Ambientato negli anni ’90, il film “The peacemaker – il conciliatore” (1997)potrebbe sottrarsi ai tipici schemi dei film di spionaggio che ricalcano il binarismo ideologico della Guerra fredda. Al contrario, per trattare di un caso di furto di testate nucleari, il thriller di Mimi Leder sembra attingere a piene mani a quella tradizione riproponendo l’eterna contrapposizione tra Stati Uniti e Russia.
“The peacemaker” è la prima produzione dell’allora nuova casa di produzione cinematografica DreamWorks SKG fondata nel 1994. Il soggetto s’ispira all’articolo dei giornalisti Leslie e Andrew Cockburn che nel libro “One point safe” spiegano le minacce legate al furto e alla perdita di armi nucleari dell’Unione Sovietica.
“The peacemaker”: George Clooney e Nicole Kidman nella ricerca di armi nucleari scomparse
I primi minuti del film ci mostrano una sequenza di scene che risulta troppo lunga e lenta a causa della mancanza di dialoghi, se non in lingua russa, il che rende poco fruibile la narrazione delle premesse del film. Assistiamo quindi al furto di 9 testate nucleari, ad un incidente ferroviario e all’esplosione di una delle testate.
Uno stacco improvviso ci catapulta dall’altra parte del mondo, in Occidente, negli Stati Uniti, e facciamo la conosceza della Dot.ssa Julia Kelly (Nicole Kidman), fisica nucleare che lavora nel dipartimento dedicato all’anticontrabbando nucleare.
Kelly diventa la responsabile temporanea delle indagini su quello che sembra essere un attentato terroristico, rivelandosi poi un furto di armi nucleari da parte del corrotto corpo militare russo. Qui piomba nella trama il personaggio del colonnello Thomas Devoe (George Clooney), un agente dei servizi segreti.
La polarizzazione ideologica smorzata sul finale
Russia terra di corruzione e Stati Uniti patria dei valori. Qui ci appare in tutta la sua evidenza la tipica polarizzazione ideologica della Guerra Fredda cui si accennava all’inizio.
Tuttavia il film sembra volersi sottrarre a questa narrazione semplicistica. Proponendoci un breve flashback, Leder mostra le origini dei demoni interiori del responsabile dell’attentato terroristico da sventare. Pur non prendendo mai le parti del Male contemporaneo per antonomasia (il terrorismo), Leder fa suo un procedimento ormai consueto.
Mostrandoci le motivazioni degli antagonisti ci permette, se non di empatizzare, di comprendere da dove deriva una rabbia e una violenza di quelle proporzioni. E lo fa menzionando persino, seppur en passant, una responsabilità politica degli Stati Uniti.
Debora Troiani
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