Stromae, dal personale all’universale, da canzoni a hit mondiali

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Di Giorgia Lanciotti

Stromae, star internazionale della pop dance belga, al netto dei suoi 38 anni oggi e di tre dischi di successo mondiale, ha raggiunto la prima vetta della sua carriera. Se con Cheese (2009) aveva fatto irruzione in un’industria musicale anestetizzata come una ventata d’aria nuova, con i successivi Racine Carrée (2013) e Multitude (2022) ci ha dato le misure di un uomo dal talento enorme che diventa star mondiale.

Da Alors on dance a Formidable

stromae © avvenire

Alors on dance è contenuto in Cheese, il primo album di Stromae. Il brano, diventato tormentone nell’estate del 2010, adotta la danza come strategia per soffocare le difficoltà della vita. Già dal primo album, la cifra stilistica dell’artista belga originario del Ruanda era chiara: attingere dal proprio bagaglio di emozioni ed esperienze personali per raggiungere il pubblico mondiale.

In Tous les Memes l’artista prova a parlare delle differenze tra ragazzi e ragazze, tra uomini e donne. La canzone si basa su frasi stereotipate legate al genere, quelle che una coppia eterosessuale non può che urlarsi contro quando si trova a litigare.

Papaoutai, dove sei papa?, è contenuta nel secondo album, Racine Carrée, più introspettivo rispetto al precedente. Qui Stromae parla della sua infanzia, trascorsa con sua madre, i quattro fratelli, ma senza suo padre. In molte interviste ha dichiarato di averlo visto soltanto tre volte nella sua vita, prima che l’uomo morisse nel genocidio in Ruanda. Dello stesso album fa parte anche Formidable, una canzone disperata che parla della condizione di solitudine di un uomo ignorato dagli individui e dalla società. Il brano, ha dichiarato Stromae appena uscito l’album, è nato dall’incontro con un clochard.

Stromae, il ritorno dopo otto anni con Santé e L’Enfer

C’è l’influenza della cumbia e dell’elettronica in Santè, il primo singolo estratto dall’ultimo album di Stromae. La canzone è un brindisi in onore di tutti coloro che non vengono mai festeggiati o che non possono festeggiare. Allora l’invito è proprio questo: ad alzare i calici per loro. Multitude, da cui è estratto questo singolo, è un album arrivato molto dopo il precedente. Sono passati quasi più di otto anni in mezzo, un periodo lunghissimo per un artista che vive i ritmi di un’industria, quella musicale, che incalza a pubblicare album con cadenze regolare e serrate.

L’enfer racconta proprio di questo, di ciò che è accaduto a Stromae durante questo periodo, dell’inferno che ha vissuto. Il brano è uno straziante riconoscimento di pensieri suidici. Il ritornello della canzone lo esprime chiaramente:

A volte ho avuto pensieri suicidi e non ne vado orgoglioso.
A volte senti che sarebbe l’unico modo per metterli a tacere.
Tutti questi pensieri mi fanno passare l’inferno.

Mon Amour e Fils de joie: tra bugie e scomode verità

Mon amour, cantata insieme all’artista spagnola Camila Cabello, ha un testo rassicurante, come una carezza, ma che sa di bugia. Lui, dopo aver elencato il nome delle donne con cui ha tradito il suo amour, le garantisce che è però lei l’unica nel suo cuore. Ma c’è posto per tante e diverse tematiche nella discografia di Stromae: eclettica nelle sonorità così anche nei temi che affronta. Come, ad esempio, quello del rapporto tra un figlio e sua madre sex worker.

In Fils de joie Stromae canta prestando la voce a diverse figure con cui la donna si trovava ad interagire. Suo figlio controbatte prima ad un cliente di lei, poi al pappone e infine al poliziotto. Nel video Stromae è su un podio, durante il funerale della donna, che parla alla comunità raccolta nel lutto. All’inizio del videoclip la scritta chiarisce l’ambientazione: il paese in cui avviene questo rito è soltanto immaginario. Con Fils de joie Stromae umanizza le donne sex workers, che spesso vengono considerate lavoratrici di serie b e in altri casi non sono considerate affatto.

In perfetto e personalissimo equilibrio tra personale e universale, Stromae riesce a cantare tutti gli stati d’animo e le esperienze che ha vissuto e in cui, empaticamente, ci riconosciamo talvolta anche noi. Passa dalla leggerezza alla profondità anche senza abbandonare sonorità ballabili ,che servono in primis a lui per esorcizzare certi conflitti interiori e certi dolori, le ferite che ognuno prova a curarsi come può.

Giorgia Lanciotti

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