Sottoscritta oggi presso il Foro Italico di Roma una convenzione tra la Fondazione Nicola Irti e la Sport e Salute S.p.A. intesa nell’impegno comune di rieducazione penitenziaria e di miglioramento delle condizioni psico-fisiche dei detenuti. La Sport e Salute, azienda pubblica occupata nello sviluppo delle discipline sportive nel Paese, collaborerà con la “Fondazione Nicola Irti per le opere di carità e di cultura”, impegnata soprattutto nella salvaguardia delle condizione dei detenuti delle carceri italiane. Chiaro l’interesse di porre al centro dell’attenzione la rieducazione che sola “può giustificare il potere di punire un condannato. Lo sport è regole e libertà insieme“, ha spiegato Irti, presidente della Fondazione.
Per la rieducazione dei detenuti attraverso lo sport, “insieme regole e libertà” e “preciso impegno dello Stato” punti di raccordo tra Sport e Salute e Fondazione Irti
Oggi al Foro Italico la Fondazione Nicola Irti e la Società Sport e Salute hanno sottoscritto una convenzione di collaborazione, nel quadro del convegno “Rieducare – lo sport come strumento di dialogo“. L’accordo è nato con l’obiettivo di incrementare l’offerta sportiva dei penitenziari italiani, affidando nuove figure professionali di allenatori e istruttori nei singoli centri. Quest’implementazione renderà più agevole l’istruzione dei detenuti, contribuendo, oltre a rendere autonomi le carceri nell’organizzazione sportiva, anche nell’attivazione di percorsi di formazione e rieducazione.
“La comunità si basa sulle persone, e lo sport ha una straordinaria capacità di promuovere la comunità. Vogliamo promuovere un modello sociale in cui lo sport sia una protezione.” Così ha affermato in apertura del convegno Vito Cozzoli, amministratore delegato e presidente di Sport e Salute. Continuando, ha affermato di voler “rilanciare il modello terriotriale, perché è dobbiamo intercettare il disagio sociale. Le politiche pubbliche non possono fermarsi alle mura degli istituti penitenziari.” Nicola Irti ha continuato affermando come “è lo Stato a condannare, ma anche a rieducare.” Ha chiuso la conferenza Carlo Renoldi, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria: “La rieducazione è preciso impegno dello stato.”
Alberto Alessi
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