The DioField Chronicle, recensione: il GDR Tattico fatto su misura per i novizi 

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Di Angelo Roberto Di Mauro

Square Enix, si sa, lancia sul mercato da sempre nuove chicche, sia per giocatori già amanti del genere, sia per chi vuole approcciarsi per la prima volta. Dopo saghe come Triangle Strategy e Octopath Traveler, è il turno di The DioField Chronicle, un RTS (Real-Time Strategy) ambientato in una realtà di chiara ispirazione medievale, con una storia piena di lore…ma passiamo alla recensione, no? Ve ne parlo qui sotto!

The Diofield Chronicle,recensione: uno sviluppo da un team di veterani

The DioField Chronicle è sviluppato in gran parte da Lancarse, un team giapponese già conosciuto per titoli come El Shaddai: ASCENSION OF THE METATRON, WiZmans World senza dimenticare uno dei più importanti: Shin Megami Tensei: Strange Journey, per chi se lo ricorda. Insomma, non stiamo parlando di uno studio di nicchia, ne di un team novizio. Sanno il loro da farsi e lo dimostrano con questo nuovo titolo, uscito lo scorso 20 settembre su tutte le piattaforme.

The DioField Chronicle, recensione: ricerca il tuo onore nell’isola di DioField

Situata a nord-ovest del continente di Rowetale, per lungo tempo l’isola ha osservato in disparte l’evoluzione del violento conflitto che vede contrapposti l’inarrestabile Impero Schoevia e l’Alleanza di Rowetale, e che purtroppo ha scosso tutte le nazioni della terraferma, ma qualcosa sta per cambiare. In seguito all’accordo stretto tra l’Alleanza e la vicina Repubblica Vherman, la guerra è giunta a un punto morto, giacché tanto le forze alleate quanto l’Impero Schoevia si sono ritrovate a corto di giada, ossia la preziosa risorsa che alimenta la cosiddetta “Magia Moderna” e dunque indispensabile per poter schiacciare in via definitiva il nemico. L’isola di DioField è colma di questo minerale, quindi il compito di Andrias e dei suoi compagni sarà quello di difendere la nazione insulare dalle armate invasori e che punteranno a questi minerali.

 Nel mezzo dei disordini, un’armata di soldati assalta la residenza Lester e provoca la morte del giovane Levantia Shaytham, quarto principe in linea di successione al trono, accendendo nei suoi più fedeli servitori e amici di infanzia un intenso desiderio di vendetta.


Blue Foxes, questo il nome dell’organizzazione di mercenari di cui Andrias Rhondarson e Fredret Lester, insieme all’amica Izelair Wigan, fanno parte. Essi saranno i protagonisti della nostra storia che ci porterà davanti a impicci politici, mostri e banditi. Incaricati dal morente principino di proteggere il futuro della nazione insulare, formano dapprima una banda di mercenari, per poi arruolarsi nella milizia privata del duca William Hende, un nobile che in una brevissima finestra temporale ha ottenuto tantissima fama e prestigio. 

Insomma, questo è solo l’inizio, il resto ve lo farò scoprire a voi! Non vi dico tutto in questa recensione

Strategia e intuizione sono le basi di questo gameplay…

…un po’ old school. L’impostazione della componente ludica è il vero fulcro e ben sviluppato: tra un solido gameplay e un sistema di progressione molto ricco, assicurerà più di qualche soddisfazione al giocatore. Avremo a disposizione più di 10 personaggi giocabili, suddivisi in 4 categorie che vanno dai soldati ai maghi, dai tiratori scelti ai cavalieri. Non vi preoccupate, analizziamo tutto volta per volta. 

  • Soldier: Il tank del gruppo, difende gli alleati e fanno uso della loro abilità Shield Wall per attirare a sé i nemici in modo che gli altri personaggi possano avere più libertà di movimento.
  • Cavalier: Enorme mobilità che sfruttano per confondere e caricare il nemico. I Cavalier si assicurano di rallentare l’avanzata il più possibile, per dare vantaggio agli alleati.
  • Sharpshooter: Attaccano dalla distanza utilizzando archi, fucili o balestre, e ognuno con le sue caratteristiche: i primi sono adatti a rallentare e storidere i nemici, i secondi hanno raffiche più veloci e danni aumentati in base al numero dei nemici e la loro distanza.
  • Magicker: tendenti al supporto, possono utilizzare attacchi ad area per danneggiare i nemici, ma sono più utilizzati per curare gli alleati. L’abilità Convalescent Circle, ad esempio, genera un’area dove i compagni recuperano i PV entro un certo lasso di tempo.

