Spiriti magni, sapienza e nostalgia di Dio: la malinconia dei sommi

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Di Stella Grillo

Spiriti magni, i sommi che vissero prima di Cristo e che in terra esercitarono doti intellettuali. Dante, però, li colloca in un limbo costretti ad aspirare per l’eternità alla visione di Dio. Un’analisi delle anime somme per questo nuovo appuntamento del Dantedì.

Spiriti magni: esaltazione della ragione ed incessante ricerca di Dio

Alle spalle il regno dell’ignavi è separato dal fiume Acheronte: Dante e Virgilio iniziano ad addentrarsi nei nove cerchi infernali. Il primo che fa da cornice agli altri gironi è il limbus: etimologicamente derivante dal latino, contraddistingue il nostro attuale termine lembo. Ci si trova nel celebre Limbo teorizzato dalla teologia cattolica: quel luogo di sospensione, intriso di sospiri e malinconia in cui erano collocati i non battezzati. Virgilio si rivolge al Sommo Poeta chiedendo se, per caso, non volesse sapere chi fossero quelle novelle anime vaganti:

Lo buon maestro a me: “Tu non dimandi
che spiriti son questi che tu vedi?
Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi,
non basta, perché non ebber battesmo,
ch’è porta de la fede che tu credi;

Dante, quindi, colloca non solo i profeti dell’Antico Testamento e i fanciulli morti senza il sacramento battesimale, ma anche i giusti e le grandi menti del mondo pagano e coloro che nel tempo di Cristo appartennero ad una fede diversa. Inizia in questo canto la prima sfida culturale, teologica e poetica della Divina Commedia:una scelta originale e coraggiosa poiché non riguardava solo la chiesa medievale e la discordanza con il credo teologico; è un postulato intriso di attualità che pone l’uomo davanti alla grandezza e al contempo il limite della ragione umana.

Spiriti magni e Etica Nicomachea di Aristotele: il raggiungimento della sapienza umana

Nobiltà di intelletto, sapienza, dignità: per le loro qualità gli Spiriti magni sono identificabili con i magnanimi dell’Etica Nicomachea di Aristotele: secondo il filosofo greco, costoro ebbero un animo grande ed acquisirono meriti verso l’umanità. All’interno della Divina Commedia simboleggiano, per l’appunto, il ruolo della grandezza intellettuale umana ed il punto più alto che un individuo possa raggiungere. Furono figure somme che esercitarono le arti dell’intelletto sciolte, tuttavia, dalle virtù teologali fondamentali per l’acquisizione della salvezza eterna. Qual è la loro condanna? La persistenza del peccato originale che non rimossero attraverso il battesimo. I meriti che esercitarono in terra non bastarono da soli a salvarli.

Spiriti magni: il fine intelletto che non può nulla contro la perenne nostalgia di Dio

Dante ne riconosce le alte qualità morali, per cui, dona a queste anime malinconiche un trattamento diverso rispetto agli altri peccatori. La pena loro inferta non prevede punizioni corporali. La loro anima si strugge e soffre unicamente per la brama di Dio. Un desiderio che resterà inappagato in eterno, nonostante la sede privilegiata in cui sono collocati: un nobile castello, simbolo della loro grandezza.

Spiriti magni - Photo Credits: wikipedia
Spiriti magni – Photo Credits: wikipedia

Alighieri è fortemente legato al mondo antico e, alla visione di questi nobili spiriti vetusti, prova un brivido di entusiasmo: incontra Omero, Orazio, Seneca, Platone, Cicerone, Giulio Cesare imbattendosi anche negli eroi troiani Ettore ed Enea. Virgilio stesso appartenne alla schiera degli Spiriti magni. Il Sommo Poeta che ammira profondamente il mondo classico se ne sente anche il continuatore, poiché avente la fede cristiana che mancò al mondo antico.

La sapienza che non è sinonimo di salvezza: la lezione degli Spiriti magni

Il quarto canto è una chiara celebrazione della cultura e della ragione umana. Alighieri, però, non ammette che l’intelletto basti a sé stesso. La pienezza è nella rivelazione. La questione teologica del battesimo, sarà poi bene esplicata nel Paradiso. Le attività sapienti degli antichi furono circoscritte nei limiti dell’umana sapienza, arrivando a possedere solo porzioni di verità. Una lezione attuale e amara, un canto che celebra i limiti della ragione umana ma anche la grandezza della stessa, in quanto persino uomini dalle elevate capacità d’intelletto e morali non possono, solo con le loro forze, raggiungere la felicità. Solo la fede preannuncia una salvezza certa. Virgilio stesso che rappresenta la sospensione, la malinconia e la consapevolezza della privazione della speranza, non perde occasione per ricordare al pellegrino visitatore il limite toccato agli spiriti del nobile castello, nonostante spesero la vita terrena da uomini sommi.