Oggi in prima serata, alle 21.20 su Italia1, torna “Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie“. Si tratta dell’ottavo film della media franchise “Il pianeta delle scimmie“, nato dal successo dell’omonimo romanzo “La Planète des Singes” di Pierre Boulle, pubblicato nel 1963.
Il film di Matt Reeves è il secondo dellla serie reboot, inaugurata dal “Il pianeta delle scimmie” di Tim Burton 10 anni prima. A 41 anni prima risale invece la prima trasposizione cinematografica diretta da Franklin J. Schaffner. La pellicola riprende diversi elementi dell’originale del ’68: il genere fantascientifico (neanche a dirlo), l’ambientazione in un futuro distopico e lo scontro tra esseri umani e scimmie intelligenti. Questi tratti di base vengono tuttavia rielaborati in un nuovo intreccio narrativo che non manca di appassionare il pubblico con scene da film di guerra.
“Apes Revolution”: l’origine dello scontro
Il film non può che riprendere la narrazione da dove era stata lasciatadal film precedente, “L’alba del pianeta delle scimmie“. L’antefatto ci proietta subito in un contesto tipico da cinema di pandemia: la popolazione mondiale è stata decimata a causa di un virus artificiale, l’ALZ-112, elaborato per curare l’Alzheimer e rivelatosi letale per l’uomo. Le uniche due comunità che ancora restano ad abitare la Terra sono gli umani superstiti, immuni al virus, ed un gruppo di scimmie che vive in una società organizzata e civilizzata.
Le prime tensioni cominciano a crearsi a seguito di una manovra azzardata dei sopravvissuti, che si addentrano nel territorio delle scimmie (a loro espressamente precluso), per raggiungere una diga e cercare di riappropriarsi di un po’ di energia elettrica. Il giorno dopo un esercito di scimmie guidato da Cesare (il protagonista indiscusso della liberazione delle scimmie) dà un ultimatum agli umani.
Il leader della fortezza dei sopravvissuti, Dreyfus (Gary Oldman), concede all’umanissimo scienziato Malcom (Jason Clarke) di recarsi nella foresta in una sorta di missione diplomatica per ristabilire un rapporto pacifico con la comunità delle scimmie. E la missione sembra riuscire nel migliore dei modi: Cesare permette alla delegazione dei sopravvissuti di lavorare alla diga, a condizione di non usare armi.
Quando la natura umana viene indagata dal film d’azione
Pensavo che le scimmie fossero migliori degli umani. Invece sono esattamente uguali.
Cesare, da “Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie”
Ma le tensioni inevitabilmente degenerano: armi nascoste, la difficoltà a fidarsi del “diverso“, la sete di vendetta diventano solo i primi fattori scatenanti di una cascata di eventi che porterà ad attacchi tanto folli quanto strategici, ad ammutinamenti e allo sfogo della rabbia in una violenza che nega ogni teorico “codice morale“.
Matt Reeves in questa nuova rivisitazione del topico conflitto tra essere umano e “simius sapiens” mostra lo scontro dell’umanità con se stessa, con la sua idea di civiltà e con i suoi valori di cui si crede l’unica, insuperabile detentrice. E questo tema di sottofondo si rivela in modo tanto più evidente, quanto alla trama è lasciato di manifestarsi nella sua essenzialità e semplicità, veicolata direttamente dalle scene.
Specchiarsi in una specie evoluta per relativizzare la propria evoluzione. Se questo principio nella pellicola vale nei due sensi, come sottolinea la citazione riportata poco sopra, al pubblico è implicitamente fatto l’invito di interrogarsi in questa stessa direzione.
Debora Troiani
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