
Quello che colpisce in The Last of Us è la semplicità con cui Craig Mazin e Neil Druckmann riescano a rendere dolci i momenti estremi. E questa puntata ne è la prova perfetta. Vi è l’amore tra due fratelli. La paura di perdersi e il rischiare tutto per il bene dell’altro. Vi è l’ingenuità di un bambino che è nato in un mondo infetto e la sua forza nell’affrontare il dolore. Ed è tutto reso a schermo magnificamente.
The Last of Us: saper condensare

In questo quinto episodio di The Last of Us entriamo in un territorio quasi sacro per i videogiocatori: la side story di Sam ed Henry e il loro rapporto con i nostri Joel ed Ellie. Sono leggermente diversi da quelli che abbiamo conosciuto nel gioco: il piccolo Sam è sordo e i due scappano dalla vendetta di Kathleen per una Kansas ormai in mano ai rivoluzionari. E il loro cambiamento è quanto mai perfetto, perché permette allo spettatore di empatizzare velocemente con i due e gli dona nuova vita per il giocatore che già li conosce.
L’abilità di Mazin e Druckmann, in questa puntata, sta nel saper condensare. Riescono, in poco meno di un’ora di screen time, a raccontarci: la storia di Sam ed Henry, il riferimento apprezzatissimo ad Ish e Danny e tutta quella profonda ed inedita parte narrativa sui ribelli di Kansas City e di Kathleen. Materiale che avrebbe riempito stagioni di altre serie tv ma che qui viene condensata perfettamente in appena una singola puntata. Il tutto si apre, come di consueto, con un flashback che permette di scoprire le carte di quello che sarà il fulcro dell’episodio. Si torna poi subito nell’azione con delle poche pause ma fondamentali e scritte perfettamente che danno profondità, legano e creano una struttura intorno ai personaggi.
La sequenza del cecchino, che era incredibile all’interno del gioco, viene perfettamente trasposta. È carica di tensione e di paura che esplodono con l’arrivo dell’armata di Kathleen. Ed infine, non si possono spendere due parole su quella magnifica orda di infetti che ci permettono, finalmente, di vedere un bloater in azione. Encomio speciale nei confronti del reparto effetti speciali che in periodo storico in cui i VFX la fanno da padrone, decidono di utilizzare un enorme costume prostetico. E la resa a schermo è incredibile.
La dolcezza di un abbraccio
In questo marasma di azione è incredibile come i due sceneggiatori riescano a portare avanti e chiudere quelle trame orizzontali aperte nello scorso episodio: Kathleen, nel momento di dover prendere una scelta tentenna. E sarà proprio quel tentennamento a sancire la sua condanna. The last of Us non smette mai, neanche nel medium televisivo, di ricordaci quanto la vendetta sia un sentimento vuoto e fine a se stesso. E che proprio come il fungo si alimenta, cerca nuovi corpi da infettare e l’unico modo per liberarcene è quello di avere la forza di rompere la catena.
Dopo questo vortice di azione e trame orizzontali con cui poteva benissimo concludersi la puntata, con un colpo di coda Mazin e Druckmann basano l’ultimo atto di nuova su quella dolcezza. L’abbraccio tra Ellie e Sam è candido e amorevole. Quasi da sorella maggiore. Il messaggio di Sam sulla sua lavagnetta è, invece, quanto di più spietato si possa porre in un controfinale di puntata, a ricordarci quanto è fragile l’animo umano, soprattutto quello di un bambino.
Alessandro Libianchi
Seguici su Google News