Un sistema di crescita correlato all’equipaggiamento

The DioField Chronicle presenta un sistema di Skill Tree molto accattivante, con una progressione per ogni personaggio e una diretta correlazione fra equipaggiamenti e abilità utilizzabili che rendono la sperimentazione di varie build un piacere, più che una necessità. Ogni personaggio dovrà utilizzare degli AP(Ability Points) necessari per sbloccare e migliorare manualmente i talenti passivi: ogni personaggio può infatti acquisire una decina di abilità passive che, a seconda della classe e dell’individuo, conferiscono boost permanenti ai parametri base, donano resistenze particolari, incrementano l’efficacia degli oggetti curativi, e così via.

Durante i combattimenti potremo scegliere un massimo di 4 personaggi per missione , accompagnati da 4 companion che non scenderanno in campo, ma ci forniranno dei bonus attivi di supporto, abilità aggiuntive e che, a sua volta, otterranno dei punti esperienza. Questo rende interessante sperimentare le varie combinazioni possibili, poiché il “panchinaro” un po’ di esperienza la guadagna, in modo da garantire un equilibrio che non lasci nessuno under livellato. Da un punto di vista strategico è un titolo che si può fare tanto. 

Peccato che la fase di personalizzazione dell’equipaggiamento sia limitata solamente a 4 slot, lasciando a noi la scelta se far indossare a un personaggio un elmo, dei gambali o un’armatura che ci fornirà più o meno difesa.

La difficoltà di gioco non è bassissima, anzi. Inizialmente sembra essere tosto, ma andando avanti e potenziando a dovere i vari personaggi, diventa abbastanza gestibile come gioco. È comunque sconsigliabilissimo evitare le quest secondarie o abusare dell’aumento della velocità nei combattimenti per finire prima: questo vi farà cadere i personaggi in un batter d’occhio se non studiate a dovere la tattica su come attaccare. Questo vi impedirà di godervi il gioco a pieno e ve lo farà droppare subito se non siete pazienti.

The DioField Chronicle, recensione: il sistema di combattimento RTTB

Real Time Tactical Battle. Un sistema già visto in passato con titoli come Imperivm, Total War, Age of Empires e tutti quei gestionali in cui decidi le tattiche di attacco. 

L’unica differenza è che nei giochi sopracitati, avrete armate gigantesche di soldati; qui invece dovrete gestire 4 mercenari ognuno con abilità e classi diverse.

Il sistema di combattimento è abbastanza intuitivo: muovete un soldato o tutta l’unità nella posizione che ritenete migliore, studiate bene la tattica e usate le retrovie per un attacco più efficace (dove possibile, ovvio). Avrete dei bonus in base agli attacchi: ad esempio se attaccherete alle spalle un nemico, infliggerete un bonus Ambush che provocherà più danni. 

Se doveste morire, o volete affrontare un checkpoint di battaglia in maniera diversa, potete utilizzare il battle-log per tornare all’inizio della fase di battaglia o alle fasi precedenti per una gestione migliore delle risorse.

Abilità speciali coreografici

Ogni personaggio e classe ha delle abilità caratteristiche peculiari e in base all’equipaggiamento, alla posizione, alle situazioni, vi sarà più utile un’abilità che un’altra. Se siete con un gruppo di nemici deboli, userete l’abilità del tiratore scelto per provocare una pioggia di frecce, se invece avete un bestione che vi sta per caricare, potete usare lo Stun Shot per stordire e interrompere il suo attacco. 

Una volta ottenute alcune delle migliori abilità il gioco trasforma le missioni in piacevoli coreografie di guerra. La possibilità di usare all’istante le abilità più devastanti mettendo in pausa il gioco e di combinare le classi per aggiungere capacità comunemente assenti a un personaggio danno grandi soddisfazioni, e in generale Square e i Lancarse sono riusciti a congegnare campi di battaglia sufficientemente complessi da offrire un discreto livello di sfida anche a giocatori discretamente navigati… almeno finché non si raggiungono le battute finali.

