Strayed Lights Recensione: un action colorato e divertente

Foto dell'autore

Di Lorenzo Mango

Strayed Lights è stata una piacevole sorpresa. L’ennesimo videogioco indipendente del 2023 che miscelando con mestiere generi di successo, e un’estetica curata e variopinta, sorprende. Senza lasciare “a bocca aperta”, come pare oggidì bisogni fare a tutti i costi per essere reputati un successo. Strayed Light è un successo comunque, pure se non c’è un dieci scritto in calce dopo questa introduzione.

STRAYED LIGHTS | TESTATO SU PC

(Disponibile anche su PlayStation 5, Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X/S)

VOTO 7.5

+Meccanica del parry “a colori” divertente, rispondente e ludicamente onesta
+Lunghezza adeguata per un gioco con narrazione “muta”

+Ambientazioni ispirate e dettagliate, stile fumettoso azzeccato
+Buone Boss Fight, diverse e intrattenenti

-Qualche calo di frame e di stabilità qua e là
-A volte, la mancanza di una spiegazione dei fatti a voce, o testuale, mi è mancata
-A parte i Boss, nemici troppo ripetitivi e ripetuti

Strayed Lights è davvero Ori in 3D?

Strayed Lights NON è Ori in 3D. A partire dall’incipit è immediatamente messo in chiaro che la narrazione segue percorsi diversi, più tortuosi e meno espliciti di quelli del capolavoro Metroidvania. Lo si diceva in molti prima del gameplay definitivo e dei test operati a ridosso del lancio, per via della somiglianza nel design fiabesco dei luoghi esplorabili e delle creature che li abitano. Per dire, dopo la seconda, di tre, sezione di gameplay quell’accostamento stilistico scompare quasi del tutto. 

Forse giusto la caratterizzazione di personaggi e animali raggiunti dallo spiritello che impersoniamo potrebbe rendere Ori e Strayed Lights “fratelli” nell’animo. Pure la ricerca da parte di entrambi i protagonisti di qualcosa che si è perduto, l’abbandono al quale sono costretti da forze apparentemente molto più grandi e oscure di loro è la medesima. Ma non direi che siano abbastanza similitudini per accostare i titoli come lo si è fatto in fase di preview. 

Comunque, sarebbe inutile raccontarvi la trama di Strayed Lights, dal momento che il mio racconto differirà sicuramente da quello di chiunque altro lo approcciasse dopo di me. Sappiate solo che il vostro PG è uno spirito della natura (anche questo è opinabile) che vive i vari momenti della sua breve vita aiutando suoi simili che hanno perso loro stessi, tramutandosi in mostri. Li guida puro istinto, desideri, paure, che puntualmente noi dobbiamo esorcizzare combattendoli. 

Per quanto si senta, ogni tanto, la mancanza anche solo di una voce o testo narrante che suggeriscano un contesto vagamente più stabile e meno vago, tutta l’esperienza narrativa è gradevole anche solo con l’accompagnamento della meravigliosa musica di sottofondo. Benchè interpretabili in modo diversissimo, i sentimenti di ciascun Boss sono chiari, il modo in cui il protagonista li fronteggia emblematico. 

Sono arrivato ai titoli di coda dopo una quindicina di ore, correndo un po’ verso il finale e non ho sentito il desiderio di rigiocarlo. Ciò non significa che le vicende mi abbiano lasciato indifferente: anzi. A seconda della sensibilità di ognuno, sono certo che i molti messaggi delicatamente consegnati da Strayed Lights siano importanti almeno quanto il suo spumeggiante gameplay.

Quando il parry va “colorato”: un gameplay ok

Strayed Lights Recensione

A parte la ovvia differenza di approccio action, in 3D anziché 2D, anche il gameplay non potrebbe essere più differente di così. Strayed Lights è un videogioco d’azione pura, che pone il giocatore nella condizione di affrontare percorsi ben poco labirintici, in cui l’unica vera attività è scontrarsi con i nemici che ci sbarrano la strada per proseguire con la storia. Non c’è esplorazione, non ci si può perdere, per una precisa direzione scelta dagli sviluppatori. 

A dire il vero, se solo i mostri avversari fossero stati un pizzico più diversificati, non sarebbe nemmeno stato un problema. Dopo pochi incontri, però, viene un po’ a noia ripetere sempre le stesse movenze, al massimo dovendo stare attenti a un moveset leggermente più complicato e a qualche azione in più da schivare o parare.

Strayed Lights Recensione

C’è un minimo di platform qua e là, ma “niente di serio”. Il level design è davvero tanto lineare. Come anticipavo, il vero succo di Strayed Lights è combattere corpo a corpo contro i mostri rocciosi che ci ostacolano, sfruttando un sistema di parata perfetta imprescindibile. Si può, teoricamente, completare il gioco anche senza usarlo, ma sarebbe divertente come mangiare la minestra con una forchetta. Diversamente da altri titolo che adoperano il parry come movenza principale senza obbligare a ricorrervi. 

Non basta solo avere un buon tempismo con le parate però. Strayed Lights usa due colori, blu e rosso, per distinguere gli attacchi nemici e le nostre parate. Ovviamente, per fermare un colpo rosso bisognerà accendersi di rosso prima di parare, idem con il blu. La rispondenza ai comandi del pad è istantanea, per fortuna. Ogni fight è perciò soddisfacente e mai frustrante, in particolare se parliamo di Boss Fight. Sono loro il fiore all’occhiello della produzione, tutte diverse e con oppositori dalle movenze variegate e spettacolari il giusto. Mai illeggibili, il che sarebbe stato un altro classico errore spesso commesso per inesperienza, solo molto “cinetiche”. Quasi danze che seguono il ritmo della colonna sonora.

Non manca un sistema di progressione del personaggio che aggiunge qualche opzione offensiva o difensiva in più, ma è praticamente inutile. Anche alla difficoltà selezionabile più alta, non ho mai avuto alcun problema a superare un nemico, di qualunque taglia fosse. 

In conclusione

Strayed Lights Recensione

Trovo che riprendere il contatto con la realtà dei giochi minori indipendenti, singola o doppia A che siano, sia un dovere per ogni videogiocatore moderno. Altrimenti, la retorica regna sovrana nelle sponde degli eccessi, dove tutto deve essere significativo per forza, o per inverso niente deve importare se non il puro divertimento. Nelle zone grigie, quelle di Stray Blade e Strayed Light (ironicamente simili nel nome), c’è una tavolozza di colori che sarebbe un peccato lasciare dove sono. Meno sgargianti, forse, rispetto alle tonalità supportate da nomi altisonanti e soldi a palate. O forse, così ci pare da quando “nella media” è diventato sinonimo di “brutto”. Solo che se Strayed Lights è brutto, allora io sono una giraffa; ma l’ultima volta che ho controllato, il mio collo era al suo solito, basso, posto.