Stasera a teatro in estate| I teatri di Roma e Ravenna Festival

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Rassegne estive e stagioni teatrali 2019-2020: gli spettacoli da non perdere

Teatro nazionale di Roma e Quirino

C’è un sogno che ci sta sognando. Con la promessa di un viaggio nei due luoghi privilegiati delle rappresentazione, quello del sogno e quello del teatro, si inaugura la stagione 2019-2020 della  società di produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, sotto il nuovo ciclo di direzione dello Stabile nazionale, guidato da Giorgio Barberio Corsetti, con la consulenza artistica per il Teatro India di Francesca Corona, e la presidenza di  Emanuele Bevilacqua.

23 le produzioni per un cartellone di oltre 70 spettacoli. Ecco i flash su alcuni spettacoli che vi aspettano ai teatri Argentina, India e qualche anticipazione sul Torlonia.

 Augusto (c) Felice Brazzit
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Augusto (c) Felice Brazzit

Argentina, 8 e 9 settembre. Apre la stagione Augusto di Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza 2019 con un omaggio alla figura di Augusto, il clown che combina disastri e riceve schiaffi finti, per una ricognizione sul bisogno umano di sentirsi amati e sulla sofferenza.

Lo spettacolo fa parte di Grandi Pianure, la rassegna sulla coreografia contemporanea a cura di Michele Di Stefano. Augusto è il clown, il fool, l’idiota che combina sempre guai, sempre ubriaco, col naso rosso e che ride di tutto. Ma “augusto” significa anche imperiale, regale, autorevole, ed è il nome del primo imperatore romano.

Eccoli allora, gli interpreti di Augusto, mentre ridono di continuo, senza concedere a loro stessi e al pubblico la possibilità di capirne la ragione. Costretti da una forza misteriosa a organizzare il loro riso ritmicamente e sonoramente.

Si ride anche della violenza, in Augusto, come al circo: quando il clown inciampa, va a sbattere, combina disastri e per punizione riceve uno schiaffo finto dal suo collega. Si ride come ridono i bambini, fino a quando non ci si accorge che ci si è fatti male sul serio.

Milo Rau - Orestes in Mosul (c) TdR
Orestes in Mosul (c) TnR

Il 10 ottobre, in orario ancora da definire, una produzione Teatro di Roma e Matera 2019 insieme per un autore del teatro contemporaneo, Milo Rau, in un progetto che approda dalla Capitale della Cultura alla capitale del Paese  per interrogarsi sul valore attuale dei messaggi di fede, carità e speranza.

Il Nuovo Vangelo è il progetto cinematografico nell’ambito dell’iniziativa La rivolta della dignità-Assemblea politica per la regia di Milo Rau e drammaturgia di Eva-Maria Bertschy.
Rau affronta il tema della “Passione” prendendo le mosse dal Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, per restituire in forma allegorica la figura del Cristo come simbolo di sofferenza degli emarginati.

Scenario dell’operazione la città di cui Pasolini, nel 1964, aveva fatto la sua Gerusalemme, Matera, e che Milo Rau, regista svizzero impegnato sui temi sociali, sceglie per avviare questo lavoro site specific ambientato nella “periferia d’Europa”.

Il Nuovo Vangelo diventa quindi un viaggio nei ghetti e nelle piantagioni di pomodori dove Yvan Sagnet – interprete del ruolo di Gesù e promotore del primo sciopero dei braccianti stranieri in Puglia nel 2011 – trova i suoi apostoli, con i quali metterà in scena la “Passione” di Cristo: rifugiati, richiedenti asilo, disoccupati, protagonisti di una umanità dolente e ai margini della società.

Come climax della campagna politica che accompagna le riprese del film, gli interpreti di Gesù e dei dodici apostoli si riuniranno quindi al Teatro Argentina per proclamare il messaggio del movimento che si è formato attorno a quello che Rau considera il Gesù di oggi, l’immigrato.

Dal 23 al 25 settembre alle 21, il teatro ospita anche l’opera di Rau dedicato al tema della crudeltà del conflitto armato con Orestes in Mosul, di cui firma la regia e la drammaturgia.

Ambientando l’Orestea di Eschilo nel contesto della guerra in Medio Oriente, lo spettacolo è una riflessione su violenza, compassione e  perdono dell’antica tragedia, in relazione al trattamento riservato ai reduci jIhadisti.

