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Settembre 20, 2024, venerdì

Suzume light novel Recensione: si può leggere un anime?

Suzume (Suzume no Tojimari) non è solo l’ultimo film action adventure  d’animazione giapponese scritto e diretto da Makoto Shinkai: capolavoro annunciato, stupendo ecc.. Come spesso accade anche da noi, non solo in oriente quindi, è infatti anche un romanzo. Per dirlo come farebbero nella terra natia dell’autore, una “light novel”. Una buona light novel, in realtà, ma non molto di più. 

Suzume light novel Recensione: ecco cosa ne pensiamo

Suzume racconta la storia di una ragazza di nome Suzume, che incontra un ragazzo, Souta. A sua insaputa, Souta è un “Tojishi” (Chiudiporta), un ruolo importantissimo le cui implicazioni sono inimmaginabili. La scoperta di un’apertura misteriosa tra dimensioni, spazio e tempo, che appare a Suzume come una porta bianca nel nulla, è solo l’inizio. Evidentemente, dopo l’ultimo lungometraggio Weathering with you (Tenki no ko) Shinkai deve averci preso gusto con il tema “disastri naturali”…

Se ho deciso di disambiguare da subito la differenza tra romanzo e light novel, è perché a differire non è solo un termine geolocalizzato, ma proprio l’approccio alla base della scrittura delle due produzioni. Come dicevo, non è inusuale trovare nelle librerie italiane i libri che raccontano successi internazionali del cinema, siano essi liberamente tratti dal film, o al contrario la loro fonte di ispirazione testuale.

Una “light novel”, di solito, in Giappone è quasi “un manga/anime scritto e descritto”. Sia se precede la messa in opera al cinema/in tv, che se ne è la conseguenza. Lo si nota dai dialoghi frequenti con scambi rapidissimi e, spesso, intersezione di più personaggi in una sequenza. Sono momenti quasi caotici se non si visualizza, appunto come se fosse in un manga o un anime, la scena in questione. Che infatti è quasi sempre tratteggiata con dovizia di particolari in ogni paragrafo, tanto che potrebbe fare da base per una scenografia. Quasi sempre (ma non in Suzume) ogni tot pagine o capitoli ci sono anche illustrazioni tratte dal film/manga trattato, sempre in ottica di fornire un contesto adeguato, più visivo, alla lettura.

Questo metodo di scrittura e racconto, però, deluderà chi si aspetta virtuosismi o un buon livello di autorialità, quindi particolarità e unicità, dello stile. Anche fosse presente nel testo originale, senza dubbio non manca mai del tutto, la traduzione non riesce a trasmetterlo con efficacia. Non che sia mal eseguita, o peggio sgrammaticata. L’impressione, però, è che a occuparsene non sia mai un team specializzato nella localizzazione e nell’adattamento. Bensì dei traduttori con meno esperienza nel passaggio organico da una cultura a un’altra. Magari volutamente, dato che il target delle light novel sono appunto lettori di manga che non sempre vogliono impegnarsi in letture faticose, o distanti dalle aspettative sui contenuti, che devono essere più nipponici possibile.

Traduzione o adattamento?

Il romanzo parte bene. Al lettore sono presentati i personaggi principali, mentre la trama “in divenire” è presentata nel primo terzo del romanzo, senza troppi elementi inutili e con descrizioni accurate di paesaggi e situazioni. L’autore tratteggia sempre la bellezza dell’atmosfera giapponese dal punto di vista di Suzume, che è narratrice in prima persona degli eventi. Ecco un’altra caratteristica tipica delle light novel. Il protagonista è centralissimo, e il lettore è costantemente  spronato a immedesimarsi da tempi verbali al singolare spesso al presente, come se gli eventi accadessero mentre li leggiamo. 

Il ritmo della narrazione è forse fin troppo rapido, ma è per far percepire da un capitolo all’altro, o tra sezioni di uno stesso passaggio, il genere prettamente action delle gesta narrate di Suzume e Souta. Verso l’ultimo terzo del romanzo la risoluzione è tratteggiata bene e in modo ordinato, il che è un bene, dato che ne succedono di ogni genere. Immancabile il percorso di crescita della protagonista, come da tradizione di Shinkai. Tra gli argomenti toccati c’è l’accettazione del destino e la ricerca di coerenza individuale, per avere la risolutezza di agire senza timore di sbagliare. Perché “La realtà è che è improbabile che le cose vadano come previsto.”.

In conclusione, Suzume light novel Recensione

Dunque “era meglio il film”? Direi di sì. Suzume è una lettura leggera, adatta ai ragazzi che apprezzano manga e anime, specialmente se avete apprezzato il film da cui il romanzo è tratto. La trama funziona benissimo, ma ci mancherebbe altro: è quella della nuova big hit di Makoto Shinkai. Come “romanzo” in italiano è appena passabile, ma nel panorama delle light novel è una delle migliori dell’editore. Di sicuro, come minimo è tradotta e adattata meglio, rispetto ai primi esperimenti operati da Jpop, nei quali non era assurdo trovare errori di battitura, refusi o addirittura strafalcioni grammaticali. La speranza è che, in futuro, si riesca a superare la semplice “traduzione” dei romanzi. Per proporre veri e propri “adattamenti”, un po’ più interessanti da leggere anche da un pubblico meno vicino al mondo di appartenenza dei racconti in essi contenuti. 

Lorenzo Mango

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