Thomas Alva Edison, nato a Milan, Ohio, l’11 febbraio del 1847 è, molto semplicemente, l’archetipo dello scienziato moderno. Lo scienziato come lo si percepisce negli anni dell’infanzia, l’inventore di nuove meraviglie. Precoce, geniale e inarrestabile, sempre un passo avanti, se non cento, al resto della comunità scientifica.

Anche e soprattutto perché sarà il primo a intuire che con la riproduzione di massa delle proprie invenzioni sarebbe stato in grado di cambiare ed evolvere in prima persona l’intera civiltà. A 10 anni, alla scuola statale di Port Huron, Michigan, è uno studente svogliato e disattento. E’ brillante ben oltre la media, ma la trivialità degli studi lo annoia a morte. La madre decide quindi di ritirarlo dalla scuola pubblica e di occuparsi personalmente della sua istruzione.

Tomas Edison: gli anni della formazione

Un anno dopo ha già costruito un piccolo laboratorio di chimica nella cantina di casa e si sbizzarrisce con piccolo esperimenti. A 12 anni trova il suo primo impiego. Le locomotive della Grand Truck Railroad coprono la tratta da Port Huron a Detroit, e Thomas riesce ad ottenere il ruolo di venditore di giornali a bordo. Ma durerà poco. Un lavoretto da poco non è ciò che fa per lui. Crea in uno scompartimento un’estensione del proprio laboratorio chimico per tenersi impiegato nei tempi morti, e inizia ad approfondire le proprie conoscenze sulle tecniche di stampa. Divorato da un’inestinguibile curiosità, nel giro di pochi anni diventa apprendista telegrafista presso la stazione ferroviaria di Michigan Central, un ruolo sempre più centrale nel crescente mondo del trasporto su rotaia.

La parziale sordità ereditaria che lo affligge non limita la sua efficienza e, anzi, nel gennaio del 1869 mette personalmente a punto un’evoluzione dello strumento, prima permettendo al telegrafo di gestire due messaggi per volta e poi sviluppando una stampante in grado di trasformare i segnali in lettere. Quest’ultima innovazione lo convince a trasferirsi a New York, dove con il socio Frank Pope si butta a capofitto nella produzione con la Edison Universal Stock Printer. La feroce concorrenza con la Western Union, società leader nel settore telegrafico, lo spinge ad alzare ulteriormente l’asticella, approfondendo gli studi di chimica e della sua interazione con l’energia elettrica e creando un’apposita struttura di ricerca a Menlo Park, nel New Jersey. Thomas Alva Edison ha appena 23 anni.

Tomas Alva Edison : il parco della meraviglie di Menlo Park

I laboratori lavorano senza pausa e nel giro di pochi anni mettono a punto due nuove invenzioni. Il mimeografo, sorta di ciclostile capace di abbattere i costi di produzione e la penna elettrica, una penna con all’interno un ago in grado di creare stencil per la riproduzione di documenti. Gli eccessivi costi in termini di energia non permisero alla penna elettrica di avere successo commerciale, ma curiosamente sarà la base per quelle che diventeranno le future macchinette per tatuaggi. I laboratori di Menlo Park non sono solo il punto di partenza per nuove invenzioni con cui invadere il mercato. Sono anche il luogo di studio privato dove Edison sperimenta, approfondisce le proprie curiosità. Un tempio del pensiero laterale, un porto di mare pronto ad accogliere qualsiasi nuovo stimolo.

Ed è esattamente questa la dinamica che nel 1877 lo porterà all’invenzione del fonografo. Partendo dalle sue realizzazioni relative ai telegrafi, si rende conto di come, girando ad una certa frequenza, il disco su cui la puntina trasforma in segni grafici i segnali morse ricevuti dal telegrafo produce suoni simili a quelli della voce umana. Eureka. Quasi vent’anni prima gli studi dell’inventore francese Léon Scott avevano reso possibile la riproduzione grafica della voce umana tramite la sua incisione su specifici fogli di carta. Una nuova soluzione utile all’archiviazione, ma Edison ovviamente guarda oltre. Lui quei suoni incisi vuole riuscire a riprodurli.

Il fonografo

Nell’estate del 1887 iniziano gli esperimenti presso i laboratori di Menlo Park. Edison ricopre di carta stagnola un cilindro di ottone sorretto da un asse. Di fianco al cilindro rotante, un braccetto sorregge una puntina a contatto con la carta. La puntina è collegata ad una membrana vibrante. Sollecitando la membrana, la puntina lascia un solco di profondità variabile sulla carta stagnola applicata al cilindro rotante. Il passaggio successivo sarà quello di riprodurre il processo all’inverso, collegando una seconda membrana alla puntina mentre questa ripassa sui solchi precedentemente incisi. Lo scetticismo è grande, anche tra i colleghi presenti all’esperimento. L’inventore stimola la membrana canticchiando una filastrocca molto popolare all’epoca: “Mary had a little lamb, whose fleece was white as snow. And everwyhere that Mary went, the lamb was sure to go”. La puntina incide la stagnola e, davanti allo stupore di tutti, una volta collegata alla seconda membrana riproduce il suono registrato. Una riproduzione pessima, ma indiscutibile.

E’ il 6 dicembre 1877 e “Mary had a little lamb” è la prima frase registrata e riprodotta nella storia. Poco dopo Edison presenta la propria invenzione alla comunità scientifica e al pubblico. Non mancano le critiche. Uno scienziato francese accusa Edison di essere banalmente ricorso ad un bravo ventriloquo nelle sue dimostrazioni pratiche, ma il successo è totale. Uno scienziato parigino, Charles Cross, contesta la paternità del nuovo strumento, dopo aver presentato richiesta di brevetto di un macchinario analogo in patria. Ma il 19 febbraio 1878 Edison ottiene il brevetto e l’esclusiva per lo sfruttamento economico del fonografo.

L’evoluzione del fonografo

La nuova invenzione stimolerà nuove ricerche, che porteranno a metà del decennio successivo l’inventore tedesco Emile Berliner ad utilizzare un disco al posto del cilindro di ottone originario. La battaglia commerciale che ne deriva portera il grammofono, questo il nome dell’invenzione di Berliner, in cima alla lista dei desideri di chiunque se lo possa permettere, soprattutto per la praticità di riproduzione commerciale di semplici dischi rispetto ai cilindri di ottone Thomas Alva Edison continuerà a lavorare sull’evoluzione del suo fonografo contemporaneamente alla sua vulcanica sete di scoperte. Sete che nello stesso periodo lo porta a studiare l’interazione di un sottile filamento di tugsteno capace di diventare incandescente al passaggio della corrente elettrica…

Andrea Avvenengo

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