Studio del cloro antivirus: l’acqua sicura del progetto piscine 4.0

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Di Redazione Metropolitan

Il progetto “Piscine 4.0 – acqua sicura” nasce un anno fa, in seguito alla chiusura forzata degli impianti e alla successiva imposizione delle distanze di sicurezza in vasca. Fin da subito è emerso che le indicazioni di distanziamento indicate fossero state ipotizzate su basi ancora oggi poco comprensibili. Tali da non consentire una gestione economica delle attività. Utilizzando oltretutto criteri discriminanti per alcuni sport rispetto ad altri.

Progetto piscine sicure: cosa prevede

Il progetto prevede la definizione di standard innovativi e di uno specifico protocollo di fruizione degli impianti natatori da parte degli utenti. Basati su procedure di sanificazione e sistemi di rilevazione e controllo. Piscine 4.0 si pone l’ obiettivo di coniugare l’utilizzo sicuro degli impianti rispetto al contagio con una gestione economicamente sostenibile. I primi test già attuati su impianti pilota e gli studi effettuati nei mesi scorsi confermano che le piscine sono luoghi a basso rischio di contagio. L’altro aspetto fondamentale del progetto è quello della progettualità: ovvero traghettare l’impiantistica sportiva ad un nuovo standard in termini di efficienza e sicurezza.

Il controllo microclimatico tramite sensoristica in continuo, i nuovi materiali biocidi ed efficaci trattamenti di sanificazione, tutti uniti in standard innovativi di progettazione e gestiti tramite modelli organizzativi dinamici. Sono le armi che oggi la scienza e la ricerca mettono a disposizione e che è nostro dovere utilizzare.

Piscine sicure 4.0, importante per la pratica sportiva in tempi di pandemia

Fin dalla sua nomina il sottosegretario di Regione Lombardia, Antonio Rossi ha dimostrato interesse al progetto Piscine 4.0. Evidenziando la giusta sensibilità nell’affrontare un problema come quello della pratica sportiva sicura in tempi di pandemia. Molte associazioni di categoria hanno accolto favorevolmente il progetto così come alcuni sindaci di Comuni importanti. Che hanno dato piena disponibilità affinché i loro impianti sportivi possano diventare progetti pilota nell’implementazione dei nuovi standard.

Ecco come è nata l’idea del progetto

L’idea, nata dall’ingegnere Mario Foti , esperto di innovazione, si è man mano concretizzata grazie al coinvolgimento di attori di rilievo ed esperienza come l’ingegnere. Maurizio Masi, professore ordinario di chimica fisica applicata al Politecnico di Milano. Il comitato regionale lombardo della Fin rappresentato dal presidente Danilo Vucenovich. Angelo Gnerre, gestore di diversi centri natatori e infine la Biokosmes, azienda di sviluppo e fabbricazione dispositivi medici e prodotti cosmetici, che ha permesso di effettuare test sul campo con i suoi laboratori.

I primi test sono stati avviati grazie alla collaborazione dell’impianto di Erba che ha permesso di applicare i nuovi standard su una struttura già esistente. A breve il progetto verrà attuato anche su un impianto in costruzione per il quale verranno definiti nuovi standard di progettazione. L’utilizzo di materiali e soluzioni tecnologiche ed organizzative innovative affinché possa diventare un centro pilota da utilizzare per la raccolta dati e lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia.

Cloro e coronavirus, progetto acqua pulita 4.0

L’acqua clorata delle piscine potrebbe inattivare il nuovo coronavirus in soli 30 secondi. Lo rivela uno studio, non ancora sottoposto a revisione, condotto dagli scienziati dell’Imperial College di Londra. Che hanno verificato l’impatto delle diverse concentrazioni di cloro diluito in acqua sul Covid. In Inghilterra le piscine stanno per riaprire e il team sostiene che il rischio di trasmissione del virus attraverso l’acqua clorata è estremamente basso.

“Abbiamo eseguito questi esperimenti nei nostri laboratori ad alto contenimento a Londra”. Afferma Wendy Barclay, dell’Imperial College di Londra. “In questo modo siamo stati in grado di misurare l’infettività del virus e la sua capacità di attaccare le cellule”. La ricerca, commissionata da Swim England, l’ente governativo inglese per gli sport acquatici, e dalla scuola di nuoto Water Babies, è stata condotta mescolando campioni di Sars-cov-2 con acqua clorata. Stando ai risultati del gruppo di ricerca, la bassa infettività e la diluizione del virus suggeriscono che la possibilità di contrarre Covid-19 dalla piscina è trascurabile.

Cloro e coronavirus, ecco cosa dicono gli esperti

Gli esperti riportano, che una concentrazione di cloro di 1,5 milligrammi per litro e un indice di acidità compreso tra 7 e 7,2 possono ridurre l’infettività dell’agente patogeno di oltre mille volte in soli 30 secondi. Hanno poi utilizzato diverse concentrazioni di cloro e livelli di ph per valutare scenari differenti. Riscontrando che una concentrazione di cloro libero di 1,5 milligrammi per litro e un livello di ph di 7,0, come raccomandano le linee guida per il funzionamento delle piscine, sono sufficienti per rendere trascurabile la possibilità di contagio. “Questi risultati – commenta Jane Nickerson, amministratore delegato di Swim England – supportano l’ipotesi che le piscine siano ambienti sicuri se si adottano le misure appropriate.”

Paul Thompson, fondatore di Water Babies, dice: “Siamo entusiasti di questi risultati. Mentre ci prepariamo a ricominciare le lezioni e ad accogliere nuovamente bambini e clienti nelle piscine coperte del paese. Sappiamo che il nuoto ha molteplici benefici per la salute fisica e mentale sia per i bambini che per gli adulti di tutte le età.”

È una notizia fantastica per gli operatori, i membri e club che prendono parte alle attività sportive.I nuotatori e coloro che fanno affidamento sull’acqua per restare fisicamente attivi.

Alessia Scrima