Teheran annuncia di voler procedere all’arricchimento dell’uranio oltre i limiti consentiti dall’accordo JCPOA del 2015. La Repubblica Islamica cerca così di alzare la posta e punta il dito contro i paesi europei.

La Repubblica Islamica ha annunciato questa mattina, tramite il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica, Behruz Kamalvandi, la decisione di aumentare l’arricchimento dell’uranio dal 3,67% al 4,5%. In tal modo l’Iran supererà i limiti previsti dall’accordo JCPOA sul nucleare del 2015.

La decisione è arrivata in seguito all’ultimatum lanciato dal Presidente Hassan Rohuani. L’Iran accusa infatti gli altri paesi firmatari e più in generale l’Unione Europea per non aver dato seguito al sistema Instex: si tratta di un sistema pensato per aggirare le sanzioni Usa. Al momento Instex sembrerebbe limitarsi solo ad operazioni legate a beni di prima necessità e non un sistema più complessivo per il commercio UE-Iran.

Accordo JCPOA – Il fronte interno

La scelta dell’Iran risponde ad una duplice volontà. Da una parte c’è il tentativo di alzare lo scontro dopo il ritiro unilaterale degli Usa dall’accordo del 2015. Dall’altra è il risultato di un compromesso con cui l’ala più intransigente dei Pasdaran cerca di assumere un ruolo di maggior preminenza nella vita politica del paese.

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Pasdaran in uniforme – Photo Credit: Afp

Il ritiro unilaterale da parte statunitense dall’accordo sul nucleare (JPCOA), ha spinto il governo del pragmatico Hassan Rouhani ad assumere un atteggiamento meno conciliante. Ma sono proprio i Pasdaran, i “Guardiani della rivoluzione”, a giocare un ruolo sempre più importante, come dimostrato dall’abbattimento del drone americano nel golfo dell’Oman.

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Il Presidente iraniano Hassan Rouhani – Photo Credit: CNN.com

La Repubblica Islamica procederà quindi all’arricchimento dell’uranio. Teheran ha però ribadito che il processo non ha nessuna valenza militare e rimane limitato all’ambito esclusivamente civile. Affichè l’Iran si doti dell’arma atomica, il processo di arricchimento deve infatti raggiungere il 90%. Ciò che appare chiaro è che l’inasprimento dei toni tra Iran e Stati Uniti sembra rafforzare in particolare i rispettivi “falchi”.

Accordo JCPOA – Iran vs Usa e UE

L’accordo JCPOA sul nucleare dell’Iran venne firmato nel luglio 2015 dal cosiddetto gruppo dei 5+1 composto dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) più la Germania. Quell’accordo aveva come obiettivo quello di limitare la corsa dell’Iran verso il nucleare in cambio dell’eliminazione delle sanzioni imposte nel 2007 da Usa ed Unione Europea. Esso rappresentava soprattutto un passo distensivo, in particolare nei rapporti bilaterali tra Teheran e Washington, a lungo conflittuali fin dalla rivoluzione islamica del 1979.

Accordo Jcpoa di Vienna
Vienna, rappresentanti dei paesi dell’accordo 5+1 – Photo Credit: Wikipedia

L’elezione di Donald Trump ha ridefinito i rapporti con l’Iran: Trump ha fin da subito adottato una dura retorica contro il paese mediorientale, rinforzando ulteriormente la storica special relationship tra Stati Uniti e Israele. La decisione di ritirarsi dall’accordo nel 2018 ha quindi riproposto il tema dei rapporti bilaterali e ancor di più l’equilibrio in una regione caratterizzata da cronica instabilità.

“L’Iran non è né un membro dell’UE né soggetto ad alcun embargo petrolifero europeo. (Javad Zarif)”

Il tentativo dell’amministrazione americana è quello di costringere Teheran a negoziare un nuovo accordo che comprenda anche misure per limitare lo sviluppo dei sistemi missilistici. È proprio per evitare che l’Iran venga costretto ad un nuovo accordo che il Ministro degli esteri Javad Zarif, accusa l’Unione Europea di una subalternità alle decisioni di Washington. In particolare, l’Iran ritiene che i paesi europei non abbiano fatto nulla per arginare e aggirare le sanzioni che stanno colpendo duramente l’economia persiana. Questo nonostante l’AIEA abbia più volte confermato che l’Iran, prima di decidere per l’arricchimento, ha rispettato i termini dell’accordo del 2015.

Tensione nel Golfo persico

Mentre Usa e Iran continuano il loro “gioco di scacchi” e di accuse, la tensione nella regione del Golfo sale: prima i sabotaggi alle petroliere (non del tutto chiarito), poi l’abbattimento del drone statunitense da parte iraniana e infine l’invio di altri soldati americani nell’area. Più in generale, lo scontro Usa-Iran va oltre la questione, pur importante del nucleare. In particolare, ciò che interessa all’amministrazione Trump è stringere la stretta intorno all’Iran nel tentativo di arginare il percepito “espansionismo” iraniano.

Hezbollah Libano Iran Jpcoa
Sostenitrici di hezbollah – Photo Credit: MPC Journal

La questione quindi si amplia ad inglobare il ruolo iraniano in Siria, il sostegno ad attori come Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e Hamas a Gaza. La partita per il “trono di sabbia” è aperta. I dissidi sul nucleare iraniano sono solamente l’iceberg visibile di una quadro molto più complesso. Nella speranza che le varie parti in causa evitino la classica “provocazione” che tante conseguenze produrrebbe.

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