”Storie fantastiche delle vacanze”, l’opposizione al mondo adulto di Charles Dickens in quattro racconti per l’infanzia

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Di Stella Grillo

Quattro racconti diversi quelli narrati da Charles Dickens in Storie Fantastiche delle Vacanze che hanno un unico obiettivo: denunciare un mondo non a ”misura di bambino”. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, un breve testo scritto dal padre del romanzo sociale cui, i protagonisti, sono i pensieri dei piccoli; il tutto intriso da un clima favolistico, un ambiente parallelo e ironico.

Storie fantastiche delle vacanze, l’attualità di quattro racconti del tardo ‘800

Storie Fantastiche delle Vacanze Dickens - greenme.it

Un libro leggero, quasi come se fosse scritto da un bambino. Storie Fantastiche delle Vacanze di Charles Dickens riprende a pieno l’ideologia dickensiana e il consueto sarcasmo che contraddistingue la produzione di uno fra i più grandi scrittori dell’epoca vittoriana. Nei quattro racconti di Storie Fantastiche delle Vacanze l’autore critica, come spesso accade nelle sue opere, una società ipocrita, ingiusta, la cui giustizia sociale è del tutto inesistente, e soprattutto un mondo che non è a misura di bambino.

Un libro di appena 90 pagine dove le narrazioni che si susseguono sono sì fantastiche, ma lievi all’apparenza; la peculiarità è che in ognuna delle quattro storie narrate dal grande scrittore, che più di tutti descrisse i soprusi dell’epoca vittoriana, ci si concentra su un contesto specifico in cui le soperchierie avvengono. Altro punto di differenziazione è che in tutto il corso della lettura di Storie Fantastiche delle Vacanze sono i bambini stessi che percepiscono e narrano il mondo secondo il loro punto di vista.

Educare il mondo adulto attraverso la fantasia

Storie Fantastiche delle Vacanze si divide in quattro racconti specifici, tutti narrati dai quattro protagonisti delle storie: William, Nettie, Robert e Alice. I protagonisti diventano i divulgatori, in prima persona, delle loro vicende; ogni racconto, infatti, si svolge all’interno di un contesto diverso e, con la consueta maestria narrativa di Dickens, anche attraverso un genere letterario differente. Una fiaba, un racconto di avventura, una narrazione di pirati e un racconto di vita domestica svelano i risvolti della società del tempo, tutt’ora attuale; bambini sfruttati, svantaggiati economicamente, costretti a diventare adulti prima del solito, abbandonati, personaggi tipici dei romanzi sociali dell’autore.

Tuttavia, i bambini di Storie Fantastiche delle Vacanze posseggono una libertà intellettuale che li induce a voler scheggiare il mondo intoccabile degli adulti, spesso inaccessibile, utilizzando la fantasia. L’opposizione al mondo adulto, quindi, avviene attraverso la creatività, la letteratura, l’invenzione di storie educative per i grandi; la narrazione pedagogica e di denuncia diventa il nobile mezzo per sottolineare le falle di una società e la fallacia dei suoi componenti imbevuti di prevaricazione, prepotenza, impostura.

Storie Fantastiche delle Vacanze, pluralità dei linguaggi e analisi critica di una società non a misura di bambino

Ogni racconto è una vera e propria denuncia, quasi una parodia, a un mondo che non è adatto a custodire la purezza tipica del mondo infantile. Charles Dickens, all’importanza dei contenuti del testo, affianca una serie di pluralità di linguaggi che rende più vivida la narrazione. Il lessico, in base al racconto che il lettore si appresta a leggere, subisce delle piacevoli modifiche; la pluralità dei linguaggi incontrati variano da un registro linguistico marinaresco, passando per un lessico giudiziario fino al linguaggio fiabesco. Storie Fantastiche delle Vacanze è poi pervaso da una divertente sfumatura sarcastica; in ogni racconto le parole utilizzate dai piccoli protagonisti sono spesso riportate in modo errato con una fare quasi tenero che, tuttavia, attesta l’effettivo candore dei personaggi.

Un sarcasmo evidente da parte dell’autore che rivela l’oscura realtà del tempo: un società vittoriana in cui i bambini non avevano spazio, né un posto nel mondo, le cui tutele erano misere e i cui privilegi economici e sociali appartenevano a pochissimi elementi. Un dipinto, purtroppo, non del tutto remoto; la denuncia di Dickens alla società industriale e ai ceti più svantaggiati squarcia un Velo di Maya che, tutt’oggi, ancora esiste nelle periferie, nei quartieri abbandonati, nei continenti dimenticati, nei pregiudizi che ostruiscono una società che, attualmente, dovrebbe essere solo che egualitaria e avanzata.

Stella Grillo

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