Compagnia teatrale La Gaia Scienza ©Musacchio-Ianniello-Pasqualini
Teatri di Roma e  Ravenna Festival
Compagnia teatrale La Gaia Scienza ©Musacchio-Ianniello-Pasqualini

India. Dal 17 ottobre al 3 novembre al Teatro India: La Gaia Scienza: la rivolta degli oggetti, per la regia e drammaturgia di Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari, Alessandra Vanzi.

Un omaggio allo spettacolo Beat 72, La rivolta degli oggetti, del 1976, con cui questi stessi autori, 43 anni fa, hanno dato avvio a un nuovo corso al teatro cambiando i canoni concettuali ed estetici degli spettacoli, nell’ambito della controcultura romana anni ’70.

Ora il testimone passa a tre giovani performer, dando vita ad un riallestimento che è un incontro nel tempo fra epoche, corpi ed esperienze completamente differenti.

dEVERSIVO (c) TdR
Teatri di Roma e Ravenna Festival
dEVERSIVO (c) TdR

Dal 5 al 10 novembre, invece, dEVERSIVO scritto, diretto e interpretato da Eleonora Danco, dove si intrecciano  disperazione e ironia nello spettacolo che ha un’unica protagonista, agguerrita, ribelle e inconcludente, testimone di una Roma sgretolata e luminosa, attraverso  un monologo nevrotico che è autobiografia e viaggio ai margini della vita e della città. dEVERSIVO racconta l’inconscio di un personaggio in conflitto con se stessa e con i no che riceve.

Tre vite di un’unica protagonista: una performer combattiva, una scrittrice in crisi, una regista irrisolta che lottano per la conquista del palcoscenico. Persone e luoghi si sovrappongono nella testa della protagonista.

Dalle periferie al centro storico, la protagonista si logora e si agita in uno spettacolo ipnotico che ha per tappeto volante Roma – tra il Bernini e l’enorme biscotto Plasmon che è Porta Maggiore fino a Sant’Andrea della Valle e Tor Bella Monaca – per restituire l’immagine di una città come fosse un disegno in cui i personaggi si muovono senza toccare terra diventando apparizioni nevrotiche, diari di bordo.

Furore (c) TdR
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Furore (c) TdR

Dal 19 novembre all’ 1 dicembre, invece, è in scena  Furore, dal romanzo di John Steinbeck, adattato dal testo di Emanuele Trevi, un progetto di e con Massimo Popolizio, reduce dal successo di Ragazzi di vita Un nemico del popolo.  

Popolizio ha deciso di confrontarsi con un pilastro della narrativa americana, scritto nel 1939, raccontando della crisi economica e sociale del Paese tra il 1929 e l’attacco a Pearl Harbur, ancora di sorprendente attualità, con un one man show lirico di grande spessore.

L’attore e regista Popolizio è infatti il narratore, lo story-teller che traspone sulla scena le infinite risorse poetiche del metodo narrativo di Steinbeck, rendendole ancora più evidenti ed efficaci attraverso la lettura.

Il Teatro India segnala inoltre che il 20 e 21 settembre, in occasione dei venti anni dall’apertura, sarà possibile partecipare alla Festa India, una 48 ore di festeggiamenti in compagnia degli artisti che hanno segnato la sua storia e dei suoi nuovi protagonisti.

Il

Infine, una terza anticipazione: Le Baccant e  Ifigenia in Tauride di Euripide e la commedia Le Nuvole di Aristofane sono i testi scelti per la 56ª stagione della Fondazione India in scena nel 2020.

Fil rouge dei tre spettacoli sono le verità nascoste, tema della Stagione 2020, dove scene e personaggi e si presentano in maniera opposta rispetto a quello che sono davvero.

A partire dall’ ultima tragedia di Euripide, Le Baccanti, un mosaico impossibile da comporre, dove ogni verità adombra il suo contrario, a Ifigenia in Tauride, dove ogni realtà in cui si credeva si rivela falsa, alle Nuvole, dove ogni fede in certe soluzioni, si rivela illusoria. 

