elemento che crea il supereroe Spiderman, non il morso del ragno. Peter abbraccia la sua maschera per perseguire le ultime parole dello zio: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Ed è su questo motto che si snoda il dualismo di Spiderman, mosso dal senso di responsabilità a sua volto causato dal senso di colpa. Perché se il significato di quella frase è molto semplice, ed implica che se si ha una dote che altri non hanno bisogna usarla in modo costruttivo, l’etica che Peter sviluppa su di essa è tormentata dalla morte che si sarebbe potuta evitare se lui non fosse stato egoista.
Il risentimento per lui è un fantasma che lo perseguita attraverso quello stesso motto che costituisce la sua etica. Ed è per questo che, nel corso della sua storia, Peter abbandona spesso la sua maschera da Spiderman. Perché da grandi poteri derivano grandi responsabilità solo se quei poteri si usano, e con questo pensiero tenta di sviare la sua etica convinto così di poter non dover affrontare quelle responsabilità che spesso provocano dolore. Peter cammina in bilico su una ragnatela combattuto tra il voler essere Spiderman per dovere, responsabilità e tentare di colmare il suo senso di colpa, e il non volerlo essere per sfuggire a quegli stessi doveri e responsabilità che a volte sente troppo pesanti sulle sue spalle.
Continua a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Ti aspetto giovedì prossimo 1 ottobre alle 10:30 con un nuovo appuntamento!
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Articolo a cura di Eleonora Chionni