Dopo un mese di attesa è finalmente uscito il volume II della quarta stagione di Stranger Things. L’hype era alle stelle, in quella che, dopo la prima, è stata la migliore stagione del capolavoro targato Netflix. I Duffer Brothers sono riusciti a tenere alte le aspettative? Ecco la nostra recensione senza spoiler.
Stranger Things 4: l’evoluzione delle storyline
La serie riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata. Il gruppo di Hawkins deve cercare di salvare Nancy dal Sottosopra. Joyce, Murray e Hopper stanno cercando di scappare dal campo di lavoro nell’URSS in cui lo sceriffo è stato prigioniero. Mike, Will, Jonathan e Argyle sono alla ricerca di Eleven.
Gli ultimi due episodi della stagione hanno sicuramente il pregio di riprendere le fila di tutto ciò che è stato lasciato in sospeso e di chiudere, le storyline che erano state aperte all’inizio del primo volume. Tuttavia, il problema che si era riscontrato nella prima parte della stagione persiste e forse è accentuato dalla lunghezza degli episodi. La storia ambientata in Russia, infatti, non acquista ritmo, anzi, se possibile, rallenta e risulta fortemente ridondante. Non viene aggiunto (quasi) nulla di nuovo nelle dinamiche tra Joyce, Hopper e Murray che vengono usate come filler e, alle volte, come comic relief.
Si ha però un notevole miglioramento nel ritmo della storyline di Will, Jonathan, Mike ed Undici, in particolare nell’ultimo episodio. Le scene risultano piuttosto incalzanti e interessanti e si lascia spazio allo sviluppo caratteriale dei personaggi (anche se in alcuni casi risulta abbastanza discutibile).
La trama più interessante si svolge sempre ad Hawkins, che rimane il cuore pulsante della narrazione. L’unico difetto, probabilmente, è che tutti i grossi colpi di scena sono stati già messi in atto nel primo volume. C’è sì interesse per le scene d’azione, ma rischiano di perdersi in episodi fin troppo diluiti. Se infatti, tutto il primo volume, nonostante la durata, era risultato scorrevole e dal ritmo tutto sommato martellante, questi ultimi due episodi perdono un po’ la carica di adrenalina che avevano dato i sette precedenti.
Episodi otto e nove
L’episodio otto, infatti, è quasi puramente di transizione; mentre il nono, nonostante i momenti di tensione e di azione, risulta in alcuni punti un po’ ripetitivo e, soprattutto, va a ricalcare lo schema di tutti i finali delle stagioni di Stranger Things. Dopo due puntate epiche (la quarta e la settima) che avevano segnato una differenza qualitativa con le precedenti stagioni, si è ritornati a uno schema narrativo di (relativa) tranquillità e comfort zone.
Il vero punto di forza: l’amicizia tra i personaggi
Nota assolutamente positiva del volume II di Stranger Things 4, però, è il modo in cui sono stati trattati i rapporti tra i personaggi, vero fondamento della serie che nel primo volume si era perso un po’ a favore del plot. In entrambi gli episodi, infatti, ci sono dialoghi che fanno capire la maturazione dei protagonisti o il loro cambiamento. I personaggi esprimono le loro emozioni e i loro sentimenti, si aprono e si confidano. E quindi, se il primo volume aveva come punto di forza i colpi di scena e le rivelazioni chiave per il proseguimento della storia, in questo secondo riemergono (finalmente!) le relazioni di amicizia e fratellanza tra i protagonisti.
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Carola Crippa