Per il  Teatro Torlonia, il cui programma è ancora in via di definizione,  la nuova direzione sceglie un’offerta di spettacoli che affianca la poesia dal vivo al teatro di parola, con Biancofango (I poeti maledetti _ n. 1 Io e Baudelaire), concerto per attore e pianoforte; la coppia Bartolini/Baronio che recupera la dimensione sociale del rito teatrale condividendo con il pubblico la pratica dei RedReading; il puro teatro parlato con Francesca Ciocchetti e Sara Putignano in Ci vediamo all’alba dal testo di Zinnie Harris; un appuntamento dedicato alle pagine di Elena Ferrante, Storia di un’amicizia, creazione di Fanny&Alexander; infine Massimo Di Michele con Felicità…tà…tà, ispirato alla sferzante opera di Achille Campanile.

Per le altre produzioni del l Teatro Nazionale consultare il sito  http://www.teatrodiroma.net/

Piccoli crimini coniugali ©Massimiliano Donati
teatri di Roma e Ravenna Ffestival
Piccoli crimini coniugali ©Massimiliano Donati

Quirino

Quirino. Ecco alcuni appuntamenti della rassegna 2019-2020 del Teatro Quirino, la cui direzione artistica è affidata a Geppy Gleijeses e Guglielmo Ferro.

Dall’1 al 13 ottobre Michele Placido dirige e interpreta insieme ad Anna Bonaiuto, Piccoli crimini coniugali di Éric-Emmanuel Schmitt. (2003). Gilles e Lisa, una coppia come tante che da quindici anni si trovano a vivere un tranquillo menage familiare.

Ma è tutta apparenza. Lui, scrittore di gialli, poco appassionata della  vita a due, è convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a. Lei, invece, è molto innamorata e ha paura di perdere il marito, magari per colpa di una donna più giovane.

Un piccolo incidente domestico che fa perdere la memoria a  Gilles, diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro. Un veloce e dinamico confronto verbale tra i due protagonisti, un susseguirsi di battute, ora amorevoli ora feroci, ora ironiche ora taglienti, uno scontro che si genera dove una grande passione inespressa cerca un modo per sfogarsi.

Il silenzio grande (c) Teatro Quirino
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Il silenzio grande (c) Teatro Quirino

Dal 15 al 27 ottobre, invece, Il silenzio grande, commedia di Maurizio De Giovanni, regia di Alessandro Gassmann, con Massimiliano Gallo e Stefania Rocca. In scena la complessità dei rapporti familiari, nel luogo dove le nostre vite cambiano negli anni: la casa.

Una famiglia, marito, moglie e due figli. Una governante,  Bettina, che raccoglie le confidenze del marito perché le cose non vanno bene, avvolte dal “ silenzio grande”, ovvero “la somma di tutti quei piccoli silenzi che messi insieme ne diventano uno solo, enorme e difficile da sconfiggere“.

Emergono le incomprensioni e i problemi che ci sono nella coppia e tra i due figli, nascosti  da quel “non-detto” che alla fine erompe portando a galla le verità che si finge di non vedere.

Mariangela D'Abbraccio e Giulio Corso (c) Teatro Quirino
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Mariangela D’Abbraccio e Giulio Corso (c) Teatro Quirino

Dal 3 al 15 marzo è la volta di Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams scritto nel 1947, trasposto più volte al cinema e in teatro, qui diretto da Pier Luigi Pizzi, interpretato da Mariangela D’Abbraccio e Giulio Corso.

Testo amato e odiato, una storia in tre atti che alza il velo sulla macchina oppressiva della famiglia, dell’anima ipocrita dei pregiudizi, sulla feroce stupidità delle paure morali.

Mariangela D’Abbraccio, dopo il successo di Filumena Marturano per la regia di Liliana Cavani, interpreta Blanche Du Bois. All’attore emergente del cinema italiano, Giulio Corso, la parte di Kowalsky.

Dal 17 al 19 marzo, è possibile invece vedere Leo Gullotta nei panni di Bartleby lo scrivano, di Francesco Niccolini, liberamente ispirato al romanzo di Herman Melville, del 1853, per la regia di Emanuele Gamba.

Un ufficio, a Wall Street o in qualunque altra parte del mondo, poco cambia. È una giornata qualunque nello studio di uno sconosciuto e gentile avvocato, che trascorre la vita nella noia più totale, secondo le regole di un moto perpetuo beatamente burocratico, vale a dire meccanico e insensato.

