The Day After Tomorrow e la rivoluzione climatica

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Di Maria Paola Pizzonia

Come sono inseriti i grandi temi di politica e ambientalismo nel film di stasera su Italia 1: The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo.

Nel caso siate appassionati di scenari apocalittici, questa sera c’è pane per i vostri denti. In prima serata vi consiglio di vedere il miglior film di Roland Emmerich, più maturo anche di Independence Day. Sto parlando di The Day After Tomorrow – L’alba del Giorno Dopo. E questo perché su un tema scientifico, Emmerich costruisce un disaster movie dal gusto fantascientifico e con forti tematiche legate politica.

Non si esagera a ipotizzare che la pellicola, nonostante la forte componente di azione (che è forse la prima cosa che salta all’occhio), è anche e soprattutto una sorta di capostipite di un nuovo genere di cui potrebbe definirsi prototipo. Sto parlando del blockbuster politicamente impegnato (riprendendo la definizione di “cinefilos”: blockbuster di denuncia) come può essere stato anche un film come Io, Robot sul tema Tecnologia\Umanità. Comunque, in questo film si evince dal sottotesto della trama un’aspra critica di stampo ambientalista e – appunto – politico. L’affascinante paradosso sta nel fatto che l’atto d’accusa contro la politica poco ambientalista degli USA viene proprio da un regista che – seppur non americano – aveva ottenuto consensi puntando proprio sull’esaltazione di molti aspetti dell’americanità. Basti vedere come cambia la bilancia morale tra questo prodotto e Indipendence Day.

The Day After Tomorrow, il film:

Stasera, se vorrete, potrete guardare un film dal ritmo dinamico e carico d’azione, ma non solo. Troverete anche una denuncia della mancata ratificazione del protocollo di Kyoto da parte degli Stati Uniti e la conseguente esposizione di quello che potrebbe accadere un giorno in un futuro non troppo distante.  
La trama si articola, brevemente, attorno al fenomeno (conosciuto ai più) di riscaldamento globale. Il clima della terra cambia in modo estremo e repentino provocando una brusca caduta della temperatura con una serie di cataclismi naturali annessi – celebre la scena dell’enorme onda anomala.

Una scena del film – Fonte: Google

Il Cataclisma naturale:

A causa quindi di questi allarmanti avvenimenti atmosferici, il paleoclimatologo americano (e protagonista) Jack Hall ipotizza, con il suo collega scozzese Rapson, l’avvento di una nuova glaciazione. Il loro timori saranno infatti confermati e questi scopriranno che sta per prepararsi una tempesta di ordine Planetario. La catastrofe globale si conferma essere una minaccia concreta e, quando investirà il pianeta, questo piomberà in una nuova Era Glaciale. Mentre, invano, lo scienziato cerca di avvertire la Casa Bianca dell’imminente disastro, Hall deve riuscire anche a raggiungere la città di New York. Il tutto per salvare suo figlio che si trova nella biblioteca pubblica di Manhattan.
Vediamo nel dettaglio alcune dinamiche di denuncia politica a partire da questa sinossi.

La classe politica in The Day After Tomorrow:

All’inizio del film vediamo ritratto un vicepresidente immaginario che è quasi un sosia del vicepresidente reale Cheney. Il Vice, presentato proprio inTexas, evoca questioni finanziarie per giustificare la sua instancabile opposizione all’allarme dello scienziato protagonista. Scatta quindi il meccanismo del sospetto politico, vietando agli scienziati della Nasa di rilasciare interviste in proposito.
Emmerich non smentì mai che il personaggio del vice-presidente interpretato da Kenneth Welsh fosse ispirato a Dick Cheney. Non smentì neanche che fosse da intendersi come una critica al cambio di politica nei confronti dei temi ecologici dell’amministrazione Bush. Comunque, il parallelismo con l’ipocrisia e la censura USA è palpabile.

Le Torri Gemelle:

Il titolo del mio articolo riprende quello del libro di Alessandro Portelli, America, dopo (Donzelli 2002) sull’attentato dell’11 settembre 2001, un evento evocato da moltissimi recensori. In risposta alle accuse di cinismo e cattivo gusto per l’inclusione delle scene di una devastata New York a meno di tre anni dagli attacchi dell’11 settembre 2001, Emmerich disse che era necessario mostrare, anche in pellicola, l’unità delle persone nei confronti di un disastro dopo l’esperienza degli attacchi terroristici alle Twin Towers.
La verità è che ci immergiamo (come autori tanto quanto che come spettatori) in certi spettacoli per poter esorcizzare le nostre paure. Sentiamo il bisogno di scacciare il timore di qualcosa che potrebbe accadere ma non è ancora avvenuto. In quest’ottica apotropaica, non è difficile immaginare come prima dell’11 settembre avremmo sogghignato se ci avessero fatto vedere l’incredibile crollo delle Torri gemelle. L’alba del giorno dopo vuole farci pensare alla paura dopo e non prima averla provata. Tuttavia, probabilmente l’intento è molto simile: ridimensionare l’isteria di un fenomeno per poterlo analizzare effettivamente.

