Un anno fa il trionfo di Wimbledon segnava la rinascita di Novak Djokovic, capace da quel momento di ripartire riconquistando la vetta del mondo in appena pochi mesi. Con l’inizio della nuova stagione ecco però una nuova crisi per Nole, bravo comunque a non mollare. Riuscirà il trionfo di ieri nei Championship a produrre lo stesso effetto di un anno fa rendendo quasi invincibile il serbo?

Ogni grande campione nel corso della carriera attraversa dei momenti di crisi durante i quali tutto viene messo in discussione ed ogni passo sembra compiersi nella direzione sbagliata. Un periodo buio piombato all’improvviso anche nell’universo di Novak Djokovic, il quale, nel 2018, è passato dall’inferno al paradiso in 365 giorni.

Una prima parte di stagione da incubo. Fuori agli Australian Open, Nole decide di operarsi al gomito per tornare al massimo e rivoluziona il suo presente licenziando le storiche guide Agassi e Stepanek.

Un rientro in primavera che, tranne qualche brutto stop, sembra essere in crescendo. Djokovic ritrova i suoi colpi ed inverte definitivamente la rotta a Wimbledon, dove scrive il suo nome nell’albo d’oro per la quarta volta riuscendo a voltare definitivamente pagina. Di lì in avanti il 2018 del serbo racconta risultati incredibili: Nole è quasi imbattile: vince, tra i vari tornei, gli U.S. Open chiudendo l’anno solare, dopo essere uscito dalla top 20 del mondo, da numero uno del ranking.

Gli highlights della finale vinta contro Juan Martin Del Potro- Credit: Youtube.com

La calma dopo la tempesta? No. Ad appena dodici mesi di distanza Novak non è ancora del tutto sereno e, nonostante qualche buon risultato, incontra di nuovo i fantasmi del 2018. Ogni problema ha però la sua soluzione e Nole , dopo il trionfo di ieri a Londra, spera che gli effetti benefici di Wimbledon si ripetano uguali identici ad un anno fa.

L’apparenza inganna

Un 2018 concluso alla grande non può che far presagire un 2019 ricco di soddisfazioni e trionfi.

Ed in effetti i primi sprazzi del nuovo anno vedono un Djokovic spumeggiante. Nel primo Slam dell’anno, gli Australian Open, il serbo non tradisce le aspettative e, dopo aver ceduto solamente due set nell’arco di tutto il torneo, fa suo per l’ottava volta il titolo liquidando in finale Nadal con un secco 6-3 6-2 6-3.

Novak Djokovic
“Sono senza parole, ringrazio il mio team e rivolgo un pensiero alla mia famiglia a cui dedico questo successo”.- Novak Djokovic (www.oasport.it)- Photo Credit: ©Corinne Dubreuil/FFT

Con il quindicesimo slam in bacheca il serbo decide di ritirarsi dai campi per circa un mesetto prima di ritornare per il grande appuntamento di Indian Wells. Proprio sul cemento californiano Nole però torna a vedere i fantasmi di un anno prima. Superato il primo turno, viene eliminato dal tedesco Kohlschreiber che lo annienta con un doppio 6-4. Le difficoltà si ripresentano a Miami, appena due settimane dopo, dove saluta il torneo agli ottavi di finale contro lo spagnolo Bautista Augut. Un doppio stop pesante ed indesiderato ricondotto dal numero uno del mondo forse ai fattori extracampo che lo avevano tormentato un anno prima:

“Può essere che troppe cose extra campo mi abbiano influenzato negativamente“.Novak Djokovic (www.ubitennis.com)

L’umore è tornato ai minimi storici e la paura di ricadere è forte. Lasciato il cemento americano, arriva la stagione della terra rossa, la superficie dove il tennista di Belgrado ha mosso i primi passi.

Home sweet home

Tornare in Europa e per di più sulla terra rossa sembra regalare un po’ di calore familiare a Djokovic.

