Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Dopo gli speciali natalizi ripartiamo con il nostro viaggio andando in Francia. In questa puntata vogliamo parlarvi di arte e società attraverso un film svedese che ha saputo guadagnarsi la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Abbiamo dedicato questa puntata a “The Square” di Ruben Östlund.

The Square, l’arte e la crisi della società contemporanea

Il direttore di una mostra d’arte lancia una nuova installazione chiamata “The Square” . Un opera d’arte che vuole proporre l’altruismo in uno spazio dove possono accadere solo eventi positivi. È questo il fulcro del film di Östlund che ci offre uno sguardo impietoso sul mondo dell’arte e sulla società. Una visione dura rispecchiata appieno dalla crisi esistenziale del protagonista scatenata da una reazione dura ad un furto subito che non rispecchia affatto i buoni valori trasmessi dalla nuova opera d’arte del suo museo.

“The Square” appare subito una satira ironica e cruda al mondo ipocrita della borghesia qui rispecchiato dai meccanismi chiusi del mondo dell’arte. Una critica che rispecchia anche attraverso risvolti propriamente comici la crisi della società contemporanea. Una società schiava della cultura dell’immagine, dello scandalo e dei social qui fotografata in maniera spietata.

Il trailer di The Square, fonte Teodora Film

L’intellettualismo snob e la provocazione

Con il suo acume, le sua gag memorabili e al tempo stesso la sua durezza “The Square” ha conquistato la Palma d’oro al festival di Cannes nel 2017 è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 2018. La pellicola di Östlund ha in ogni caso diviso gli spettatori e la critica tra grandi apprezzamenti è controversie. Non è certamente un film confortevole perchè da un lato fa ridere ma dall’altra fa riflettere e quasi inquieta il pubblico.

Parte della critica ha parlando anche di un’intellettualismo troppo snob. Alcuni momenti della pellicola sono sembrati troppo incoerenti specie quando, a dire dei detrattori, Östlund avrebbe cercato d’insistere sulla vecchia satira alla borghesia di stampo bonueliano. Ecco perchè alcuni critici avrebbero preferito che quell’anno la Palma d’oro fosse assegnata o al dramma familiare russoLoveless oppure ad una pellicola più sociale come “120 battiti al minuto” su l’Aids.

Stefano Delle Cave