Strage di Via D’Amelio: 19 luglio 1992, una domenica che sconvolse l’Italia

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Di Redazione Metropolitan

Strage di Via D’Amelio, Il 19 luglio 1992 un’autobomba caricata con 100 chili di tritolo esplode nel cuore di Palermo, uccidendo l’ultimo baluardo della lotta contro Cosa nostra. In via D’Amelio, a soli 57 giorni dall’assassinio di Giovanni Falcone, viene ucciso, insieme ai cinque uomini della scorta, il giudice Paolo Borsellino.

Il Metropolitan Today di oggi è dedicato a questo evento che sconvolse l’Italia intera. Per non dimenticare e per commemorare coloro i quali hanno dato la vita per combattere un sistema marcio che purtroppo ancora oggi è più presente che mai.

Cinquantasette giorni, l’attesa di un “condannato a morte

Falcone e Borsellino_photocredit:focus
Falcone e Borsellino_photocredit:focus

E’ il 19 luglio del 1992. L’Italia, ancora sgomenta per l’attentato a Giovanni Falcone, avvenuto il 23 maggio dello stesso anno, si preparava inconsapevolmente ad affrontare un nuovo colpo. Mentre gli Italiani stanno ancora piangendo per la morte di Giovanni Falcone, della moglie del giudice Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta, saltati in aria a Capaci per volere di Cosa Nostra, un’altra strage si consuma in via d’Amelio, all’altezza del civico numero 21.

Nei giorni che seguirono la morte di Falcone, Paolo Borsellino aveva capito e per questo aveva fretta. Aveva saputo che a Palermo era arrivato il tritolo che lo avrebbe annientato. “Ora tocca a me” diceva. E aveva iniziato una corsa contro il tempo per scoprire chi aveva ucciso il collega. Voleva arrivare a qualche risultato prima che gli assassini arrivassero a lui.

Paolo Borsellino_photocredit:ilriformista
Paolo Borsellino_photocredit:ilriformista

Nelle ultime interviste si definiva “un condannato a morte”. Anche alla moglie Agnese aveva confidato: “Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”. Cinquantasette giorni separano i due attentati che hanno cambiato la storia del Paese.

Strage di Via D’Amelio, 19 luglio 1992. Paolo Borsellino: “ora tocca a me

Era domenica il 19 luglio del 1992 quando all’altezza del civico 21 di via D’Amelio a Palermo, esplose la Fiat imbottita di tritolo che uccise il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina. Nessuno ha avuto scampo tranne Antonino Vullo, l’unico sopravvissuto, che non ha mai considerato “una fortuna” essere scampato all’orrore. Perché i ricordi di quel pomeriggio sono ancora tutti vivissimi.

Strage di Via d'Amelio, foto d'epoca
Strage di Via d’Amelio, foto d’epoca

Paolo Borsellino stava andando a trovare la mamma Maria Pia Lepanto, come faceva ogni domenica, quando una Fiat 126 rubata, imbottita di esplosivo, è saltata in aria. Erano le 16.58, quando la strada nel cuore di Palermo si è trasformata in un inferno.

L’agenda scomparsa

Uno dei misteri della strage è quello della scomparsa dell’agenda rossa da cui Borsellino non si separava mai. Si dice che all’interno, il magistrato aveva appuntato i nomi dei mandanti eccellenti e dei politici collusi, i segreti delle stragi e l’indicazione dei soggetti istituzionali responsabili della “trattativa” Stato-mafia.  Non fu mai ritrovata, eppure un vecchio filmato dei vigili del fuoco del giorno della strage, quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, dimostra che era lì, per terra, accanto al corpo senza vita del magistrato. La borsa del giudice fu ritrovata sul sedile posteriore della macchina blindata, ma al suo interno l’agenda rossa non c’era.

Ilaria Festa

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