Ad eccezione della prima uscita all’ ATP di Montecarlo dove viene sconfitto ai quarti di finale da Medvedev, la campagna sulla terra battuta porta sorrisi e certezze nella mente del serbo. Esempio eclatante è l’ATP di Madrid, il vero capolavoro fino ad oggi della stagione del numero uno al mondo. Sfodera un tennis a tratti perfetto con nessun set lasciato per strada. In semifinale dimostra una tenuta nervosa non indifferente superando Dominic Thiem all’esito di due tie break molto delicati. Nell’atto finale, invece, risolve in maniera agevole la questione Tsitsipas: 6-3 6-4 in appena un’ora e 32 minuti di gioco.

Le buone sensazioni ottenute in terra spagnola conducono Nole lungo il sentiero degli Internazionali d’Italia, evento tanto affascinante quanto pieno di insidie. Il serbo conferma il suo momento di forma positivo e, dopo aver vinto le battaglie argentine ai quarti ed in semifinale rispettivamente con Juan Martín del Potro e Diego Schwartzman, giunge in finale dove trova il “padrone di casa” Rafael Nadal che lo sconfigge dopo un match telecomandato dal maiorchino.

Pieno di certezze si presenta al Roland Garros, Slam dove ha trionfato per una sola volta. A Parigi dimostra di essere ai suoi livelli per gran parte del torneo mancando però l’appuntamento con l’atto conclusivo. In semifinale incontra Dominic Thiem fortemente intenzionato a vincere così da poter vendicare la sconfitta dello scorso anno patita da Rafael Nadal in finale. Nole dà tutto, ma non basta: dopo cinque set giocati punto a punto è costretto ad inchinarsi al giovane astro nascente austriaco.

E mentre il sogno parigino svanisce, in lontananza si intravedono i cancelli dell’ All England Club pronti ad aprirsi per accogliere il quattro volte vincitore di Wimbledon.

Novak Djokovic a Wimbledon: un campione che non muore mai

La stagione della terra rossa rappresenta il passaggio in purgatorio obbligatorio per approdare in paradiso. Questa la consapevolezza di Djokovic che si presenta ai Championships come l’uomo da battere.

Il serbo è cosciente dell’importanza dell’appuntamento. Bissare il successo del 2018 significherebbe eguagliare un mostro sacro come Bjorn Borg ed immagazzinare importanti energie nervose in vista di una seconda metà di stagione molto intensa.

Novak Djokovic
Con il successo contro Goffin Novak Djokovic ha conquistato la 36esima semifinale di uno slam- Photo Credit: www.sportnotizie24.com

Novak è sicuro dei suoi mezzi e nei primi turni, ad accezione di un passaggio a vuoto nella sfida contro Hubert, passeggia sull’erba londinese. In semifinale il tabellone gli oppone Bautista Agut, alla prima semifinale in uno slam. Un match gestito bene da Nole che soffre i colpi dello spagnolo nel secondo e terzo set, riuscendo comunque portato a chiudere senza troppi affanni.

In finale incontra il “padrone di casa” Roger Federer, uscito vittorioso in semifinale dall’ ennesimo confronto (la quarantesima per precisione) con Rafael Nadal. Ne esce una partita da guardare tutta d’un fiato entrando in empatia con i protagonisti. Un copione perfetto con i colpi di scena sempre dietro l’angolo. Djokovic prova a prendere il comando delle operazioni, ma Federer risponde colpo su colpo trascinando la sfida al quinto set, dove oramai sfinito è costretto ad arrendersi. Un titolo assegnato con tre set su cinque (compreso l’ultimo giunto a 12 giochi pari) conclusi al tie break, per un totale di 4 ore e 53 minuti di gioco. 7-6 1-6 7-6 4-6 13-12 il punteggio finale a favore del tennista di Belgrado.

Un match di altri tempi con punti infiniti, colpi ai limiti delle possibilità umane e recuperi da extraterrestri. Un mix esplosivo di ingredienti che permette di collocare tra i migliori match di sempre la finale 2019 di Wimbledon, la quale consacra Novak Djokovic come il numero uno del ranking e ribadisce ancora una volta qualora ce ne fosse bisogno l’enorme divario tra i magnifici 3 (Nole, Roger e Rafa) ed il resto del mondo.

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