Un ufficio dove i due impiegati si odiano fra di loro e cercano di rubarsi l’un l’altro i centimetri della scrivania che condividono, una segretaria che si fa corteggiare a turno da entrambi ma mira al datore di lavoro, e una donna delle pulizie invadente. Qui, un giorno, viene assunto un nuovo scrivano, Bartleby, che ha il compito di copiare e compilare diligentemente le carte che il suo padrone gli passa.

Finché un giorno Bartleby decide di rispondere a qualsiasi richiesta, dalla più semplice alla più normale in ambito lavorativo, con una frase che è rimasta nella storia: “Avrei preferenza di no”.

Quattro parole, dette sottovoce, senza violenza, ma capaci di paralizzare il lavoro e la logica: una sorta di inattesa turbolenza atmosferica che sconvolge tanto l’ufficio che la vita personale del suo capo.

Per info più dettagliate: www.teatroquirino.it

La locandina del Marconi Teatro Festival (c) Teatro Festival
Teatri di Roma e Ravenna Festival
La locandina del Marconi Teatro Festival (c) Teatro Festival

Sempre a Roma, fino al 28 luglio, la quarta edizione del Marconi Teatro Festival, rassegna di una cinquantina di spettacoli tra prosa, commedia, danza e musica, sui palchi allestiti sia all’interno che all’esterno del teatro.

Tra gli appuntamenti, segnaliamo, dall’11 al 14 luglio, per la regia di Felice Della Corte, Tutto In Famiglia. Dall’autore de celebre “Tootsie”, Murray Schisgal, una divertente commedia nella più classica tradizione della drammaturgia brillante con Francesca Nunzi, Marco Simeoli, Felice Della Corte e Marco Della Vecchia.

Riccardo Muti al Ravenna Festival (c) ravennafestival.org
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Riccardo Muti al Ravenna Festival (c) ravennafestival.org

Ravenna Festival: dal concerto dell’Amicizia a Bob Dylan in Hell

In Romagna, a Ravenna, si va invece verso la conclusione della 30° edizione del Ravenna Festival. Giovedì 11 luglio alle 21 al Pala De André il concerto che sigla il ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura tra Ravenna e città che negli ultimi decenni hanno conosciuto guerra, crisi economiche, lacerazioni religiose o sociali.

Il tema dell’amicizia tra i popoli, che è il nucleo attorno a cui ruota fin dalle sue origini questa manifestazione interdisciplinare, quest’anno è dedicato alla città di Atene, culla della civiltà occidentale che sta faticosamente riemergendo dal crollo economico post 2009.

Il maestro Riccardo Muti dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, l’Athens State Orchestra e la Thessaloniki State Symphony Orchestra sulle musiche della Sinfonia n. 9 in re minore di Beethoven.

Un giovanissimo Bob Dylan (c) Pixabay
Teatri di Roma e Ravenna Festival
Un giovanissimo Bob Dylan (c) Pixabay

Bob Dylan in Hell – Un viaggio nell’Inferno di Dante attraverso le canzoni di Bob Dylan è il titolo dello spettacolo tratto da L’inferno di Bob Dylan (Arcana Edizioni 2018) di Luca Grossi, l’omaggio che Ravenna Festival dedica al cantautore americano vincitore del premio Nobel sottolineando una sua insolita affinità: quella con Dante Alighieri.

In scena dal 12 al 14 luglio alle 11 negli Antichi chiostri francescani di Ravenna, in centro. Con Vinx Lamarmora, Enrico Gardini chitarra e voce Gianluca Morelli piano e programmazioni.

Ma cos’ hanno a che fare Dylan e Dante? L’album di Dylan Blood on the Tracks, uscito nel 1975, è segnato dalle sofferenze di anime dannate, luoghi desolati, peccati mortali, ma comprende anche – nella canzone Tangled Up in Blue – una menzione di Dante, del quale ogni parola “suona vera e risplende come carboni ardenti”.

 Basato sull’omonimo libro di Grossi, Bob Dylan in Hell è quindi un viaggio nell’Inferno attraverso le canzoni del cantautore americano vincitore del premio Nobel e con la guida della Malafesta Theatre Company.

Info su www.ravenanfestival.org

a cura di Anna Cavallo