Al Teatro Euclide, dall’11 al 15 marzo, la compagnia diretta da Tommaso De Portu porta in scena Aulularia o La commedia della pentola
Una compagnia romana di giovani attori, nove in tutto, tra i 21 e i 23 anni, che MMI segue fin dagli esordi, quella di Thiaso Teatro, vicina al debutto del nuovo spettacolo diretto da Tommaso De Portu, Aulularia o La commedia della pentola, opera latina di Plauto rimasta incompiuta.
Da mercoledì 11 a a domenica 15 marzo al Teatro Euclide, Thiaso prosegue così un’attività di recitazione e produzione che nel giro di soli 3 anni ha portato in scena diversi generi, spaziando dalla distopia di Orwell alla commedia, dal musical al monologo.
Ne parliamo con Tommaso De Portu, 22 anni, regista e cofondatore della compagnia insieme al coetaneo Federico Occhipinti, che alla prima edizione del festival Teatramm’ di Roma ha ottenuto la nomination tra i migliori attori protagonisti.
Come mai questo passaggio dall’opera drammatica di George Orwell alla leggerezza di Plauto e anche questo sbalzo temporale?
“La voglia di spaziare tra generi diversi, senz’altro, di affrontare esperienze nuove, sia come regista che come autore. In estate abbiamo portato sul palco del Teatro Spazio, Satana, ispirato al monologo di G. Vecchi, in concorso al CortiTeatro.
In settembre, invece, è stata la volta di 1984 al Teatro Marconi, che dal mese di novembre 2019 è entrato a far parte anche del cartellone invernale del Teatro Euclide. Adesso però avevo voglia di cambiare genere e la scelta è caduta su un testo classico come quello di Plauto.
Come accade spesso con le opere degli autori greci e latini, anche Aulularia si presta a diverse chiavi di lettura, più vicine alla contemporaneità. A maggio, poi, porto in scena un testo che ho scritto insieme a Edoardo Spada, C’era una volta Alice, sempre all’Euclide”.
Spettacoli così diversi implicano approcci diversi come regista?
“Sì, diciamo che con Aulularia ho cercato di lasciare agli attori maggiore libertà nell’interpretazione dei personaggi. Credo sia importante che l’attore possa far emergere aspetti inediti che sono sempre un valore aggiunto. In 1984, invece, avevo un’idea molto più definita di come doveva essere lo spettacolo, quindi forse ho guidato di più gli interpreti”.
Ci sono new entry nella compagnia?
“Sì, sono entrati Rose Marie Gatta, Cristiano Arsì ed Emanuele Imperioli. ci sono anche loro, adesso, a formare la compagnia insieme a Flaminia Gai, Federico Occhipinti, Gabriele Raho, Matteo Vecchi e la graphic designer Michela Angelucci.
Tutti attori professionisti provenienti dalle Accademie e, proprio per questo, abituati ad interpretare autori classici”.
La partecipazione a festival e manifestazioni pensi possa condizionare anche la tua produzione teatrale?
“Noi non ci appoggiamo ad alcuna produzione esterna e questo da un lato ci permette una maggiore libertà di espressione, dall’altro ci limita economicamente. Siamo favorevoli a partecipare a festival e concorsi, perché ci aiuta a promuoverci, ma non la sento come una necessità.
Alcune modalità di fruizione dello spettacolo, come ad esempio la formula short, in cui tutto si concentra in soli 15 minuti di esibizione, può andar bene, ma deve essere funzionale all’opera.
Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare i gusti della direzione artistica dell’Euclide a cui è piaciuto 1984 e abbiamo potuto contare su una certa continuità nel far conoscere al pubblico il nostro lavoro.
Non è poco, considerando che siamo una compagnia nata da poco (nel 2017, ndr) e che il teatro in italia non va benissimo”.
C’è qualche Paese in cui ti piacerebbe portare Thiaso? Tu sei stato diverso tempo in Inghilterra…
“Sì, in Inghilterra ho vissuto per un periodo e mi piace molto l’attenzione e la serietà degli inglesi nell’approccio al teatro, non sarebbe male vedere da vicino come si realizza una produzione teatrale”.
Anna Cavallo