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Stefano Mazzoli: intervista al futuro del golf italiano

Il giocatore originario di Montorfano si racconta, da come ha iniziato a giocare, quasi per caso, all’obiettivo di arrivare sul PGA Tour nel più breve tempo possibile. Ecco l’intervista a Stefano Mazzoli: recente vincitore del Red Sea Little Venice Open.

Ciao Stefano, come hai iniziato a giocare?

“Ho iniziato provando in un villaggio turistico con mio padre, mollando subito perché il mio sport principale era lo sci. Negli anni seguenti però, per colpa dei vari infortuni sciistici, sono ritornato sul campo spinto dai miei compagni di classe. Nei primi anni ho alternato golf e sci e, a 15 anni, ho deciso di dedicarmi solo al golf.”

Dallo sci ti rimane il tuo soprannome, Pirmin. Ci può spiegare il perché? 

Questo soprannome mi è stato dato dal mio primo maestro, Stefano Turesso, dato dalla mia somiglianza allo sciatore Pirmin Zurbriggen e dal fatto che passavo molto tempo sugli sci, invece di dedicarmi completamente al golf.

Stefano Mazzoli
Stefano Mazzoli e Pirmin Zurbriggen

Eri già uno dei più forti in Italia? 

No, a 15 anni ero molto indietro rispetto agli altri ragazzi, avendo loro iniziato già da bambini, grazie alle famiglie che già giocavano.” 

Quando hai capito di poter fare il salto di qualità per colmare il gap? 

Quando ho vinto il Campionato Under 18 italiano a Monticello, dove ho battuto molti ragazzi della Nazionale di cui io non facevo ancora parte. Da quel momento sono entrato nel giro della Nazionale e ho iniziato a fare gare all’estero, confrontandomi con i migliori.
Dal punto di vista del gioco il salto di qualità è avvenuto soprattutto grazie al grande lavoro svolto: allenandomi tutti i giorni dopo la scuola, con grande voglia di arrivare a battere gli altri ragazzi.

Stefano Mazzoli
Stefano Mazzoli ad Augusta.
Per gentile concessione di Stefano Mazzoli

Quando e come hai scelto l’università? 

Finite le scuole superiori ho avuto la fortuna di vincere il Campionato Europeo in Slovacchia, dove diversi coach erano presenti e questo mi ha dato l’opportunità di poter scegliere tra le migliori università. Aldilà del mio caso “Fortunato” negli USA ci sono tantissime università: contattandole è possibile andarci per molti ragazzi che lo desiderano, anche con un livello di gioco “peggiore” del mio all’epoca.

Come ti sei trovato negli USA?

Nei primi due semestri ho faticato per diversi motivi: non sapevo bene la lingua ma soprattutto ho iniziato a metà anno. Questo mi ha portato delle difficoltà ad inserirmi con gli altri ragazzi della mia università che avevano già formato vari gruppi di amici, poi ho imparato meglio l’inglese e mi sono integrato. All’università ho studiato comunicazione, riuscendo però ad avere molto spazio per giocare a golf. L’America è perfetta per abbinare questi due aspetti: in Europa non esiste questa mentalità.

Sei stato ad Augusta, sogno praticamente di ogni golfista. Come hai fatto e com’è stato?

Sono andato con l’Università grazie al padre di un ragazzo nella nostra squadra, amico di due soci di Augusta. Periodo: fine gennaio 2019. La bellezza del campo è inimmaginabile ed era perfetto nonostante il freddo. Non l’ho però trovato difficile come me lo immaginavo, basta solamente sbagliare i colpi nelle zone giuste.
Di differente dalla televisione si nota la forte presenza di dislivello, i green ed i fairway sono tutti mossi, ed è proprio questa la difficoltà maggiore del percorso.

Stefano Mazzoli
Stefano Mazzoli con il team sul ponte della famosa buca 12 di Augusta
Per gentile concessione di Stefano Mazzoli

Poi sei tornato in Italia diventando Pro: com’è stato il passaggio… e da poco sei vincitore sull’Alps.

Appena tornato ho avuto difficoltà date le differenze tra percorsi americani ed europei.
Il passaggio a Pro invece è naturale, ormai per vincere da Amateur devi giocare davvero bene. Il grande cambiamento è superare il livello medio: regolarità, attitudine mentale e zero lamentele. Per queste ultime c’è sempre tempo dopo il giro…
Nella vittoria non ho espresso un gioco all’altezza ma mentalmente ho fatto una gran gara, ho tenuto grazie (anche) al mio gioco corto ed al putt.

Da chi è composto il tuo team? 

Alberto Binaghi come swing coach, con Roberto Zappa lavoro sul putt, a livello fisico e biomeccanico mi segue Giorgio De Pieri. A livello manageriale ho firmato con una compagnia inglese: White Rose Sports Management. Da poco più di due settimane ho iniziato a lavorare con un performance coach: Steve McGregor, che ha collaborato con Rory McIlroy.

Che consiglio daresti ai ragazzi che aspirano ad una carriera nel golf?

Di essere molto onesti con se stessi. Ho visto molti ragazzi pieni di talento in università che però non facevano tutto il necessario per arrivare al top, così si sono persi. Per farlo devi metterci anima e corpo al 100% ed a fine carriera potrai dire di avercela messa tutta, anche se non sei arrivato dove volevi… però non ci saranno rimpianti.

Parliamo di buche: quante “Hole in One” ed il tuo miglior colpo

“Zero, non ho mai fatto buca in uno. Però ho imbucato da 110 metri alla buca 1 durante l’ultima gara vinta.
Miglior colpo: un legno tre sotto la pioggia in Irlanda ad un par 5 da 255 metri. Palla data ed eagle.

Tornei: Gara che vorresti giocare e vincere (Masters escluso).

Vorrei partecipare e vincere al The Players, ho già giocato sul percorso e penso che in gara ci potrebbe essere una grande atmosfera. Inoltre è il campo più difficile dove abbia mai giocato, più di Augusta.
Come Major, vorrei arrivare 1° allo U.S. Open… ma anche il Masters “Non lo butto via.”

Cosa farai nell’immediato futuro e dove ti vedi tra 10 anni?

“Ho una qualifica per delle gare del Challenge Tour, in Francia, dove devo classificarmi nei primi 4 per avere più diritto di gioco già da quest’anno. Per quanto riguarda l’Alps Tour avrei dovuto affrontare tre gare in Egitto in questo mese, che sono però state rinviate a causa del coronavirus.
Tra 10 anni mi vedo tra i primi 50 del mondo a giocare in modo stabile i tornei più importanti.”

Grandi obiettivi per il 23enne italiano, riuscirà a raggiungerli e diventare la nuova stella del golf italiano?
Grazie alla sua tenacia e la voglia di arrivare, si toglierà parecchie soddisfazioni, quindi tenetelo d’occhio… tra qualche anno si parlerà sicuramente di lui.

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