Il Cambiamento Climatico:

Non è difficile capire come una buona parte della critica che vediamo emergere riguardi la questione climatica. In questo film Roland Emmerich ci disegna uno scenario spaventoso anche grazie ai godibilissimi effetti speciali, decisamente sorprendenti nella loro forza distruttiva; spettacolarità che già abbiamo visto in Indipendence Day e che fanno effettivamente la differenza al livello di impatto nell’andamento della trama.


Ma tornando alla trama: vediamo il protagonista, climatologo di fama internazionale alle prese con una previsione inquietante: la fine dell’umanità così come la conosciamo per colpa dell’effetto serra. Il luminare (interpretato da Dennis Quaid) prevede anche un conseguente innalzamento della temperatura, lo scioglimento dei poli e l’irreversibile alterazione delle correnti oceaniche fino ad arrivare alla creazione involontaria di una ‘Super Tempesta Globale‘ in grado di riportare il nord del pianeta all’era delle glaciazioni.

Rovesciamento degli stereotipi di potere:

Ma L’alba del giorno dopo – The Day After Tomorrow è anche un film sui cosiddetti reversals of fortune: ovvero i cambiamenti improvvisi che portano le civiltà al loro tracollo. In seguito cercheremo di analizzare quali matrici culturali (religiose soprattutto) ci sono alla base di questo concetto di “colpa” per una civilizzazione sfrenata, che viene poi pagata con conseguenze devastanti e rovesciamenti di ruoli di potere. In questo senso che va presa l’immagine dei cittadini americani in fuga verso il Messico. Ma non solo: il tutto con un vicepresidente degli Stati Uniti che parla alla nazione da un campo base in un paese considerato sprezzantemente fino a poche ore prima “del terzo mondo“.
Il film sembra quindi voler “punire” una serie di caratteristiche tipiche dell’americanità, il tutto dopo una pellicola accusata dell’esatto opposto (lo sciovinismo di Indipendence Day) e contornato di mirabolanti esplosioni e palazzi che cadono a pezzi.

La “colpa” della Civiltà:

Siamo quindi davanti all’evidenza quando parliamo della critica politica dietro questo film, che però non risulta minimanente pesante allo spettatore e scorre liscio e avvincente come ogni altro disaster movie che si rispetti. Anzi, è un ottimo prodotto del suo genere e l’analisi politica gli dona soltanto punti in più. Vediamo infatti nel concetto di Civiltà Occidentale punita per gli eccessi del suo Imperialismo Capitalista. Il tutto emerge in maniera equilibrata dalle scene del film, senza pretese di erudire uno spettatore che potrebbe tranquillamente godersi l’azione e, se volesse, ignorare qualsiasi sottotesto.

The Day After Tomorrow e la Religione:

Vediamo infine come la colpa sia un concetto di matrice giudaico-cristiana (in questo senso possiamo anche ipotizzare un rimando all‘Arca di Noè) e la Catastrofe si presenta come la punizione di un peccato, di un’infrazione commessi. L’uomo quindi è obbligato a pagare per una colpa talmente grande da non poter essere cancellata con una normale espiazione.
In un tale scenario si muove il nostro protagonista che, come un novello Profeta biblico o una Cassandra vessata dalla maledizione, esprime il suo monito sulle condizioni del nostro pianeta poche scene dopo l’inizio del film. Ovviamente non viene preso sul serio – riconfermando la tesi dei Vangeli che Nemo Propheta in Patria, ovvero Nessuno è Profeta nella (propria) Patria.

The day after Tomorrow
Fonte: Google

The Day After Tomorrow, un film da non perdere:

Il film, quindi, può essere visto in due modi.
Potrete godervi semplicemente la forza visiva di una pellicola che sa il fatto suo in quanto ad effetti visivi e gusto per l’apocalittico. Oppure, potrete far caso ai messaggi che – senza annoiare l’occhio di un possibile spettatore – aprono ad una serie di spunti di riflessione sulla civiltà umana, la scienza, la vita e la morte.
Si tratta in definitiva di film sulla civiltà e sul senso ultimo del concetto di umanità. Sugli uomini come uomini prima ancora della razza, della condizione sociale e – soprattutto – della latitudine. Scienza e fantascienza si amalgamano alla perfezione in questo film dove gli effetti speciali sono al servizio della narrazione e non viceversa.

Da non dimenticare anche la storia del figlio del protagonista, intrappolato in una New York surgelata, all’interno di una Biblioteca. In un momento di collasso della civiltà la salvezza è portata – in un certo senso – dai libri, in un rimando dal forte valore metaforico.

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