Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Il 19 agosto del 480 a.C si verificava la battaglia delle Termopili dove 300 Spartani perirono eroicamente contro i Persiani. Al grande insegnamento di quella battaglia è dedicato il nostro racconto di oggi in cui non manca un riferimento all’attualità.
Leonida guardava fisso, in silenzio, l’orizzonte di fronte a lui. Negli occhi la paura e il coraggio di un’inevitabile morte che gli imponeva le leggi del suo popolo mentre brandiva la spada in attesa del fatale attacco persiano alle Termopili.
Leonida Ascolano ripensava a quella scelta fatta con i suoi colleghi di barricarsi in fabbrica 2 giorni prima e di fare lo sciopero della fame. Una scelta ai suoi occhi inizialmente coraggiosa contro i padroni della multinazionale in cui lavorava rei di voler chiudere la sua fabbrica ed andare all’estero dove il lavoro costava meno. L’ardore aveva poi inizialmente lasciato il posto alla paura pensando che la morte di soli 300 operai non avrebbe fatto cambiare idea a chi ne aveva a disposizione altri 20500. Anche se tra loro c’era un dirigente sequestrato con una vecchia pistola scarica perche reo di non aver fatto abbastanza per impedire il loro licenziamento
Termopili, la battaglia dei due Leonida
Leonida improvvisamente assetato domandò dell’acqua. Bevendo dalla sua coppa si ricordò dei brindisi fatti prima della partenza, di quando si urlava all’eroismo e alla gloria di Sparta. “Vi è veramente eroismo nella guerra? Il nostro sacrificio è valso a qualcosa o il mondo diventerà per sempre persiano ricordandoci come minuscoli insetti davanti al piede gigante del nemico?”, si domandava ora Leonida guardando i morti greci ammassati alle Termopili.
Guardava dinnanzi a se i suoi colleghi e il dirigente che cercava di farli ragionare. Leonida Ascolani afferrò il suo portafoglio per dare un’occhiata alla foto della figlia e della moglie che gelosamente custodiva. Si domandò cosa stessero pensando e se non lo ritenessero un criminale come lo avevano fatto apparire alcuni articoli di stampa sbirciati sul cellulare.
Leonida vide finalmente i Persiani avanzare mentre alcune gocce di sudore gli bagnavano la fronte. ”Qualsiasi cosa succeda dobbiamo tenerli qui il più al lungo possibile sire”, gli disse uno dei soldati al suo fianco mentre le frecce nemiche volavano sulle teste greche. Leonida in quell’istante si domandò se la sua regina accettasse la sua morte gloriosa o lo maledisse per averla abbandonata.
Il tempo passava e ancora nessun fatto concretto dalla multinazionale. Solo un poliziotto che da un altoparlante continuava a ripetere “Non rovinate così la vostra vita”. “La nostra vita è già rovinata perchè a 50 anni siamo rimasti senza un lavoro”, pensò tra se Leonida Ascolani mentre sentiva dalla finestra molte voci che segnalavano la presenza di microfoni di molti emittenti.
Il bene più grande
Leonida stava quasi per mollare tutto e tornare nelle retroguardie per poi abbandonare il campo di battaglia. Dentro di lui pensava di non avere il coraggio di morire come i suoi uomini, di non vedere più sua moglie. Rimpiangneva anche di non essere un semplice contadino che avrebbe potuto permettersi il lusso di guardare la guerra d lontano. Si voltò improvvisamente indietro abbassando la spada quando un messo trafelato gli portò un messaggio della sua regina. “Io ti amo e so che dovremmo separarci per sempre. Non volgere il tuo sguardo verso di me perchè se torni indietro e i Persiani passano ora, molti mariti non rivedranno le loro mogli e molti figli non rivedranno i loro padri”. Questo c’era scritto nelle poche righe che gli furono consegnate. Questo era inciso per sempre nella mente di Leonida mentre ritornò per l’ultima volta verso il muro delle Termopili.
Leonida Ascolani era sul punto di mollare tutto e di andarsene rassegnandosi ad una vita da disoccupato dopo vent’anni di onorato lavoro in una catena di montaggio. Poi improvvisamente il silenzio intorno a lui fu spezzato da un voce che non poteva non riconoscere. “Non ti arrendere”, gli disse la moglie poco dopo, “Diranno che sei un criminale ma no aver paura perchè smetteranno di accusarti quando capiranno che stai lottando per il bene più grande come la vita”. “Un criminale con una vecchia scacciacani scarica”, rise Leonida Ascolani qualche secondo dopo ricordandosi della vecchia arma con cui il suo collega aveva sequestrato il dirigente.
Epilogo
Leonida guardò un ultima volta il cielo mentre i suoi soldati trascinavano via il suo corpo trafitto dalle spade persiane. Prima di chiudere gli occhi si rese conto che questa sarebbe stata ricordata molto di più di una semplice battaglia perchè ciò che aveva difeso valeva più di un semplice pezzo di terra.
Mentre veniva portato via su un’ambulanza dalla polizia Leondida Ascolani ascoltò per caso un giornalista dire al telegiornale: “Sono cadute le Termopili”. Si ricordò curiosamente che quel nome lo aveva già sentito e che si trattava di un’antica battaglia. Oggi, pensò sull’ambulanza, non era morto nessuno perchè il mondo moderno non aveva più bisogno di sangue e gesta come nell’antichità. Di certò però la gente avrebbe ricordato qualcosa di ancora attuale come la lotta contro soldi e potere per difendere la dignità umana.
Stefano Delle Cave