Inoltre, seppur solo verso il finale del gioco, una volta raggiunto il massimo livello del proprio campo base vengono sbloccati accessori e abilità devastanti, che rompono comunque con facilità il sistema e rendono indecente la gestione delle risorse dei personaggi. Un peccato, perché da quando accade in poi l’unica motivazione che porta a continuare è la storia.

LIBERATE IL BAHAMUT!!!…Ma non troppo

I nemici dropperanno delle sfere di giada, delle sfere azzurre che riempiranno la TP Gauge. Questa barra serve a utilizzare un Magilumic Orb per evocare degli attacchi con delle belve mistiche, fin troppo utili e fin troppo spesso utilizzabili. Le Magilumic Orb sono anch’esse migliorabili: dopo aver sbloccato il Centro di ricerca, avremo bisogno di molto oro e un po’ di giada per migliorare le evocazioni.

Ogni evocazione avrà il proprio “albero” di miglioramenti. Bahamut e Fenrir sono le migliori proposte di evocazione: il primo lancerà un attacco esplosivo ad area che vaporizzerà i nemici, l’altro invece farà del danno ad area congelando i nemici attorno a se. Le costose cure fornite da Goldhorn possono essere coperte dai maghi. Inoltre, le abilità offensive di Bahamut e Fenrir possono aiutarti a completare le missioni a tempo.

La lore e le cinematic danno l’impressione di vedere un film

Una certa ricercatezza la troviamo anche nel comparto tecnico, dato che The DioField Chronicle persino in questo campo tenta di distinguersi dalla massa. Il mondo di gioco è un mix di fantasy e tecnologie avanzate che prende chiaramente a piene mani da molteplici altri JRPG, ma l’estetica del titolo colpisce più del solito per via dell’apparente volontà degli sviluppatori di dare alla grafica un aspetto vicino alla computer grafica. La grafica infatti ricorda per certi versi i titoli di fine anni 2000, con delle ombre e luci più dettagliate.

The DioField Chronicle vanta ben tre modalità grafiche: una in Full HD e finalizzata a offrire un elevato frame rate, e due in 4K, che rispettivamente privilegiano la qualità dell’immagine e le performance.

Provando tutte e tre le configurazioni mi sono reso conto che, quantomeno su PS5, non ci sono stati gravi cali di frame rate, ma solo in qualche perdonabile tentennamento nelle sequenze più concitate e caotiche.

Per quanto riguarda il sonoro, le musiche epiche sono ormai un biglietto da visita per i titoli Square Enix, immergendoti sempre nelle atmosfere di battaglia con melodie composte da Ramin Djawadi e Brandon Campbell, premiato connubio che dopo aver incantato il mondo intero con le suggestive melodie de Il Trono di Spade ha realizzato a questo giro un accompagnamento musicale pregevole e ispirato. Il doppiaggio è disponibile sia in Inglese che in Giapponese. Niente da fare per una localizzazione in Italiano che purtroppo stringe il campo di comprensione della lingua anglofona; termini abbastanza insueti, addirittura dell’inglese più calcato vengono utilizzati e rendono la totale comprensione dei testi più difficle a chiunque non abbia ancora una certa padronanza dell’inglese.

The DioField Chronicle, recensione: In Conclusione

Pur non riuscendo a esprimere in toto il suo potenziale, per via di sistemi di progressione troppo tecnici e gestione delle classi forse eccessivamente limitati, The DioField Chronicle ha saputo catturare grazie al suo riuscito gameplay e alla cura riposta nella narrativa. Si tratta di un titolo più breve rispetto alla media del genere, ma Square e i Lancarse ce l’hanno messa tutta per dar vita a qualcosa di memorabile. Certo, resta un po’ di amarezza per ciò che sarebbe potuto essere con qualche accortezza aggiuntiva (e magari qualche risorsa in più alle spalle), tuttavia anche così non possiamo che consigliarlo agli appassionati di strategia.

THE DIOFIELD CHRONICLE| TESTATO SU PS5 

  • Lore molto interessante, piena di intrighi e colpi di scena
  • Estetica dei personaggi e dei paesaggi magnifica
  • Combattimenti sempre più coreografici
  • Ti porta a concentrarti molto sulle strategie
  • Mancanza della localizzazione italiana rende il gioco limitato per chi non comprende la lingua
  • La difficoltà diventa assente una volta saliti al massimo livello
  • Progressione e sistema delle classi un po’ limitati

Voto: 7.5

Angelo Roberto Di Mauro

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